L’Italia e il rischio autoritario
Anche Saviano ogni tanto ne dice una giusta, magari a
metà…
Alcuni
lettori ritengono eccessivo il mio atteggiamento negativo verso il governo giallo-verde. Un amico,
addirittura, mi ha accusato di aver trasformato "Metapolitics" in un blog monotematico. In
effetti, dall’esterno, l’attenzione al governo Di Maio-Salvini può apparire smisurata. Come rispondere?
Saviano sociologo?
Un
sociologo, se è tale, dispone di antenne profonde. Non nel senso, ovviamente,
dell' “ io ho visto cose che gli umani eccetera, eccetera”, bensì in quello più modesto del provare a scorgere, sulla base del possibile (ciò che è
accaduto nel passato) e del probabile (ciò che potrebbe accadere sulla base di
alcune costanti metapolitiche), gli sviluppi di un processo in atto.
Ieri Roberto Saviano, a proposito dell’arresto del
sindaco di Riace, Domenico Lucano, in pratica inquisito
per disobbedienza civile alle leggi sull’immigrazione, ha parlato di svolta autoritaria: del rischio molto serio “di trasformazione
dell’Italia in stato autoritario”.
Saviano, non è un sociologo (anzi le sue analisi sono
spesso criticate dagli “addetti ai lavori”, si pensi al libro di Dal Lago), bensì un intellettuale impegnato sul fronte
dell’accoglienza senza se e senza ma. Certo,
la sua appartenenza politica si può criticare, ma non il suo rilievo di ieri, che ha una certa fondatezza. Se
ci si perdona la battuta: Saviano, ogni tanto ne dice una giusta... Magari a metà...
Lo stato autoritario e i suoi amici
Quali
sono i caratteri di uno stato autoritario?
Ad esempio, la Spagna
franchista, nelle sue ultime fasi, da dittatura si era trasformata in stato
autoritario, come il Cile di Pinochet, negli anni Ottanta, dopo il colpo di stato e un non breve periodo di dura repressione. Qual è la differenza tra stato autoritario e
dittatura? La differenza è data dal ruolo della magistratura, che nello stato
autoritario continua a esercitare il suo ruolo di terzo potere, in modo politicizzato, ma in maniera soft, se
occorre distogliendo lo sguardo. Per contro, nelle dittature, la magistratura, si pone
direttamente, senza alcuna remora, in modo hard diciamo, al servizio del
dittatore e di coloro che lo sostengono. Nei totalitarismi, per inciso, si ha invece, la “totale” militarizzazione della magistratura
al servizio dell’ideologia rivoluzionaria ( o meno) professata del partito unico.
Nello
stato autoritario, può sussistere ancora,
la divisione dei poteri, nelle
dittature, di regola viene sospesa, per affidarsi al potere personale,
talvolta carismatico, del dittatore, che può essere un militare.
In principio era Tangentopoli...
Ora,
dicevamo delle antenne del sociologo. In Italia, da circa venticinque anni, la
magistratura svolge un ruolo decisamente politico, si pensi a Tangentopoli e alle
offensive mediatico-giudiziarie che hanno cambiato il corso della
storia d’Italia nel 1992-1994, nel 2011, nel 2016-2017. Se svolta autoritaria
vi è stata, nel senso sopra indicato, sicuramente risale agli anni dei processi
nelle aule e in piazza. Allora venne inferto il primo colpo allo stato di
diritto. L’arresto del sindaco di Riace, non è altro che il proseguimento di
quella guerra alle istituzioni liberali, con altri mezzi politici. Di destra,
questa volta. E qui sarebbe interessante
conoscere il pensiero di Saviano…
Va
però detto, che esiste una notevole differenza con il passato: oggi
per la prima volta dal 1994, si
ritrovano al governo due forze
politiche, maggioritarie, che non solo non hanno Dna liberale (come poteva essere per certa
destra post-missina e post-comunista, ambedue però minoritarie), ma addirittura se ne fanno vanto, a cominciare dall'uso di un linguaggio dai toni violentissimi, privo di precedenti, se non nel fascismo. Di qui, quelle misure di sapore
autoritario, autarchico e assistenziale che non hanno nulla a che vedere con i
programmi implementati o meno dai
governi che si sono succeduti dal 1994 a oggi. Qui, ripetiamo, la differenza con la Seconda Repubblica (per non parlare
della Prima), fermo restando il ruolo di basso continuo della magistratura politicizzata, è di specie, non di grado.
La via italiana all'autoritarismo.
Il
mix, magistratura politicizzata, autarchismo e protezionismo sociale, risulta molto pericoloso. Addirittura, ci si muove su un piano inclinato,
perfino più pericoloso degli autoritarismi spagnolo e cileno, in genere aperti verso l’esterno. Forse si potrebbe parlare di autoritarismo di sinistra, come nel caso
della Cuba dopo Castro, della Polonia dell’ultimo Jaruzelski, del Venezuela di
Chavez (non di Maduro), stati chiusi, o parzialmente chiusi, verso l’esterno. Ma anche
in questo caso, esistono delle differenze: a Cuba come in Polonia, c’è e c'era il partito unico, ad esempio.
Diciamo
allora che in Italia è in corso un
pericoloso esperimento politico che guarda a una qualche
forma di stato autoritario, forma probabilmente
ancora non ben definita dagli
stessi attori politici. E questa idea, per ora fluttuante, di una via italiana all'autoritarsimo rende la situazione ancora più rischiosa.
Ecco
ciò che mi ha spinto ad accendere i riflettori del blog e
proiettarli sul governo giallo-verde. E
non demorderò.
Carlo Gambescia