L’Ue all’Italia, il Def non va
Verso una Dresda economica
La
politica va sempre studiata, non
basandosi su ciò che dicono i
politici, ma su ciò che fanno. Attenzione: non però nei termini del moralistico esame delle contraddizioni tra le grande idee morali
declamate e le inevitabili inadempienze fattuali. Dal momento che l’eterogenesi dei fini e l’incompletezza delle azioni umane fanno parte dell’ordine naturale delle società.
L’analisi
deve essere invece più sottile e occuparsi delle giustificazioni delle azioni politiche, economiche, sociali. Ad esempio Hitler voleva la guerra, o
comunque farsi largo a ogni costo tra le altre nazioni. Ebbene, se si vanno a
rileggere le spiegazioni dei suoi colpi di mano negli anni Trenta, si scopre
che, prima e dopo ogni occupazione e invasione, il dittatore si dichiarava un uomo di pace e che il suo unico scopo era il benessere del
popolo tedesco. Insomma, Hitler faceva la guerra, evocando la pace.
C’era
una contraddizione? Sì, ma non riguardava, ripetiamo, il contrasto tra valori e realtà, ma la
giustificazione delle azioni politiche: si evoca la pace, mentre in realtà si vuole fare guerra. Si
potrebbe risalire fino ad Augusto - e
probabilmente ancora più indietro - che sosteneva di difendere le istituzioni repubblicane, mentre in realtà poneva le basi per l’impero.
Quindi,
ora, il meccanismo di analisi dovrebbe essere chiaro.
Lo
stesso metodo, per venire all’attualità,
va esteso alla politica verso l’UE dell’attuale
governo giallo-verde, non nel senso ovviamente che Salvini e Di Maio, vogliano
invadere Bruxelles, bensì in quello che a parole ci si dichiara europeisti, mentre nei fatti si punta allo scontro frontale. Naturalmente, evocando, la difesa del benessere degli italiani, che, come si sottolinea, soltanto in un’altra
Europa, della quale però non si delineano le istituzioni, potrebbe essere realmente garantito.
Il
disegno di Salvini e Di Maio, è quello di uscire dall’euro e dall’UE, e, di
fatto, ce la stanno mettendo tutta (si
pensi solo al Def e alla politiche contro l’immigrazione), però si nascondono
dietro il consueto "paravento" politico. Quale? Che si potrebbe andare d’accordissimo, soltanto se l’Europa cedesse sul riarmo economico dell’Italia. Certo, Hitler, pretendeva più navi, aerei, cannoni e territori da sfruttare,
Salvini e Di Maio si accontentano di più
spesa pubblica e di meno stranieri. Però, la logica politica è la stessa.
Come
finirà?
Il
mondo democratico, allora, fece un passo indietro, sicché Hitler, vinse la pace, per così dire, per poi
perdere l'inevitabile guerra. Salvini e Di Maio, se l’Ue deflettesse, potrebbero anch'essi vincere la pace e perdere, per così dire, la guerra. Per quale ragione? Il lettore prenda fiato: perché, per gli italiani, considerato, il tenore di
vita attuale, abbastanza alto, le conseguenze dell'isolamento economico, frutto avvelenato di una sconsiderata politica nazionalista che, inevitabilmente, di rimbalzo, metterebbe in crisi anche l' Europa, obbligandola, magari dopo aver ceduto, a prendere atto della guerra economica, potrebbero essere più devastanti di quelle subite militarmente dal popolo tedesco.
Anche perché, i mercati, le borse e i cambi non perdonano. Si rischia perciò di andare verso una seconda Dresda, ma economica.
Carlo Gambescia