domenica 7 ottobre 2018

“E poi dice che uno si butta a sinistra” 



Il  durissimo  editoriale di ieri sulla Dresda economica non è piaciuto ad alcuni amici e lettori, politicamente moderati.  Mi  si  rimprovera di favorire con i miei articoli la  radicalizzazione politica.  Insomma,  di  mettermi sullo stesso piano comunicativo  degli opposti estremisti di destra e sinistra, estremismi  che dominerebbero il dibattito.  
Mi si dice che sparando a zero ogni giorno sul governo giallo-verde,   se mi  si passa la battuta,  rischio di finire  iscritto (come minacciava il buffo e povero Magnotta) al "partito dei terroristi" di destra e sinistra: lo stesso macro-partito che si contenderebbe le grazie di italiani, sempre più esacerbati. In sintesi: " Carlo, mo' ti ci  metti pure tu?".
Ragioniamo.  In effetti,  un titolo razzista, come quello del "Giornale" di oggi, quotidiano che dovrebbe parlare ai moderati  e il   saluto a pugno chiuso del sindaco Lucano  indicano che di estremisti in giro ce ne sono fin troppi.
Però  il problema è  che razzisti e  nazionalisti - pardon, sovranisti - ora sono al potere, e di conseguenza, esiste  il  rischio  dell’isolamento e del fallimento economico. Pericolo,  a mio  avviso,  minore rispetto a quello di una minoranza della minoranza che scorge nell’immigrazione la continuazione della lotta  di classe con altri mezzi. 
Mi si dice  pure, che come studioso, dovrei mantenermi al di sopra delle parti. E quindi, limitarmi alle constatazioni di fatto.  In effetti, i miei toni e anche certo stile-ostile (fa anche rima) non sono proprio da congresso di cardiochirurgia sociale. Però posso  ribadire, che chiunque  legga i miei libri (da ultimo quello su Giano Accame), ovviamente parlo di persone non armate di cattiva fede,  può ritrovarvi lo stile oggettivo dello studioso.
Del resto, quando  posto  i miei contributi  sul  web  non posso non tenere conto dello  “stile social”. Insomma, della necessità, qualche volta, per farsi ascoltare,  di alzare la voce. Diciamo allora, che se di peccato si tratta, non può che essere veniale.
Si dirà, che mi sto auto-assolvendo…  Il punto è che  il pericoloso destino di un’ Italia,  dilaniata dagli opposti estremismi, ma, per ora, sotto le zampe ungulate di uno di essi, è al centro dei miei pensieri.
Il pugno chiuso di Riace mi dà fastidio, ma si rivolge a un pugno di estremisti, una minoranza.  La titolazione razzista del “Giornale”, invece si rivolge,  o dovrebbe rivolgersi, a una maggioranza di moderati.  Il che è molto pericoloso.

Il grande Montanelli, di cui oggi tutti si dichiarano eredi (da Travaglio a Foa), sosteneva, mediaticamente parlando, una teoria molto semplice: “Evitiamo, che chi ci legge abitualmente,  poiché  più a destra a noi, finisca nelle braccia degli estremisti”. Si chiama fare filtro. L’esatto contrario, di ciò che  fa  Alessandro Sallusti, che a parole crede nella leggenda dell’ala moderata della Lega, ma  nei fatti, valorizza le stupide uscite razziste di un  Tajani, che gioca al rialzo con  Salvini.
Certe  cose bisogna scriverle. Costi quel che costi. Questa destra, post-berlusconiana, espressa dal “Giornale”, è politicamente improponibile. Non si può votarla.  Certo, il Partito Democratico  non è   messo meglio, ma almeno non fa propaganda razzista.  Conosciamo, conosciamo, conosciamo,  la barzelletta del “razzismo contro gli italiani”: robaccia da KKK che lasciamo a Salvini e al suo sodale Di Maio.        
Sicché, come diceva Totò, e forse pure Magnotta, “e poi dice che uno si butta a sinistra”. Moderata s’intende.
 Carlo Gambescia