sabato 13 ottobre 2018

Controstoria d’Italia
Forza mercati, fate il vostro dovere!



1. Fuori lo straniero?
Diciamo la  verità,  i moderati, magari quelli  con studi, equilibrio  politico,  senso storico e sociologico (sembra il mio autoritratto),  si augurano che i mercati demoliscano il peggiore governo Repubblica dal 1946 ad oggi a colpi di spread.  Il che, naturalmente, rischia di   apparire servile, agli occhi  dei  nazionalisti, pardon sovranisti. Perché, dal punto di vista, “del prima gli italiani" chiamare  lo “straniero” in aiuto,   per liberare l’Italia,  suona blasfemo.  Anche se in realtà, come è noto,   i mercati sono consustanziali alla  vita  economica  moderna  di stati e nazioni,  pertanto non sono del tutto estranei, anzi. 
Che dire? Narrazioni. In realtà.  nella sua lunga  e complicata  storia, l’Italia moderna, si è trovata più volte, costretta a rivolgersi “allo straniero”. Gli storici, a cominciare dalla “calata in Italia” di Carlo VIII, “invitato” da Ludovico Sforza,  hanno però  sempre dato spiegazioni, in chiave  più o meno profonda,  sulla base  degli eventi politici e in particolare degli equilibri internazionali dai quali l’Italia, prima espressione geografica, poi unitaria, inevitabilmente dipendeva. 
Tutte le varie egemonie  ( e lotte per l'egemonia)  europee e poi mondiali,  che si sono  succedute da Carlo VIII  a Hitler,  hanno visto l’Italia, prima divisa poi unita,   a rimorchio di un alleato più forte. E questo con buona pace dei nazionalisti e dei fascisti,  finiti,  da par loro,  a fare i  servitori di Hitler.

2. Forze centrifughe e centripete
Il punto qual è? Che l’Italia, non ha  mai avuto le risorse economiche e politiche per farcela da sola. In particolare le risorse politiche, rinviano,  a quelle enormi divisioni interne, prima  in staterelli, dopo in partiti e fazioni, tutti più o meno equivalenti.   I quali,   prigionieri di una vista cortissima, tutti insieme, imponevano alleanze esterne in funzione di infinitesimali equilibri interni. Lo stesso universalismo della Chiesa, munito, dal punto di vista istituzionale, di inevitabili e  robusti appetiti terreni, addirittura regionali,  non ha giovato. Di qui, ripetiamo, il periodico ricorso allo straniero.
Dicevamo prima di Hitler. L ’Italia però, nel Dopoguerra, non potendo non schierarsi,   si schierò  con gli Usa,  integrandosi nel mondo occidentale. E non fu male, perché altrimenti, dopo il tracollo del nazionalismo fascista, non potendo tornare indietro, rischiava di finire sotto le grandi  zampe dell'Orso Sovietico.  Piaccia o meno,  lo straniero purtroppo è nel  nostro destino. Per farla breve, siamo piccoli e rissosi, di qui il ricorso a potenze  straniere.
Sarebbe interessante scrivere una storia d’Italia, grosso modo dalla fine del Quattrocento, quando intorno a noi cominciano a formarsi gli stati -  quelle grandi monarchie, che poi si tramuteranno in stati nazionali -  puntando sull’idea del mai spento conflitto tra forze centrifughe.  Altrove, sociologicamente parlando - il punto è importante -   il conflitto era ed è  tra forze centripete e centrifughe. In Italia, invece prevalgono tuttora le forze centrifughe. 

3. Europa, Europa, Europa…
Esiste però un’ eccezione (poi spiegheremo perché): l’unificazione europea. Che sul piano sociologico e storico,  rimanda al meccanismo di nascita  degli stati nazionali.  Basterebbe perciò immaginarla (semplificando) come un “superstato” (ovviamente anche con gli inconvenienti del caso…).  L’Italia, proprio perché divisa e rissosa  - stiamo semplificando - riuscì a unificarsi (il suo piccolo “superstato”),  solo nell’Ottocento, dopo essere passata da un dominatore straniero all’altro, visto a seconda della fazioni interno come un alleato o un nemico.  
Il processo di unificazione europea  può essere imperfetto, ma esiste, in punto di fatto,  una moneta unica e uno schema di alleanza politica. E poi - ecco l’eccezione - è un processo pacifico, si basa sul contratto non sulla spada  (il comando economico  è una cosa quello polemico e polemologico, un’altra, ben più pericolosa).  Sotto questo aspetto, l’unificazione dell’Italia sotto il Piemonte sta all’unificazione dell’Europa sotto Germania e Francia. Può piacere o meno,  ma è un passo in avanti, in un modo geopoliticamente diviso in blocchi.  E quell’unificazione fu militare... La nostra, invece è pacifica. Mai dimenticarlo. 

4. Scegliere lo “straniero giusto”
Il problema perciò, se vogliamo tenere in considerazione, il periodico e inevitabile  ricorso allo straniero è scegliere lo straniero giusto.  Ben vengano  i mercati,  se riescono a  far cadere a colpi di spread  un governo che rappresenta le peggiore tradizione centripeta italiana. Ben vengano i mercati,   se possono aiutare l’ Italia a restare nella moneta unica, come parte fondamentale di un processo di unificazione europea. E colpiscano duro.
Un’ultima cosa, la lingua madre di Cavour era il francese, i  Piemontesi di Vittorio Emanuele II  erano visti, nel resto dell’Italia,  come i Nuovi Galli.  Eppure "fecero l'Italia". Napoleone III, politicamente parlando, fu determinante per la riunificazione: le forze centripete vinsero  grazie ai francesi.
Senza la riunificazione,  oggi l’Italia sarebbe un coacervo di Repubbliche di San Marino. Senza l’Europa,  si rischia di  tornare ad essere, domani,  nel mondo di blocchi, un' espressione geografica.
Forza mercati,  fate il vostro dovere!  Liberateci dal nemico interno. 
Carlo Gambescia