sabato 6 luglio 2019

Sbarchi
Salvini si fermi  prima che sia troppo tardi…



Abbiamo fatto un sogno.  Che Salvini invece di  rilanciare, atteggiarsi a  fascista e difensore del sacro suolo,  all’improvviso decide  di accogliere, senza se e senza ma,  chi  rischia di affogare nel Mediterraneo   pur di scappare dalla guerra  e  dalla  fame. 

Certo, è un sogno.  Salvini  è ormai conosciuto (e purtroppo apprezzato) come il primo esponente di una destra con la bava alla bocca  dagli inquietanti risvolti antropologici.  Però, sognare tutto questo non significa avere il cuore tenero.  Si chiama realismo politico.  E consiste in questo: se non si può sconfiggere il nemico, se non tradendo qualsiasi principio di umanità (tradimenti che poi finiscono nei libri di storia e bruciano anime e cervelli), lo si deve anticipare, fare nostre, magari modificando qui e là, le sue idee. 
Al punto in cui siamo,  il braccio di ferro di Salvini  con le navi  Ong, che di giorno in giorno sembra salire di livello,  rischia veramente di essere controproducente per l’immagine dell’Italia, ridotta a una specie di succursale del Terzo Reich,  e soprattutto  per l’acceso clima da  guerra intestina che pare ormai  regnare tra gli italiani. 

Bismarck, che era un conservatore a tutto tondo, capì che era inutile contrastare il movimento operaio con  misure militari  di emergenza, e così preferì togliere il terreno (di scontro) sociale da  sotto i  piedi  dei rivoluzionari, introducendo una  legislazione sociale modello. La Germania decollò.
Giolitti,  liberale, ma non rivoluzionario,  capì al volo  che con i cannoni di Bava Beccaris puntati contro gli operai  non si andava da nessuna parte, e favorì misure sociali, rappresentanze sindacali, riforme economiche. L’Italia decollò.

Dietro Bismarck  e Giolitti si ergeva  una visione unitaria della Germania e dell’Italia. E non una destra divisiva con la bava alla bocca. Tutti e due avevano capito benissimo  che sulle fratture ideologiche e le divisioni politico-sociali  non si poteva costruire  nulla. Anzi, che mettendosi  su quella strada, ci si incamminava  verso  guerre civili  e  rivoluzioni. Aurea regoletta che vale tuttora. 

In Italia, a fare il primo passo, potrebbe   essere proprio  la destra, dando così una lezione di tolleranza, democrazia e libertà, a una sinistra, che sembra non voler mollare la presa, anche perché aggredita su valori di tolleranza e umanità  che sono patrimonio di tutti. Di qui, il suo sentirsi giustamente dalla parte della ragione.  Quindi  difficilmente farà un passo indietro. 
In politica, si vince captando, magari con qualche correzione, le ragioni dell’avversario. Incaponirsi su una linea sbagliata e controproducente  può essere nocivo, per dirla tutta, anche dal punto di vista della conservazione del potere.  Salvini, mutando linea forse perderebbe qualche voto, ma potrebbe guadagnarne molti altri,  favorendo la nascita di una nuova immagine di sé come saggio statista. Ne guadagnerebbero lui e  l’Italia, meno pericolosamente divisa,   nonché  quei poveretti che rischiano di affogare nel  Mediterraneo. E  infine,  a vincere sarebbe la bellezza del mondo.  Perché tendere la mano a chi sta   per annegare  è parte integrante di quella bellezza.
Salvini si fermi  prima che sia troppo tardi. Lasci che il nostro sogno divenga realtà...


Carlo Gambescia