Il libro e la mostra della settimana:
Il futuro nelle mani. Artieri domani , mostra aperta a
Torino dal 17 marzo al 20 novembre 2011 presso le Officine Grandi Riparazioni -
http://www.italia150.it/Officine-Grandi-Riparazioni/Il-futuro-nelle-mani - http://www.facebook.com/Ilfuturonellemani ; Il Futuro nelle
mani. Artieri domani. Album rosso, a cura di Enzo
Biffi Gentili, Comitato Italia Centocinquanta, pp. 100.
Unità d’Italia, perché non possiamo non dirci italiani; Artigianato, come manualità capace di
andare oltre la routine dell’ arte borghese; e… Fascismo immenso e rosso, dunque rosso e nero. Ecco le tre
note distintive de “Il futuro nelle mani. Artieri domani”. Mostra aperta lo
scorso 17 marzo, in occasione delle celebrazioni del Centocinquant’anni, presso
le Officine Grandi Riparazioni di Torino. E curata da Enzo Biffi Gentili,
direttore del MIAAO (Museo Internazionale delle Arti Applicate). Si dirà, ma
gli antifascisti di ordinanza - poi a Torino… - non hanno protestato? No.
Probabilmente perché hanno finalmente capito che quello di Biffi Gentili, come
per il comune e compianto amico Giano Accame, è per l’appunto un fascismo
solare e democratico mai lugubre e dittatoriale. Un fascismo però, che come il
«rock bambino» di Ivano Fossati, era «soltanto
un po’ latino/una musica che è speranza/una musica che è pazienza/E’ come un
treno che è passato/con un carico di frutti/eravamo alla stazione, sì/ma
dormivano tutti».
A dirla tutta: un fascismo immaginario e politicamente
inoffensivo… Come, per farla breve, se l’esperienza fascista si fosse
sviluppata e conclusa, in modo solare tra piazza San Sepolcro e Fiume… E non
fra le fosche nebbie di Salò.
La mostra si sviluppa lungo tre sezioni espositive: Le nuove officine, « per documentare
Laboratori, progetti e prodotti di architetti, artisti e artieri di chiara
fama, ma soprattutto di giovani creativi e molti “emigrati e oriundi” che hanno
illustrato questa tipica forma di “genio italiano” nel mondo, tra meccanica,
motori e creazioni di effetti speciali, tra artefatti tradizionali e
sperimentazioni musicali ». Il tunnel del
treno fantasma, dove si valorizza il lavoro digitale come moderna
espressione dell’artigianato. La galleria
delle botteghe, spazio occupato a rotazione dall’ «eccellenza
dell’eccellenza artigiana». Un percorso, quest’ultimo, che mette insieme
bisogni culturali e patrimonio territoriale.
Ma lasciamo la parola al pirotecnico uscocco post-fiumano Enzo
Biffi Gentili. Il quale nella Prefazione
all’agile veliero-catalogo della mostra (Album
rosso, Comitato Italia 150), sciabola subito senza pietà: qui “ci
si occupa di arti meccaniche non liberali”. Il che significa, continua il
nostro prode, arrampicandosi sull’albero maestro con la rapidità di un gatto,
che « l’intento è quello di dimostrare per “campioni” l’alto valore qualitativo
estetico ed esistenziale di lavori ‘fatti ad arte’ e le loro positive
prospettive creative, economiche e occupazionali» al fine di verificare la
«teoria di un recente libro di grande successo del filosofo - e
meccanico-americano - Matthew Crawford, su Il
lavoro manuale come medicina dell’anima, uscito nel 2009 » .
Una prospettiva, ricca di concretezza che in Biffi Gentili
rinvia a Pound ai futuristi ma anche - crediamo - a William Morris: un mix di
moderno e post-moderno, capace però di rilanciare l’idea di uno scintillante
medioevo post-industriale, dai tempi di vita lenti e armoniosi , dove l’uomo,
con il suo lavoro, possa finalmente tornare epocale misura di se stesso.
Perché, a dire il vero, esiste anche una quarta nota o cifra della Mostra:
quella del riciclo dei materiali. Una tecnica, decrescista per eccellenza, ma
qui riproposta senza integralismi, che sembra vivificare i diversi contributi:
da Paolo Gallerani, che riflette sulle macchine, a Lora Totino, che eccelle in
splendidi collage di ruote e rotismi, E poi via via: Umberto Cavenago, magico
assemblatore, Giancarlo de Astis, specialista nel costruire arredi utilizzando
componenti di aerei rottamati, Alfonso Leoni, Danilo Melandri… Solo per citare
alcuni maestri…
Insomma, una Mostra all’insegna della
tradizione vivente e della continuità tra manualità eterna e gusto moderno
della scoperta. Insomma, uno “spettacolo” in movimento verso un post-moderno
immenso e rosso. Anche perché, come conferma Biffi Gentili, all’ Album rosso seguirà un Album nero…
Carlo Gambescia