Il caso Sea Watch
A brigante, brigante e mezzo
Difficile
scoprire, almeno per ora, se la “Capitana” della Sea Watch, Carola Rackete, abbia ordinato o meno la
speronamento del battello della Finanza italiana, ma diamo pure per scontato che la versione vera sia quella del “Capitano”, Matteo Salvini. Insomma, che si sia
trattato di una sfida al potere costituito a colpi di prua...
Quel che però risulta decisivo per capire l'importanza della posta in gioco è rappresentato dalle motivazioni
dello speronamento e della sfida: salvare esseri umani che rischiano di affogare e che il diritto
del mare impone di accompagnare subito nei porti più vicini e sicuri. E l’Italia è tra questi paesi.
Le navi
delle Ong di questo si occupano non
portano droga, armi, eccetera, eccetera, come si vuol far credere. Salvano gente che altrimenti affogherebbe.
Certo, difendono il diritto umanitario, cioè, il nemico
assoluto di tutti i governi nazionalisti. Il che spiega - all'osso - l’origine del contrasto in corso nel Mediterraneo, tra chi ritiene che tutti gli uomini abbiano diritto di non affogare, come Carola Rackete e chi vuole diventino cibo per pesci, come Matteo Salvini.
Da
un lato c’è chi difende la vita di tutti, dall’altro chi discrimina, collegando
il diritto alla vita al diritto di nazionalità. Certo, la Rackete , penetrando nel
porto di Lampedusa, ha rischiato di ferire alcuni finanzieri italiani. Se addirittura ci fossero stati dei morti, avremmo contato le prime vittime di una guerra
dichiarata da Salvini in nome di un
principio razzista.
Pertanto la responsabilità di aver aperto le ostilità è del "Capitano", non della "Capitana", che invece difende tutti gli uomini, non la sola razza bianca.
Pertanto la responsabilità di aver aperto le ostilità è del "Capitano", non della "Capitana", che invece difende tutti gli uomini, non la sola razza bianca.
Inoltre,
essere dalla parte dell’umanità, al di là
della bellezza e nobiltà del principio in sé, significa, di fatto, che un giorno - i famosi corsi e ricorsi della storia - anche gli italiani potrebbero trovarsi in acqua, nel Mediterraneo, bisognosi d’aiuto. E se oggi
vincesse Salvini, toccherebbe ai nostri connazionali, quel maledetto giorno, finire in bocca ai pesci. Questo per capire dove rischia di portarci lo sciagurato principio salviniano del "prima gli italiani"...
Pertanto, chiunque sia dalla parte dell’umanità in
senso transitivo (“che un giorno potrebbe toccare a ognuno di noi”), non può
non schierarsi con la buona battaglia della "Capitana".
Ma
quel mascalzone di Hitler e quel buffone di Mussolini che difendevano gli stessi principi che oggi difende Salvini, come
sono stati sconfitti? Con le carezze? Porgendo l’altra guancia? Per Hitler, con il pieno accordo di
Mussolini, invadere Cecoslovacchia e Polonia
fu sinonimo di difesa dei confini
tedeschi. Due briganti.
E
oggi, chi dichiara di difendere i confini italiani? Quel brigante di Salvini. Chi diffonde l’idea che salvare uomini,
donne e bambini dalla morte per affogamento sia un atto criminale? Quel brigante di Salvini. Chi chiude i porti violando tutte le regole? Quel brigante di Salvini. Chi sta tramutando, a colpi di slogan basati sulla paura, l’Italia in un paese razzista ? Quel brigante
di Salvini.
Purtroppo, se si vuole vincere, a
brigante si deve opporre brigante e mezzo. La Rackete può risultare, come persona, perfino antipatica... Ma erano simpatici i piloti degli aerei alleati che sganciavamo bombe sulle città italiane? No. Però aiutavano l'Italia a liberarsi da un pugno di fanatici. Quindi ben vengano bombe d'acqua della Rackete.
Carlo Gambescia