Le pecorelle smarrite di Padre Luigi Di Maio
Molti
si sono meravigliati per le critiche di
Luigi Di Maio alle "scelte immorali" in fatto di consumi. Se per i rossi degli anni Settanta e Ottanta
uccidere un fascista non era reato, per i gialli degli
anni Duemila, lo è comprarsi un cellulare
o un condizionatore.
Battute a parte, è notizia di ieri che per i percettori del reddito di cittadinanza che “proveranno a imbrogliare”, dunque anche con
le famose “spese immorali” (sarebbero "morali" solo quelle alimentari), sono previsti sei anni di prigione.
In
realtà, ripetiamo, nessuna meraviglia: in Italia
non è mai esistita una moderna cultura della responsabilità: quel sostrato
culturale che ha costituito le basi della modernità, e in particolare di quella
economica. Il “pretino” Di Maio, anche come aspetto fisico a dire il vero, ne è soltanto il punto di arrivo: più pericoloso, perché egli rappresenta il prolungamento umano e governativo di una
ideologia antica, che ritiene di sapere ciò che sia bene per ogni singolo individuo. In Italia, storicamente rappresentata dal
cattolicesimo, quello più retrivo e maggioritario: terreno ideale per il successivo sviluppo delle culture politiche anticapitaliste di matrice democristiana, fascista, socialista e comunista.
Qualche esempio? Negli
anni Sessanta del Novecento, in pieno decollo economico e di sviluppo dei
consumi di massa - insomma ,un rivoluzione sociale, pacifica - i democristiani che facevano? Ragionavano ancora su come introdurre la pubblicità in tv, evitando la formula dello
spot, ritenuta cripto-capitalista. Sicché per salvaguardare l'anima degli italiani dal diabolico consumismo, si optò per la formula molto
soft di Carosello. Che pubblicizzava l'idrolitina.
Nel
decennio successivo Enrico Berliguer, consigliato da Franco Rodano, tra i padri fondatori della sinistra cristiana, alla stagnante società italiana di allora, che aveva
necessità di crescere, propose l’austerità, celebrando il modello del Vietnam
comunista.
Per quale ragione gli anni Sessanta e Ottanta sono così disprezzati dall’intelligenza
cattolica e di sinistra? La risposta è molto semplice: perché sintetizzano stili di vita moderni e
individualisti, assolutamente opposti all’idea, cara a Padre Di Maio e alla tradizione
catto-comunista (e fascista, mai dimenticare il truce ruralismo
bellico del Duce…), di conoscere alla perfezione quale sia il bene per ogni
singolo italiano. E dunque di proteggerlo da se stesso.
L’idea
di un bene comune, imposto, che cala dall’alto come la lama della ghigliottina, deresponsabilizza le persone e
le spinge nelle braccia del potere onnipotente dello stato che vede e provvede.
E che, così facendo, distrugge l’economia di libero mercato, imperniata sulle libere
scelte. Di
qui, per ricaduta, anche il
proibizionismo in tutti campi, dalle scommesse alla libertà
di fumarsi ciò che si vuole… L’individuo, insomma, viene giudicato un minore a
vita, o comunque un minorato incapace di
intendere. E di volere.
L'Italia è un Paese, dove si celebra tuttora, a destra come a sinistra, Pier Paolo Pasolini: non il romanziere, il poeta, il regista, ma il Pasolini anticapitalista, che vagheggiava il ritorno alla civiltà contadina... Il chilometro zero, obbligatorio per tutti.
Un' ultima cosa. A proposito del Reddito di Cittadinanza, si pensa di introdurre la card per controllare i
consumi dei percettori. Esemplare. Lo statalismo con un mano dà, con l’altra toglie. In dignità. Le pecorelle smarrite, che Padre Luigi Di Maio vuole
aiutare a uscire dalla povertà, vi resteranno invece incatenate, quanto meno
moralmente, quando in fila al supermercato, davanti a una cassiera che
sbuffa, o peggio ancora dinanzi al piccolo commerciante che si
conosce, dovranno
tirare fuori la “card di povertà” per
acquistare due litri di latte.
Però,
qui va anche detta una cosa: si dovrebbe prima spiegare agli italiani, che hanno votato in massa i pentastellati, cosa sia la
dignità.
Carlo Gambescia
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