Salvini e l’oro (nero) di Mosca
"Ahi serva Italia, di dolore ostello"…
Qual
è la tragedia ( o meglio tragicommedia...) di tutti i movimenti nazionalisti? Che se vogliono vincere devono darsi una regolata, vendendosi, sottotraccia o meno, a qualche potenza economica interna, alla
quale piace il protezionismo. Oppure esterna, perché l’autarchia pura non esiste e gli alleati
fanno sempre comodo. Insomma, serve sempre qualcuno
che paghi le spese, italiano o meno. Tutto fa brodo.
Maurras, "nazionalista integrale", finì "collaborazionista" tra le
braccia di Hitler. I nazionalisti italiani in quelle dell’industria pesante. Molti movimenti di liberazione nazionale del secolo scorso finirono nel libro paga di sovietici e cinesi, come l’ultranazionalista
Vietnam di Ho Ci Minh. Stesso discorso
per Cuba.
Pertanto, nessuna sorpresa davanti alla notizia sui presunti (per ora) soldi provenienti da Mosca intascati dalla "sovranistissima" Lega. Parliamo della Russia, potenza straniera già
foraggiatrice di altri gruppi nazionalisti europei, tramite
traffici economici legati alla vendita del suo oro nero. Petrolio non olet.
Comunque sia, il vero punto è che non esiste alcun nazionalismo fai da te. O
se esiste, esiste solo per coloro che credono alle balle populiste e sovraniste. Del resto, come c'era da aspettarsi, i giornali di destra hanno oscurato o minimizzato la notizia (2). Che dire? Ottimo
esempio in carta stampata del salviniano “Prima
gli Italiani". Purtroppo, e per ora solo a titolo di curiosità, va detto che la stessa stampa di destra che oggi lo difende, ai tempi della Guerra Fredda avrebbe subito definito Salvini “servo di Mosca”.
E tale è, almeno a nostro avviso. "Ahi
serva Italia, di dolore ostello”/ nave senza nocchiere in gran tempesta/ non donna di provincie, ma bordello"…
Carlo Gambescia