La “Manovra del Popolo”
Altro che il Paese di Bengodi...
Sotto l'aspetto del rilancio economico la “Manovra
del Popolo” sembra essere un mix di assistenzialismo e misure fiscali di valore prossimo allo zero. Per le stesse ragioni rischia però di provocare pericolosi attriti con Bruxelles.
Lasciamo
agli economisti che ne sanno più di
noi, la critica dettagliata delle
misure, che ora dovranno passare al vaglio dell'Unione Europea e Parlamento.
Quel
che colpisce sul piano generale, sociologico, sono due aspetti extra-economici,
molti istruttivi. Ovviamente, per chi desideri istruirsi... Per fare un esempio
personale, che poi non è tale, perché la cosa sarà accaduta a tutte le persone con
studi: capita sempre, con precisione matematica, il cretino, talvolta più di uno, durante una conversazione, magari animata e impegnata, che
se ne esce con “Lei ci fa pesare la sua
cultura”… Capito? Studiare sarebbe un
colpa... Sotto questo aspetto, l’attuale
governo giallo-verde è il governo degli ultimi della classe: di coloro che, col nodo allo stomaco, si facevano beffe dei primi, e che ora si
ritrovano improvvisamente a comandare. Sicchè sfogano tutta la frustrazione accumulata. Come dire?
Falliti di successo.
Ma
veniamo ai due aspetti.
Il
primo è quello delle idee-forza, ridotte a slogan da ripetere all’infinito, formule di facile comprensione, come si fa con i bambini: frasi fatte che
nella cattiva politica finiscono sempre per avere la meglio sugli esami di
realtà. In qualche misura il populismo e la fase estrema dell’infantilismo. E, purtroppo, come resta difficile spiegare a un bambino la bilancia commerciale, rimane altrettanto difficile contrastare idee semplici, anzi semplicistiche, come quelle populistiche, con idee complesse, come quelle dell'economia. Di qui, la prevalenza del cretino, per citare il famoso libro di Fruttero e Lucentini. Dovremo perciò aspettare i fatti: dal momento che la verità finisce sempre per vendicarsi, in primis del cretino. Ad
esempio, si parla pomposamente di "Manovra del Popolo", ma quando il popolo bambino si vedrà espropriato - si spera
solo in parte, ma non è sicuro… - degli averi custoditi nei conti correnti e si troverà in fila davanti ai Bancomat chiusi e/o all’obbligo di ritirare lire (non euro, attenzione...), per giunta in cifre
limitate, si accorgerà finalmente della presa in giro. Ma sarà troppo tardi.
Il
secondo, è quello della cosiddetta "illusione finanziaria", termine coniato da Amilcare Puviani, più di un secolo
fa. Il maestro della scienza della finanza italiana italiana sosteneva, a ragione secondo la maggioranza degli economisti di oggi, che il moderno stato interventista illudeva il cittadino sulla bontà della spesa
pubblica, le cui conseguenze, in realtà erano (e sono) insondabili (come prova l’impasse
di una disciplina, pur raffinata, come l’econometria). E, comunque sia, rimangono transitive: di regola, secondo Puviani, sono le generazioni successive - a quelle che hanno
preso le decisioni - a pagarne le
conseguenze. Però si fa credere che non sarà così. Tradotto: l’abolizione della Fornero per accontentare una generazione che vuole
vivere trenta o addirittura quarant’anni senza lavorare, sarà duramente pagata dalle generazioni
future. Anche allora sarà troppo tardi.
Così stanno le cose. Altro che il Paese di Bengodi. Pagheremo caro, pagheremo tutto.
Carlo Gambescia