Giano Accame e i populisti
L’ospite sgradito
Lo
storico Giuseppe Parlato nel suo libro sulla secessione di Democrazia Nazionale sottolinea quel che si potrebbe chiamare il “tema dell’irrilevanza” (*). La
tesi è la seguente: Democrazia Nazionale? A destra, nel mondo neofascista (e postfascista), non se n' è parlato né se ne parla,
perché la si giudica frutto velenoso di un imperdonabile tradimento, opera di un pugno di scismatici e reietti non degni di appartenere alla comunità dei fedeli. A sinistra, il disinteresse, da sempre, verso tutto ciò che
non fosse terrorismo neofascista, pistole, bombe e mitra, non ha mai consentito, in termini di vero e proprio interdetto storiografico, di ricondurre nell'alveo della storia della Repubblica la storia del Movimento Sociale. Figurarsi perciò quella di un micropartito, scomparso quasi subito.
Nota
Parlato: “ Chi scrive ha avuto da alcuni personaggi d’area ex missina il
consiglio di non occuparsi di questa vicenda;
e non già perché costoro volessero occultare qualcosa o temessero
l’emergere di verità scomode e imbarazzanti. Da parte loro vi era invece un
ammirevole candore nel sottolineare come uno studioso non dovesse perdere tempo
ad occuparsi di questa vicenda perché tutto quello che c’era da dire era stato
detto e bastava il giudizio morale per chiudere il discorso e non parlarne più”
(p. 17).
Parlato prova che il vero movente non fu l’ormai leggendario oro
democristiano, ma un serio e complesso processo di mutazione politica, e probabilmente -
riteniamo - anche
antropologico-culturale, che coinvolse non pochi
dirigenti neofascisti. "Fascisti in democrazia" che si ponevano a
proposito del problema storico-politico del fascismo, la questione di come conciliarlo con le istituzioni della democrazia rappresentativa, andando però oltre la pura esemplice mimesi istituzionale, dunque concettualmente.
La Fiamma dimezzata è un ottimo libro, che, tra le altre cose, conferma
che Giano Accame, “aderì” a "Democrazia Nazionale come consulente per
la parte economica" (p. 17). Il che getta fasci di luce
su quella retorica della transigenza - come consapevolezza di una destra che doveva parlare e
interagire con il mondo - che ha contraddistinto il pensiero di Giano Accame, da noi approfondito in un libro recente.
E
qui, vengo alle dolenti note. Personali (ma fino a un certo punto...). Perché, da parte della stessa destra, che, come riferisce Parlato, sconsigliò di scrivere un libro su Democrazia
Nazionale, ho dovuto rilevare la stessa disattenzione nei riguardi del mio
saggio. Che, sia detto per inciso, è, in
assoluto, il primo libro, dedicato a Giano Accame, a quasi dieci anni dalla
morte. Praticamente, Retorica
della transigenza non è stato
recensito, a parte una singola e lodevole eccezione, da
nessun giornale, rivista, sito fascista, neofascista o postfascista. Sul libro - fortunatamente, solo a destra - è scesa, la
classica coltre di silenzio.
Forse, mi sono chiesto, perché su Accame, scrittore, giornalista e storico, libero e indipendente, pesava e pesa ancora
l’anatema contro Democrazia Nazionale? Eppure negli anni Novanta, in vari e densi libri, pubblicati da una intelligente
casa editrice di destra, egli tratteggiò con acume e grande libertà di giudizio le linee guida di
una Destra Sociale, rispettosa delle regole mercato e attenta a quelle della democrazia
rappresentativa. Eppure, è così. Giano Accame
resta per la destra una specie di ospite, per giunta sgradito.
Pertanto,
sorprende fino a un certo punto, vedere
Giorgia Meloni accanto a Steve Bannon, dunque con un altro ospite, invece molto gradito: felice come
una Barbie a fianco del suo Ken. In effetti, Giano
Accame come uomo e come scrittore era l’esatto
contrario dello pseudo-intellettuale populista da strapazzo, con la bava alla bocca.
Cose
che ho regolarmente scritto nel mio
libro: per carità, opera di un sociologo non di uno storico. Tuttavia, Retorica della transigenza ha dato fastidio, a prescindere. A una destra forcaiola che del populismo sembra aver fatto il suo nuovo feticcio.
Auguri.
Carlo Gambescia
(*) G. Parlato,