C’era sfuggita. Abbiamo pescato una di quelle interviste che in un mondo rovesciato, tipo Ucraina annientata, Mosca vittoriosa, Stati Uniti chiusi in casa, Nato a fondo, Israele sepolto sotto le bombe iraniane, potrebbero valere un invito a Mosca, per ritirare un premio dalle mani di Putin.
Di cosa parliamo ? Dell’ intervista concessa da Marcello Veneziani alla “Gazzetta del Mezzogiorno”. Un quotidiano locale, niente di che. Però, forse proprio per questo, l’intellettuale di Bisceglie, giocando in casa, si è lasciato andare (*)
Vi si sostengono due cose:
La prima, è una lancia spezzata in favore di Mosca:
“L’aspetto paradossale di questo occidentalismo di ritorno è che si fonda sulla negazione della civiltà europea e occidentale: ci vergogniamo delle nostre radici, della nostra cultura, delle nostre tradizioni civili e religiose, siamo tolleranti verso l’Islam ma infastiditi verso la cristianità, ci apriamo ai mondi remoti e ci chiudiamo ai mondi vicini. Ragioniamo e agiamo contro i nostri interessi e i nostri valori. E perdendo il senso della realtà stiamo perdendo anche il senso della geopolitica, che ci imporrebbe ben altri comportamenti, anche in relazione al mondo russo”.
La seconda, che l’uomo occidentale non è libero.
“Ha la libertà di disfare, non di fare; ha la libertà di dire, senza però essere ascoltato; ha la libertà di allinearsi, non di divergere. Abbiamo libertà nei consumi, non nei pensieri. Viviamo la libertà solo come deresponsabilizzazione, diritti scissi dai doveri, libertà da, non libertà di, tantomeno libertà per. Così la libertà è una scatola vuota, e un prigione senza muri”.
Si dirà, le solite banalità filorusse e reazionarie di estrema destra, con la marcia in meno dei giochi di parole tipici di Veneziani: ad esempio “libertà di disfare, non di fare”… In Russia, Cina, Cuba, che tipo di libertà c’è ? E nell’Italia fascista e nella Germania nazista che libertà c’era? Né di fare né disfare… “Prigione senza Muri”. Ma che significa? Certo, per Matteotti, Amendola, Gobetti, Carlo e Nello Rosselli, non ci fu bisogno di alcun muro. Perché vennero uccisi su ordine di Mussolini.
La fabbrica di cioccolato ideologico di uno stralunato Marcello Veneziani-Willy Wonka, cioccolato nerissimo ad alto contenuto di cacao fascista, rimanda, per usare un parolone, a una visione trasfigurativa. Che mette l’Occidente in pessima luce mentre promuove a pieni voti la Russia. Il che, come dicevamo, se Mosca vincesse, assicurerebbe all’intellettuale di Bisceglie un ipotetico “Premio Putin”. Al momento, ne esiste uno, proposto dal Burkina Faso, per onorare l’indefessa opera di Putin in favore dell’Africa: partite di frigoriferi e cucine economiche a canna lunga.
In realtà Veneziani tace o sorvola sui crimini del totalitarismo vero, fascista, nazista e comunista. Si rifletta: ha scritto una valanga di libri inutili, mai un testo in cui si riconosca il pericolo, ancora prima del fascismo, della cultura della tentazione fascista (secondo la definizione di Kunnas, del primo Kunnas). Cultura, che odia la modernità liberale ( da Veneziani liquidata come una “cappa”), una cultura reazionaria in cui invece si riconosce pienamente.
Ecco, se si dovesse ricorrere a una “denominazione cumulativa”, Veneziani è il classico fascio-comunista. Gli vanno a genio, e lo ha anche scritto, i Gramsci e i Pasolini. E probabilmente anche i post-comunisti e postfascisti ( post, solo in senso cronologico…) come Putin e Giorgia Meloni e compagnia europea cantante. Di recente ha difeso anche la vittoria dei neonazisti austriaci e tedeschi ( quelli di “Hitler ha fatto cose buone”). I liberali, pardon la “scatola vuota” liberale, mai.
Il lettore si è mai chiesto perché il fascismo eliminò Matteotti, Gobetti, Amendola, i Rosselli? E tutto sommato “salvò” Gramsci e cooptò Bombacci e altri transfughi?
Per la semplice ragione che Mussolini odiava il liberalismo, perché ne temeva le idee di libertà. Croce fu lasciato ai suoi studi, perché in fondo politicamente conservatore. Per contro il liberalismo dei “magnifici cinque”, caduti in nome della libertà, era innovatore e riformista. Se fossero vissuti, nel 1945, tutti tra i cinquanta e i sessanta anni , avrebbero contribuito, e con grande rilievo, a porre le basi di un’Italia libera in un Occidente moderno.
Un mondo libero che Veneziani, come Mussolini, odia profondamente. La libertà è una: o c’è o non c’è. E spesso la si difende, pagando con la vita. Altro che libertà di fare, disfare, e altre stupidaggini da stralunato Willy Wonka fascio-comunista.
Carlo Gambescia