Un articolo della direttrice dell’Huffpost Italia
Gentilissima signora Annunziata, magari fosse solo questione di essere deficienti...
Ieri,
commentando con un lettore, Daniele Baron,
l’articolo di Lucia Annunziata,
in cui la direttrice di Huffpost Italia,
ammette di avere sottovalutato il pericolo di un governo giallo-verde (*), ci si
è trovati d’accordo sull' insufficienza degli
strumenti di analisi. Il pezzo dell’Annunziata è praticamente ripiegato sul
presente, sui possibili giochi politici, per impedire, e più di questo non va, la “destabilizzazione politica”.
Chi
scrive, conosce bene le caratteristiche di un buon pezzo giornalistico: sinteticità
e chiarezza. Insomma non si può partire da Adamo ed Eva, né tanto meno usare
paroloni, e soprattutto, come si dice in gergo, si deve sempre togliere invece di aggiungere.
Sotto
quest’ultimo profilo, l’articolo
di Lucia Annunziata è perfetto. I limiti sono altri, di natura politico-culturale. Quindi, gentilissima signora - perdoni il tono confidenziale - non è questione di essere deficienti o meno... I problemi sono altri. Ci spieghiamo subito.
La
sinistra e il mantra della stabilità
politica
La
sinistra, ovvero l’area politica di riferimento della direttrice
dell’Huffpost, oggi parla di
“destabilizzazione politica” come un tempo incensava la “lotta di classe”, o se si preferisce il conflitto
sociale. Adesso, invece, dicevamo, celebra
la “stabilità politica”, dunque la
cooperazione, che però - ecco il punto - coincide con un sistema di potere nel quale la sinistra si identifica, e, cosa più grave ancora, è identificata dagli elettori populisti.
Pertanto,
più Lucia Annunziata evoca la “stabilità politica”, più porta acqua al mulino degli
oppositori all’Ue. Dietro questa posizione c’è la scelta della
sinistra, e delle sue culture di riferimento, di ritenersi sempre dalla parte
della ragione: della storia se si preferisce (Ricolfi, docet). Detto altrimenti: di
sapere perfettamente, in ogni situazione, ciò che sia bene per il popolo. Che però, come purtroppo stiamo vedendo, non ne vuole sapere di élite che ripetono, come un
mantra, la parola stabilità.
Si
tratta di una posizione, sicuramente perdente, perché, a dire il vero, la
sinistra - non solo quella italiana - da vecchia internazionalista, neutralista, e un
tempo addirittura filosovietica, non ha mai amato, salvo rare eccezioni, l’idea stessa di unità politica europea. Di qui, la sua difficoltà attuale di formulare un’idea convincente di Europa, che non sia quella costruttivista,
imperniata sul perseguimento a ogni costo
della stabilità politica, economica e sociale, rappresentata dall’Ue così com’è.
Europa,
Europa, Europa…
Ciò
non significa, che il tentativo, unico nella storia europea, di costruire
l’unità politica, senza spargimenti di sangue, sia da liquidare come pretendono
sovranisti e populisti, per tornare all’Europa degli stati-nazione pronti a
farsi la guerra per un chilometro di confine.
Ecco,
senza spargimenti di sangue… Questa è la parola chiave. Che implica il dovere di mantenere bassi
i toni della discussione e alta, invece,
la qualità dialogica del confronto. E per quale ragione? Perché non esiste altra via, come la storia europea
prova abbondantemente.
Secondo alcuni, per uscire fuori dall'impasse "burocrati vs populisti", servirebbe un’idea di Europa che la sinistra non può avere. E neppure la
destra nazionalista. Si dovrebbe puntare, talvolta si legge, sulla rinascita del pensiero e della pratica liberali. Risveglio, che però, per ora non si vede. Anche perché, a nostro
avviso, e al di là delle ideologie e delle simpatie personali (le nostre), siamo sul terreno dei desiderata, e soprattutto dei processi dall’alto... Mentre la costruzione
europea, se proprio così la si vuole chiamare, dovrebbe provenire dal basso. Pensiamo a un (comune) sentirsi prima europei, che
italiani, francesi, tedeschi spagnoli, eccetera. Ma come arrivarvi?
Mano
visibile e mano invisibile
Perché
il vero problema è che, in qualche
misura, la mano visibile, formale, pur in modo
pacifico, dell’ Ue, si è tradotta in misure
economiche e sociali, sostituendosi alla mano invisibile, informale, rappresentata dai
milioni di interazioni tra le persone
comuni, che comunicano, interagiscono, viaggiano, badando solo ai propri interessi. E che solo alla fine del processo - attenzione - potrebbero scoprire di aver
costruito l’Europa unita. Sociologia e storia insegnano che le idee seguono sempre i fatti. Quindi anche gli amici liberali sono avvisati.
Perciò,
per ora, c’è una
sfasatura, di fatto, tra le due mani, nella quale si sono però incuneati pericolosamente i movimenti
nazionalisti e populisti. Sfasatura che non può essere contrastata, rivendicando
il ruolo della mano visibile, della
stabilità, come crede la sinistra rappresentata da figure, pur di prestigio, come Lucia
Annunziata.
Tuttavia, non si può neppure aspettare che la mano invisibile faccia il suo corso
nel prossimo secolo. Perché la completa vittoria, addirittura a breve (il prossimo anno si vota), di sovranismo
e populismo, riporterebbe l’Europa della mano visibile indietro di almeno di
cento anni, influendo indirettamente sulla
mentalità della gente comune, quindi sulla mano invisibile.
Come
si può capire, siamo dinanzi a un vero e proprio tornante della storia europea. Il momento è grave. E la “stabilità”, è solo una parte della storia. Piccola, molto piccola.
Carlo Gambescia
(*) Lucia Annunziata, Confessioni di una
deficiente. Consultabile qui: https://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/confessioni-di-una-deficiente_a_23545070/