Le nomine europee secondo Franco
Battiato
Italia, senza un centro di gravità
permanente…
In
politica a ogni azione segue una reazione. E per parare i colpi, per dirla con il geniale Franco Battiato, serve un centro
di gravità permanente. Mescolando scienza politica ed esoterismo canoro, occorre qualcosa che non ci faccia mai cambiare idee sulle cose e sulla gente…
Qualcosa che c’è o non c’è. Per
l’Italia, al momento, non c’è.
Ecco il senso politico delle nomine europee,
che vedono socialisti e popolari, pur in calo ma forti dell’asse
franco-tedesco, fare man bassa di nomine prestigiose. Tutto
il fumo intossicante di Salvini e Di Maio ha portato all’isolamento
dell’Italia. Che fluttua, senza timone, senza un centro di gravità permanente: dall'idea europea all'idea di libertà. Si flirta con dittatori, o aspiranti tali, comportandosi da prepotenti con i deboli a mollo nelle acque del Mediterraneo.
Un
isolamento isterico e autoritario, controproducente, che ci siamo autoimposti e che potrebbe vedere - colmo dell'ironia - addirittura un odiato pidiota
(termine caro a sovranisti e populisti), come Sassoli, papparsi la Presidenza del Parlamento
Europeo.
In
politica come in guerra, conta la forza effettiva, non le chiacchiere. Conta la capacità di piegare
realmente l’avversario ai propri voleri,
capacità che rinvia al possesso di risorse politiche, relazionali
ed economiche da gettare sulla bilancia del conflitto. E quando non c’è questa forza, bisogna fare un passo
indietro. Altrimenti, per il gioco della azioni-reazioni si finisce male. Di qui, l'importanza di un centro di gravità permanente, dettato da valori e interessi duraturi. Serietà e prudenza, non il piglio buffonesco di Salvini e Di Maio.
Ora,
sul piano politico, l’Italia, con la scelta degli sgarbi quotidiani, si è guadagnata la disistima di Francia e
Germania, due avversari (oggi) che, vista l’impossibilità di batterli (ieri), sarebbe stato preferibile mantenere come nostri amici e alleati (per sempre, o quasi), viste le comuni tradizioni europee ed europeistiche. E noi invece
che facciamo? Raccogliamo allegramente e tiriamo ortiche per le strade di Pechino…
Su quello economico, con la rivendicazione dei buchi di bilancio, si è messa
in discussione, e pesantemente, la credibilità italiana, oltre, che -
in modo ridicolo - la scienza
economica, perfino contabile.
Sul piano relazionale, infine, abbiamo fatto in modo e maniera di ritrovarci in compagnia di furbi contrabbandieri macedoni (o quasi), sempre pronti a tradirci, come sembra sia andata, con quelli di Visegrad, anche in occasione di queste nomine.
Sul piano relazionale, infine, abbiamo fatto in modo e maniera di ritrovarci in compagnia di furbi contrabbandieri macedoni (o quasi), sempre pronti a tradirci, come sembra sia andata, con quelli di Visegrad, anche in occasione di queste nomine.
Sullo
sfondo, attenzione, di pericolose e
scombinate amicizie cinesi, russe e trumpiane.
Insomma, in Europa recitiamo ufficialmente, per citare ancora Battiato, la parte di quelli vestiti come bonzi per entrare a corte
degli imperatori della dinastia Ming…
Siamo ormai privi di un centro di gravità permanente, che difficilmente ritroveremo. Vogliamo uscire dall’Europa, senza però sapere con chi andare. Il rischio è quello di perdere i vecchi
alleati senza acquistarne di nuovi. Non abbiamo forza né rigore politico. Siamo nelle mani di due pagliacci, come
Salvini e Di Maio, che sembrano amare i cori russi e cinesi, ma anche la musica
finto rock, la new wave italiana, il free jazz punk inglese e la nera africana
(ma a casa loro…).
Intanto però, una vecchia bretone con un ombrello
di carta di riso e canna di bambù… Pardon, parigina… In compagnia di Gesuiti euclidei. Pardon, euclidei e tedeschi…
Carlo Gambescia