Il complottismo entra ufficialmente a
Palazzo Chigi
Bye Bye discorso pubblico liberale…
Oggi sui giornali, per non parlare dei Social, si discute
"della manina" di Di Maio, se ne ride, si ricercano i
precedenti, si dileggia la
presunta impreparazione dei Ministri a Cinque Stelle, oppure si crede nel complotto e ci si divide in
tifoserie.
Nessuno che abbia capito la gravità dello strappo del Vice Presidente del
Consiglio pentastellato. Non verso l’alleato leghista, altrettanto populista e
complottista, bensì uno strappo, e definitivo, verso il discorso
pubblico liberale.
Mai nella
storia della Repubblica si
era verificato che una altissima carica politica, in televisione, addirittura
in una trasmissione molto seguita come “Porta a Porta”, gridasse al complotto in
questi termini, cioè indicasse un Nemico nell’Ombra pronto a colpire un
Governo del Popolo.
Lo strappo con il discorso pubblico liberale è
nell’ufficializzazione del complottismo come strumento
politico e componente essenziale di un dibattito pubblico che a questo punto
rischia di tramutarsi da liberale in totalitario.
"Babbiamo", direbbe Montalbano? No. Perché dietro le parole di
Luigi Di Maio si possono scorgere tutti i possibili
e perversi sviluppi del
discorso pubblico complottista, che chiama a raccolta il popolo, non
contro un semplice avversario politico, ma contro il Nemico Pubblico: coloro
che sono “servi dei mafiosi e dei corrotti”. La schiuma della schiuma, pidocchi
da schiacciare.
Il pericolo totalitario è
nel fatto che con lo stesso meccanismo retorico, che rinvia di volta in volta al
complotto, si possono introdurre misure restrittive,
sempre più dure contro i Nemici del Popolo. Se
si vuole siamo dinanzi al passaggio, ufficiale da una retorica della
transigenza a una retorica dell’intransigenza. Per semplificare: Bye
bye discorso pubblico liberale.
Si ride, del fatto che Di Maio, minacci una denuncia, “contro la
manina” al Tribunale ordinario. Invece,
non c’è proprio nulla da ridere, perché la logica è quella del chiedere la
prigione per il nemico politico. Richiesta che, oggi, rimanda ai giudici , domani, potrebbe
rinviare ai tribunali speciali, dopodomani ai tribunali segreti. E infine direttamente al colpo
di pistola alla nuca, come in Buio
a mezzogiorno di Arthur Koestler.
L’ accettazione del fatto - e ieri sera Vespa ne ha dato
tristemente prova - che un Presidente del Consiglio vada in tv a teorizzare
ufficialmente complotti
occulti non solo ( o non tanto) contro di sé e il suo governo, ma contro "il po-po-lo", indica che la libertà è veramente in
pericolo. Perché - attenzione - le persone comuni, lo
spettatore medio, questa
mattina discutono dell’esistenza o meno del complotto contro il popolo , non del vulnus al discorso pubblico liberale. La
"geeente" neppure sa cosa sia. Sono le élite che invece
dovrebbero sapere dove fermarsi, come impone per l'appunto il discorso pubblico
liberale.
Quindi, per così dire, "il popolo" dorme tranquillo, nella sua semplicità (per non usare termini sgradevoli), più che certo, che un bonario padre, anzi nel caso un “bravissimo ragazzo”, Luigi Di Maio, lo stia difendendo dal male. Si dirà, okay, okay, però come la mettiamo con i complotti giudiziari, evocati in passato da Berlusconi?
Ecco complotti giudiziari, non dei "Savi di Davos"... Certo, anche il Cavaliere ha le sue responsabilità, ma era un imprenditore, un uomo d’affari, curava i propri interessi e se la prendeva, non con un nemico occulto, ma con i "magistrati di sinistra": tutto sommato, un politico fin troppo con i piedi per terra. Berlusconi non rappresentava la punta dell' iceberg di un universo di lunatici politici che scorge complotti ovunque e che su queste terreno crede di sapere ciò che sia bene per ogni italiano, da qui all’anno Tremila.
Tra il Cavaliere e gente come Grillo, Casaleggio, Di Maio, Di Battista, eccetera, c’è differenza di specie non di grado. E probabilmente molti italiani non hanno ancora capito. E chissà se capiranno.
Quindi, per così dire, "il popolo" dorme tranquillo, nella sua semplicità (per non usare termini sgradevoli), più che certo, che un bonario padre, anzi nel caso un “bravissimo ragazzo”, Luigi Di Maio, lo stia difendendo dal male. Si dirà, okay, okay, però come la mettiamo con i complotti giudiziari, evocati in passato da Berlusconi?
Ecco complotti giudiziari, non dei "Savi di Davos"... Certo, anche il Cavaliere ha le sue responsabilità, ma era un imprenditore, un uomo d’affari, curava i propri interessi e se la prendeva, non con un nemico occulto, ma con i "magistrati di sinistra": tutto sommato, un politico fin troppo con i piedi per terra. Berlusconi non rappresentava la punta dell' iceberg di un universo di lunatici politici che scorge complotti ovunque e che su queste terreno crede di sapere ciò che sia bene per ogni italiano, da qui all’anno Tremila.
Tra il Cavaliere e gente come Grillo, Casaleggio, Di Maio, Di Battista, eccetera, c’è differenza di specie non di grado. E probabilmente molti italiani non hanno ancora capito. E chissà se capiranno.
Carlo Gambescia