lunedì 1 ottobre 2018

Di Maio condivide la stessa ideologia dei  terroristi che hanno ucciso Massimo D’Antona e Marco Biagi
 Ma quale terrorismo finanziario…


Terrorismo è quello che ha ucciso i professori  Massimo  D’Antona e Marco Biagi, consulenti del Ministero del Lavoro,  favorevoli  a una riforma delle pensioni e del mercato del lavoro  in grado di modernizzare e  rilanciare l’economia italiana.  Finiti invece bocconi, sotto casa,  sul  marciapiede, in un lago di sangue,  massacrati  in nome della stessa orba  ideologia anticapitalista, oggi difesa, con lo stesso linguaggio dei terroristi rossi, dal Movimento Cinque Stelle.  Che, questo è bene dirlo,  nel corso degli anni  non ha mai avuto una parola di solidarietà per i due giuslavoristi. Anzi, con il placet di Beppe Grillo, i pentastellati  hanno cupamente  partecipato al linciaggio politico di Elsa Fornero.  Al riguardo si leggano le riflessioni di Piero Ichino sul "Foglio" (1).  
Ebbene, ieri,  senza provare alcuna vergogna,  Luigi Di Maio,  ha  accusato   di terrorismo finanziario i mass  media. Che, invece,  come loro diritto,  fanno opposizione,  usando le parole e non le  mitragliette.
Questo per ristabilire la verità dei fatti.   
Quanto alla strategia illiberale dei pentastellati verso la stampa  non compiacente,  siamo  davanti a un fenomeno che ha radici nel Dna ideologico di un movimento a sfondo totalitario. Si prenda ad esempio la definizione  che  Emilio Gentile dà del fascismo come movimento  totalitario. Lo storico  ne individua le radici  nell’ idea  di un  processo di   rigenerazione  morale, che, secondo i fascisti, avrebbe visto il popolo italiano come protagonista storico  del suo stesso rinnovamento politico (2). E sappiamo tutti come finì. 
Insomma,  il populismo, quale idealizzazione del popolo,  fu  una  delle  componente totalitarie del fascismo,  che, cosa da non dimenticare mai,  aveva radici socialiste, di sinistra. 
Quando Di Maio  parla di governo del popolo, manovra del popolo,  definendo se stesso e i suoi ministri commissari del popolo, attribuisce al concetto di popolo la stessa carica totalitaria ascrittagli dal  fascismo.  Siamo dinanzi a una sineddoche totalitaria (la parte per il tutto),  dai pesantissimi risvolti politici. A cominciare dai giornali, che,  non potendo sottrarsi a una "missione storica", devono inevitabilmente allinearsi alla "volontà del popolo".  
Purtroppo, non siamo davanti, come invece  scriveva ieri Ricolfi sul “Messaggero” (3),   a una “differenza di grado” con i precedenti i governi, ma di  “specie”: nel caso totalitaria. Il rischio è enorme.
Tra l’altro, sempre sullo stesso quotidiano, si riferiva la seguente dichiarazione di  Salvini, rilasciata nel corso di una manifestazione leghista a Latina  (null’altro che un travaso di simpatizzanti e voti  neofascisti, già transitati per Forza Italia):  “Questo Paese tornerà a essere una potenza mondiale e i francesi e i tedeschi torneranno a guardarci con rispetto e ammirazione da lontano come è giusto che sia” (4).
In pratica,  lo stesso linguaggio ostile di un Mussolini. Ciò significa che al populismo totalitario  pentastellato  rischia  di associarsi   il nazionalismo leghista  a sfondo razzista. Una miscela esplosiva per il destino delle nostre libertà.
Altro che terrorismo finanziario dei mass media…  Che tra l’altro, come abbiamo scritto altrove, finora si sono mostrati  piuttosto condiscendenti  nei riguardi del governo giallo-verde.
I veri aspiranti terroristi sono al governo. Le stelle rischiano di non essere cinque, ma solo una,  a cinque punte.  Questa è la verità.  
Carlo Gambescia 


(1) P. Ichino,  Il Ministro senza memoria. Gli assassini dimenticati da Di Maio,  "Il  Foglio",  26 settembre  2018.
(2) E. Gentile, Fascismo. Storia e interpretazioni, Laterza, Roma-Bari  2018, pp. 235-264.
(3) L. Ricolfi, Conti pubblici senza svolte e continuità con il passato, “Il Messaggero”,  30 settembre 2018.
(4) M. Ajello, L’operazione Carroccio per vincere al Centro-Sud ‘L’italia tornerà grande’, “Il Messaggero”, 30 settembre 2018.