Belpietro ha ragione: non ci resta che sperare nello spread
Discorsi ai sordi
Oggi
sulla “Verità”, giornaletto di estrema
destra, diretto da un post-liberale fascistizzato,
pardon populistizzato, Maurizio Belpietro ( che però la mitica seconda ondata potrebbe togliere di mezzo, come
nel 1925-1926), si legge che al povero Renzi, non resta che tifare per lo spread. Così nell'editoriale del fascio-direttore.
Indirettamente,
si consiglia di fare la stessa cosa, liquidandoli però come anti-italiani (in perfetto stile fascista), ai moderati residuali: quei liberali e riformisti, che non
condividono il governo giallo-verde, sponsorizzato dall'Antemarcia Belpietro.
Il
senso dell’invito a farsi da parte, che non è del tutto infondato dal punto di vista di chi veda la partita in tribuna d'onore, suggerisce però un'altra domanda: perché coloro, quei pochi in curva, che non tifano per l’ estremismo pentaleghista sono
costretti ad augurarsi che il governo cada a colpi di spread ? La
risposta è semplice, politicamente semplice. Perché gli spazi di opposizione politica, a cominciare dal Parlamento, si vanno drasticamente riducendo.
La
riprova? Con una maggioranza claudicante, il governo giallo-verde non avrebbe
mai partorito una mostruosa legge finanziaria con la miccia anti-europea accesa. Si comporta così, perché sa di non poter essere contrastato in Parlamento
e si prepara ad andare avanti come un cingolato. Le chiacchiere sulle divisioni interne, eccetera, eccetera, sono puro folclore di quel serraglio del
giornalismo politico italiano che non ha ancora compreso che la differenza fra
questo governo e tutti i governi precedenti e
di specie non di grado. Cosa che invece
Belpietro ha capito benissimo, altrimenti non prenderebbe a calci Renzi e gli italiani che la pensano
diversamente da Salvini e Di Maio: italiani, che, evidentemente, al momento contano, politicamente poco o punto.
I tempi purtroppo sono cambiati. Ecco il brutale senso dell’editoriale di Belpietro. Solo “Repubblica”
e “Stampa” non lo hanno ancora capito. Oggi schierano
le truppe cammellate del costituzionalismo dei rettori, per criticate la sciagurata uscita
di Grillo sui poteri del Presidente della Repubblica. Ingenui. Non c’è bisogno di cambiare i poteri del
Presidente della Repubblica, come ha
chiesto ieri, davanti ai suoi adoranti seguaci, Beppe Grillo, ma più semplicemente, al prossimo giro elettorale, con i voti a
disposizione, che non saranno pochi,basterà mettere un'altra controfigura come
Conte al Quirinale. Et voilà.
Altro
esempio. Ieri sera, seguendo Fazio, abbiamo provato una grande pena per il
sindaco di Riace. Sicuramente una brava persona, come lo erano Allende, Blum, Dubček, Kerenskij, ma destinato come ogni
socialista umanitario, ad essere schiacciato
dalle famigerate forze della reazione, rosse o nere che siano, si
chiamino Pinochet, Pétain, Bil'ak, Lenin.
Ieri sera, dagli
schermi della prima rete, si affacciava una specie di piccolo panda, dagli occhi sbaciucchioni, destinato però al triste ruolo del profeta disarmato, in un’Italia dove la maggioranza del "popolo" crede ormai di poter vivere in modo
autarchico. E senza lavorare o lavorando
poco. Come sembrano provare anche i
risultati delle elezioni nel già operoso trentino.
Non è quella del sindaco sbaciucchione la strada
maestra. Nobilissima per carità, come ogni
socialismo umanitario, ma invisa agli
italiani, che sembrano mostrare la stessa passività giocosa del 1938. Già con una piede nella fossa bellica, si cantava: "Oggi è una magnifica giornata"... Gli italiani, aspiravano, come oggi, "a vivere", perché "la vita è bella", eccetera, eccetera. Sappiamo tutti, come finì...
Come
non è quella - di strada - del giocare
al populismo al cubo, con chi - anche
secondo Steve Bannon, che se ne intende - lo ha reinventato, il populismo, trasformando l’Italia - è sempre Bannon a sproloquiare - in un “laboratorio politico”. Che tristezza. Per la seconda
volta, in due secoli, si parla
di esperimento politico italiano. Il primo rinvia
al fascismo. Non dimentichiamo che
Hitler considerò fino agli ultimi giorni, rinchiuso nel bunker, Mussolini come
suo maestro.
Cari
lettori, il clima è questo. Fazio e Lucano parlano ai sordi. Renzi e Berlusconi, sperano di farsi capire
usando il linguaggio dei segni. E Belpietro, con il biglietto vincente della
lotteria democratica in tasca, li sberleffa. Allora
che fare? E’ vero: non ci resta che
sperare nello spread. E nell'UE. Orgogliosamente però. Su la testa!
E dopo? Se il governo dovesse cadere? Una pena al giorno, please.
E dopo? Se il governo dovesse cadere? Una pena al giorno, please.
Carlo Gambescia