Bibbiano, destra e sinistra pari sono
Come distruggere il discorso pubblico (e incrementare lo statalismo)
La
vicenda di Bibbiano è un ottimo esempio per capire
fino a qual punto sia giunta la
distruzione del discorso pubblico in Italia. Con discorso pubblico vanno intesi
la forma e i contenuti del confronto politico: forma, rispetto alla civiltà liberale del linguaggio; contenuti, dal
punto di vista della necessaria neutralità affettiva che si richiede ai contendenti.
Diciamo
subito, che sul piano mediatico e politico, la destra ha usato un'inchiesta
giudiziaria, per ora indiziaria, per screditare la sinistra e in particolare il
Partito Democratico, in risposta alle accuse lanciate dalla sinistra sul caso degli ipotetici rubli russi a Salvini, caso esploso più o
meno negli stessi giorni. "Moscopoli", per dirla con "Repubblica".
Per
fare solo un esempio di degenerazione del discorso pubblico, sui Social italiani, non secondi a nessuno nella distruzione della civiltà liberale, spopola l’orribile l’hashtag
“PDofili”…
La
stampa di destra ha approfittato di un caso, che al massimo
potrebbe rinviare a una storia di appalti truccati, per attaccare in nome di una visione mitica
della famiglia, nell’ordine: 1) la psicoterapia infantile progressista; la
teoria del gender, le adozioni gay.
Senza però interrogarsi su quel
veleno ideologico del costruttivismo,
sparso da una cultura statalista che accomuna destra e sinistra. Ci spieghiamo meglio.
La
destra critica l’intromissione nella famiglia delle strutture di assistenza sociale,
non in quanto tale, ma solo perché viziata da idee progressiste. La sinistra a sua volta, usa le strutture
pubbliche, per implementare un progetto sociale, non in linea con l’ideologia
tradizionalista della destra.
In realtà, il vero punto della questione non
è rappresentato da un presunto conflitto ideologico, pur degradato e degradante, ma dalla comune visione - comune a destra e sinistra - circa la bontà presuntiva di una legiferazione a
trecentosessanta gradi e delle conseguenti implementazioni pubbliche o
miste pubblico-privato affidate a specialisti del welfare. E non importa se di destra o sinistra, perché comunque sia, per come vanno le cose italiane, sono forze portatrici di una comune visione, autoritaria e assistenzialistica.
In
realtà, il vero nemico è il costruttivismo legislativo e amministrativo. Semplificando, lo statalismo.
Cosa
vogliamo dire? Che lo stato, oltre a
legiferare il meno possibile, dovrebbe
restare sempre neutrale, lasciando alla
società, dunque ai singoli individui, di
organizzarsi, secondo i propri criteri. Esistono al riguardo, notai, commercialisti,
avvocati, psicologi privati, giurì
d’onore. Insomma, ciò che si chiama
società civile.
Ad
esempio, un fenomeno come le adozioni può essere gestito dai singoli sulla
base di atti privati. Servono denari? Troppi denari? Avere figli non è un diritto sociale. Chi può, se li permette. Chi non può, passa la mano. Addirittura il desiderio di paternità o maternità potrebbe diventare un fattore di mobilità e promozione sociale. Come dire? Ho lavorato tanto e ora posso permettermi dei figli. Giusta ricompensa.
Quanto alla
famiglia può benissimo restare giudice
di se stessa fino a quando non violi il codice
penale. Pertanto controlli ex post, in flagranza di reato, non ex ante a opera di esperti, commissioni, eccetera, in base a presuntive pedagogie tradizionaliste o progressiste.
Naturalmente
le anime belle di destra e sinistra, si interrogheranno scandalizzate sulla
tutela dei più “deboli”. Sui quali, se ci si perdona la caduta di stile,
campano.
Purtroppo,
si tratta, come per tutte le questioni di fondo, politicamente di fondo, nel
caso quella della scelta tra un sistema liberale e un sistema assistenzialista (di
destra come di sinistra), di mettere in
conto il sacrificio di alcuni in nome altri. Così è, la vita non fa sconti. Del resto ogni società ha punti deboli.
I costi dell’assistenzialismo, sotto il profilo della libertà
individuale, sono più alti di quelli del liberalismo. Quindi si tratta di una
scelta obbligata per tutti coloro che amano la libertà. E che, a maggior ragione, non vogliono finire nelle mani degli
specialisti del welfare.
Purtroppo, la libertà ha un prezzo, in termini di rischi
e responsabilità, che per dirla tutta gli italiani non hanno mai voluto
pagare. In Italia, si vuole il
massimo dell’assistenza con il massimo della libertà. Il che non è possibile. E chi dovrebbe spiegarlo agli italiani? Proprio quelle forze di destra e sinistra, che invece fanno orecchie da mercante, vendendo illusioni a colpi di menzogne e insulti reciproci. Distruggendo così quel
poco di tessuto civile e politico liberale, germogliato, come per miracolo, negli ultimi settant’anni.
Che tristezza.
Che tristezza.
Carlo Gambescia
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