Riflessioni
Difesa o dittatura giuridica…
1.Una
disciplina del senso morale
Gaetano
Mosca (nella foto), grandissimo scienziato politico, nonché liberale molto preoccupato
degli esiti dittatoriali delle democrazie, quando e se pericolosamente maggioritarie, coniò un termine: “difesa giudica”.
Mosca, con questo termine, individua i meccanismi sociali che regolano la società: quel che Mosca chiama “disciplina del senso
morale”, che consente alla grande
maggioranza degli individui, o delle “coscienze mediocri” portate a obbedire,
a identificarsi per utilità e mimesi con l’ordine politico e sociale.
La
regola è: “Obbedisco perché mi conviene moralmente, e poi così fanno tutti”. Piaccia
o meno, ma le radici sociali (minime) dell’obbedienza sono queste. E sono di
tipo conformistico. Dopo di che, nei più illuminati, storicamente sempre pochi,
seguono l’adesione per scelta, per
persuasione, per convincimento, che comunque, ripetiamo non riguarda le
maggioranze, che obbediscono per mimesi,
e interesse alla mimesi morale.
2.
La calamita dell’interesse individuale
Se si mette in discussione, non tanto il principio di utilità individuale, quanto il rapporto tra utilità individuale e ordine sociale, viene meno la disciplina del senso morale, così come tradotta dal concetto di formula politica.
Gli
individui perseguono i propri interessi, sicché il bene comune viene sempre
dopo non prima. Non esiste un bene
comune precostituito, se non come
rispetto, da parte delle minoranze che governano della difesa giuridica, nel
senso di garantire che la disciplina del senso morale funzioni, faccia,
insomma, il suo corso.
Quanto
più si scollega la difesa giuridica dalla disciplina del senso morale, imponendo
una qualsivoglia idea di bene comune ex ante - che non sia dunque quella di lasciar
fare ai meccanismi naturali del
controllo sociale attraverso l’interessato
conformismo mimetico - tanto più si
indebolisce la difesa giuridica di un società, che è tale, perché si
fonda su istituzioni legali, che
garantiscono questo meccanismo disciplinare.
L'interesse individuale è la vera calamita dell'ordine sociale.
3.La
dittatura giuridica
La
differenza tra la difesa giuridica e la dittatura giuridica, termine che qui
introduciamo, andando oltre Mosca, è
nello stravolgimento ad opera
dello stato, o dei poter pubblici, dei meccanismi naturali di controllo sociale,
mediante l’imposizione dall’alto di un’idea astratta di bene comune, ex ante,
per l’appunto, come dicevamo. Si chiama anche costruttivismo politico.
Per
uscire dalla teoria pura: il liberalismo
(ad esempio, con la costruzione dello stato di diritto) è una delle migliori espressioni del meccanismo
della difesa giuridica, invece democraticismo, nazionalismo, socialismo, sono
espressione della dittatura giuridica. Infine fascismo, nazismo e
comunismo, si muovono sul piano del
totalitarismo giuridico.
Il
liberalismo prende atto che la stragrande maggioranza degli individui si muove
per interesse, e interesse alla mimesi, di qui la necessità di lasciar fare ai meccanismi morali naturali: la regolazione, comunque sia, viene dopo non prima, ex post, insomma. Invece, le altre dottrine politiche vogliono imporre dall’alto un' idea morale, ex ante, turbando
gli equilibri naturali del controllo sociale.
4.
Conclusioni
La difesa giuridica tende a razionalizzare il conformismo sociale? Impedendo così il cambiamento? No. In realtà,
lasciar fare ai meccanismi naturali, non impedisce che minoranze creative,
possano entrare il rotta di collisione con il pensiero dominante, che è altra
cosa dal concetto di formula politica. Il vero punto della questione è quanto paghi, in termine di
interessi individuali, la trasgressione, o innovazione sociale, e come possa trasformarsi in fattore di emulazione collettiva.
Qui dovremmo aprire un altro capitolo: quello
della comunicazione sociale della trasgressione, che a sua volta, di rimbalzo, si fonda sul
comportamento mimetico. Altrimenti, come potrebbe diffondersi? Constatazione di fatto che ci riporta però all’interesse individuale alla
mimesi.
Come
si può capire, l’interesse individuale
finisce per essere la roccia sulla quale si fonda ogni società, nonché la base stessa del concetto di formula giuridica. Il vero cemento sociale.
Non
se ne esce, se non imponendo un’idea
dall’alto di bene comune. Ex ante. Che finisce, inevitabilmente, per rivolgersi all’interesse
individuale. Per schiacciarlo però.
“Proletari di tutto il mondo unitevi”, scrivevano Marx ed Engels,
sostenendo implicitamente, che era interesse di ogni proletario unirsi a un
altro proletario…
Sappiamo tutti come è finita.
Carlo Gambescia