Di Maio condivide la stessa ideologia
dei terroristi che hanno ucciso Massimo
D’Antona e Marco Biagi
Ma quale terrorismo finanziario…
Terrorismo
è quello che ha ucciso i professori Massimo D’Antona e Marco Biagi, consulenti del
Ministero del Lavoro, favorevoli a una
riforma delle pensioni e del mercato del lavoro in grado di modernizzare e rilanciare l’economia italiana. Finiti invece
bocconi, sotto casa, sul marciapiede, in un lago di sangue, massacrati in nome della stessa orba ideologia anticapitalista,
oggi difesa, con lo stesso linguaggio dei terroristi rossi, dal Movimento Cinque Stelle. Che, questo è bene dirlo, nel corso degli anni non ha mai avuto una parola di solidarietà per i due giuslavoristi. Anzi, con il placet di Beppe Grillo, i pentastellati hanno cupamente partecipato al linciaggio politico di Elsa Fornero. Al riguardo si leggano le riflessioni di Piero Ichino sul "Foglio" (1).
Ebbene, ieri, senza
provare alcuna vergogna, Luigi Di Maio, ha accusato
di terrorismo finanziario i mass media. Che, invece, come loro diritto, fanno opposizione, usando le parole e non le mitragliette.
Questo
per ristabilire la verità dei fatti.
Quanto
alla strategia illiberale dei pentastellati verso la stampa non compiacente, siamo davanti a un fenomeno che ha radici nel
Dna ideologico di un movimento a sfondo totalitario. Si
prenda ad esempio la definizione che Emilio Gentile dà del
fascismo come movimento totalitario. Lo storico ne individua le radici nell’ idea di un processo
di rigenerazione morale, che, secondo i fascisti, avrebbe visto il popolo italiano
come protagonista storico del suo stesso rinnovamento politico (2). E sappiamo tutti come finì.
Insomma, il populismo, quale
idealizzazione del popolo, fu una delle componente totalitarie del fascismo, che, cosa da non dimenticare mai, aveva radici socialiste, di sinistra.
Quando
Di Maio parla di governo del popolo,
manovra del popolo, definendo se stesso
e i suoi ministri commissari del popolo, attribuisce al concetto di popolo la
stessa carica totalitaria ascrittagli dal fascismo. Siamo dinanzi a una sineddoche totalitaria (la parte per il
tutto), dai pesantissimi risvolti politici. A cominciare dai giornali, che, non potendo sottrarsi a una "missione storica", devono inevitabilmente allinearsi alla "volontà del popolo".
Purtroppo, non
siamo davanti, come invece scriveva ieri
Ricolfi sul “Messaggero” (3), a una “differenza di grado” con i precedenti i
governi, ma di “specie”: nel caso
totalitaria. Il rischio è enorme.
Tra
l’altro, sempre sullo stesso quotidiano, si riferiva la seguente dichiarazione di Salvini, rilasciata nel corso di una
manifestazione leghista a Latina (null’altro
che un travaso di simpatizzanti e voti neofascisti, già transitati per Forza Italia): “Questo Paese tornerà a
essere una potenza mondiale e i francesi e i tedeschi torneranno a guardarci
con rispetto e ammirazione da lontano come è giusto che sia” (4).
In
pratica, lo stesso linguaggio ostile di
un Mussolini. Ciò significa che al populismo totalitario pentastellato rischia di associarsi il nazionalismo leghista a sfondo
razzista. Una miscela esplosiva per il destino delle nostre libertà.
Altro
che terrorismo finanziario dei mass media… Che tra l’altro, come abbiamo scritto altrove,
finora si sono mostrati piuttosto condiscendenti nei riguardi del governo giallo-verde.
I
veri aspiranti terroristi sono al governo. Le stelle rischiano di non essere cinque, ma solo una, a cinque punte. Questa è la verità.
Carlo Gambescia
(1) P. Ichino, Il Ministro senza memoria. Gli assassini dimenticati da Di Maio, "Il Foglio", 26 settembre 2018.
(2)
E. Gentile, Fascismo. Storia e interpretazioni,
Laterza, Roma-Bari 2018, pp. 235-264.
(3)
L. Ricolfi, Conti pubblici senza svolte e
continuità con il passato, “Il Messaggero”,
30 settembre 2018.
(4) M. Ajello, L’operazione Carroccio per vincere al
Centro-Sud ‘L’italia tornerà grande’, “Il Messaggero”, 30 settembre 2018.