martedì 2 ottobre 2018

Un articolo  della direttrice dell’Huffpost Italia
Gentilissima signora Annunziata, magari  fosse solo questione di essere deficienti...




Ieri, commentando con un lettore, Daniele Baron,  l’articolo  di Lucia Annunziata, in cui la direttrice di Huffpost  Italia, ammette di avere sottovalutato il pericolo di un governo giallo-verde (*), ci si è trovati d’accordo  sull' insufficienza degli strumenti di analisi. Il pezzo dell’Annunziata è praticamente ripiegato sul presente, sui possibili giochi politici, per impedire, e più di questo non va,  la “destabilizzazione politica”.
Chi scrive, conosce bene le caratteristiche di un buon pezzo giornalistico: sinteticità e chiarezza. Insomma non si può partire da Adamo ed Eva, né tanto meno usare paroloni, e soprattutto, come si dice in gergo, si deve sempre togliere invece di aggiungere.
Sotto quest’ultimo   profilo,   l’articolo di Lucia  Annunziata è perfetto. I limiti sono altri, di natura politico-culturale. Quindi, gentilissima signora  -   perdoni  il tono confidenziale -    non è questione di essere deficienti o meno...   I problemi sono altri.  Ci spieghiamo subito.

La  sinistra e il mantra della stabilità politica
La sinistra, ovvero l’area politica di riferimento della direttrice dell’Huffpost,  oggi parla di  “destabilizzazione politica”  come un tempo incensava la  “lotta di classe”, o se si preferisce il conflitto sociale.  Adesso,  invece, dicevamo,  celebra la  “stabilità politica”, dunque la cooperazione,   che però  - ecco il punto -  coincide con un sistema di potere  nel quale la sinistra si identifica, e, cosa più grave ancora,  è  identificata dagli elettori populisti.
Pertanto, più Lucia  Annunziata  evoca la “stabilità politica”, più porta acqua al mulino degli oppositori all’Ue. Dietro questa posizione c’è la scelta  della sinistra, e delle sue culture di riferimento, di  ritenersi  sempre dalla parte della ragione: della storia se si preferisce (Ricolfi, docet). Detto altrimenti:  di sapere perfettamente, in ogni situazione,  ciò che sia bene per il popolo. Che però, come purtroppo stiamo vedendo, non ne vuole sapere di élite che ripetono, come un mantra,  la parola stabilità. 
Si tratta di una posizione, sicuramente perdente, perché, a dire il vero, la sinistra -  non solo quella italiana -    da vecchia  internazionalista, neutralista,   e un tempo addirittura filosovietica,  non ha mai amato, salvo rare eccezioni,  l’idea stessa di unità politica europea.  Di qui, la sua difficoltà attuale  di formulare un’idea  convincente di  Europa, che non sia quella costruttivista, imperniata sul perseguimento a ogni costo  della stabilità politica, economica e sociale, rappresentata dall’Ue così com’è.

Europa, Europa, Europa…
Ciò non significa, che il tentativo, unico nella storia europea, di costruire l’unità politica, senza spargimenti di sangue, sia da liquidare come pretendono sovranisti e populisti, per tornare all’Europa degli stati-nazione pronti a farsi la guerra per un chilometro di confine.
Ecco, senza spargimenti di sangue…  Questa è la parola chiave.   Che implica  il dovere di   mantenere   bassi i toni della discussione  e  alta, invece,  la qualità dialogica del confronto. E per quale ragione? Perché  non esiste altra via, come la storia  europea  prova abbondantemente. 
Secondo alcuni,  per uscire fuori dall'impasse "burocrati vs populisti",   servirebbe  un’idea di Europa  che la sinistra non può avere. E neppure la destra nazionalista.  Si dovrebbe puntare, talvolta  si legge, sulla  rinascita del pensiero  e della pratica liberali. Risveglio, che però, per ora non si vede. Anche perché, a nostro avviso, e al di là delle ideologie e delle simpatie personali (le nostre),  siamo sul terreno dei desiderata, e soprattutto dei  processi dall’alto...  Mentre la costruzione europea, se proprio così la si vuole chiamare, dovrebbe  provenire dal basso. Pensiamo a  un  (comune)  sentirsi  prima europei, che italiani, francesi, tedeschi spagnoli, eccetera.  Ma come arrivarvi?

Mano visibile e mano invisibile
Perché il vero problema è che,  in qualche misura,  la mano visibile, formale, pur in modo pacifico,  dell’ Ue, si è tradotta in misure economiche e sociali, sostituendosi alla mano invisibile, informale, rappresentata dai milioni di interazioni tra  le persone comuni, che comunicano, interagiscono, viaggiano,  badando solo ai propri interessi. E  che solo  alla fine del processo  - attenzione - potrebbero scoprire di aver costruito l’Europa unita. Sociologia e storia insegnano che le idee seguono sempre i fatti.  Quindi anche gli amici liberali sono avvisati.  
Perciò, per  ora,   c’è una sfasatura, di fatto,  tra le due mani,  nella quale si sono però  incuneati pericolosamente i movimenti nazionalisti e populisti. Sfasatura che non può essere contrastata, rivendicando  il ruolo della mano visibile, della stabilità, come crede la sinistra rappresentata da figure, pur di prestigio,  come Lucia Annunziata.
Tuttavia,  non si  può neppure aspettare  che la mano invisibile faccia il suo corso nel prossimo secolo. Perché la  completa vittoria,  addirittura a breve (il prossimo anno si vota),  di sovranismo e populismo,   riporterebbe  l’Europa della mano visibile indietro di almeno di cento anni,  influendo indirettamente sulla mentalità della gente comune, quindi sulla mano invisibile.  
Come si può capire, siamo dinanzi a un vero e proprio tornante della storia europea. Il momento è grave.  E la  “stabilità”, è solo una parte della storia.  Piccola, molto piccola.

Carlo Gambescia

(*)  Lucia Annunziata, Confessioni di una deficiente. Consultabile qui: https://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/confessioni-di-una-deficiente_a_23545070/