A proposito di un articolo di Piero
Visani sulla “guerra ibrida”
Mai giocare con i Servizi
Molto
interessante l’articolo di Piero Visani (nella foto) sulla “vicenda Sea-Watch” come esempio di “ una buona operazione di guerra ibrida”. Visani, da esperto polemologo, riconosce lealmente i meriti, tecnicamente parlando, di una Ong dedita al “traffico umanitario” della “materia prima (migranti)”.
Visani ha ragione, siamo davanti a "un sistema complesso, ricco di sfumature, le cui componenti travalicano nei campi più diversi": cultura, politica, economia, opinione pubblica, calcoli politici, interessi economici.
Però da che punto di vista Visani inquadra la questione? Da quello esclusivo dell’Intelligence. Perché il taglio del suo articolo è da velina interna, molto tecnica, scritta da un ideale e bravo consigliere militare dei Servizi. A “guerra ibrida”, dice Visani, si deve opporre “guerra ibrida”.
Visani ha ragione, siamo davanti a "un sistema complesso, ricco di sfumature, le cui componenti travalicano nei campi più diversi": cultura, politica, economia, opinione pubblica, calcoli politici, interessi economici.
Però da che punto di vista Visani inquadra la questione? Da quello esclusivo dell’Intelligence. Perché il taglio del suo articolo è da velina interna, molto tecnica, scritta da un ideale e bravo consigliere militare dei Servizi. A “guerra ibrida”, dice Visani, si deve opporre “guerra ibrida”.
Certo, per andare subito al nocciolo della questione, lavorare, per usare un eufemismo, per
linee interne, sull’informazione ( e sulla disinformazione) e sulle persone dossierandole (per eventualmente ricattarle, se non peggio), potrebbe evitare in futuro sfide del
genere.
Tuttavia, il problema è che una volta passata la palla ai Servizi - e l’Italia degli anni Sessanta-Settanta del Novecento ne sa qualcosa - si rischia di perdere di fatto qualsiasi controllo, per usare un linguaggio gradito a Visani, sull’ “utilizzatore finale” delle attività di disinformazione e dossieraggio.
Tuttavia, il problema è che una volta passata la palla ai Servizi - e l’Italia degli anni Sessanta-Settanta del Novecento ne sa qualcosa - si rischia di perdere di fatto qualsiasi controllo, per usare un linguaggio gradito a Visani, sull’ “utilizzatore finale” delle attività di disinformazione e dossieraggio.
Pertanto,
di “guerre ibride”, se non nel caso in cui il nemico sia inequivocabile, condiviso, indiscutibile, dai contorni politici netti, sarebbe meglio non parlare. Anche se, ripeto,
l’approccio di Visani, tecnicamente parlando,
non fa una piega. Tuttavia, quel che va bene per la guerra segreta al fondamentalismo
islamista, rischia di non andare bene
per quella - semplificando - al fondamentalismo umanitario. Perché
potrebbe favorire - semplificando - confuse derive di tipo libanese, visto che Visani, tra l’altro, cita Hezbollah, struttura però "politico-militar-culturale". Un'organizzazione che prima si è nutrita e poi ha distrutto il Libano, un tempo, laico, pacifico e pluralista, nonché, quando si dice, il caso, crocevia di spie internazionali, negli anni della Guerra Fredda e dopo.
Ovviamente, conosco e apprezzo il realismo politico, anche nei suoi lati più
spietati. Però cum grano salis. Insomma, mai giocare o comunque confidare troppo nei Servizi.
Il
punto è che quando, politicamente parlando, la materia è magmatica e al tempo stesso altamente divisiva, come nel caso degli
sbarchi, e il quadro politico, di
conseguenza, tagliato per linee interne e trasversali (giudici contro giudici, governo contro governo, associazioni
contro associazioni, e così via), qualsiasi forma di
“guerra ibrida” rischia di innescare dinamiche segrete e
strumentali da micro-guerre civili, di
tutti contro tutti. E l’Italia ne sa
qualcosa. Se i nostri Servizi non hanno funzionato in chiave coesiva quando il mondo era diviso in due
blocchi, figurarsi oggi…
Della
questione Sea-Watch, mi sono occupato anch'io, schierandomi apertamente dalla parte di Karola. La mia posizione, pubblica e dichiarata, rinvia
senza mezzi termini a una scelta
legata ai valori, valori liberali per l’esattezza. Quindi, o di qua o di là. E alla luce del sole (**).
In
certe situazioni, quando, al di là dei
micro-conflitti virtuali o reali, sono
in gioco valori di fondo, valori di civiltà, è preferibile alla guerra
ibrida via Servizi, la guerra vera e
propria. Senza cincischiare troppo:
errore commesso dalle democrazia liberali, tra le due guerre, che, per
un bel pezzo, si illusero sulle pacifiche intenzioni di Hitler e Mussolini e sulla possibilità che il dittatore tedesco combattesse Mosca in conto terzi.
Perciò,
il ricorso ai Servizi può essere molto pericoloso. Soprattutto se manca una chiara visione
politica su ciò che bene e su ciò che è
male. Ovviamente, in funzione dei valori sui quali sono fondate le nostre
democrazie liberali post 1945.
Naturalmente,
se non si è digerita “quella” sconfitta,
e si è in cerca di rivincite, inutile
discutere. Ma una cosa è certa, non saranno i Servizi a salvarci dagli sbarchi. Nel bene come nel male.
Carlo Gambescia
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