Vite spezzate…
Il male nel privato ha sempre nome e cognome
Un
caro amico, sfogandosi, mi raccontava le sue vicissitudini giudiziarie post-matrimoniali. Stessa cosa una cara amica.
Due vite spezzate.
Di
regola, si tratta di pendenze
economiche, di vite stravolte dal denaro trasformato nella classica
pallottola in canna. Si spara
sulla vita altrui, ma come al rallentatore, secondo i tempi di una giustizia
che vive di rinvii e perciò,
paradossalmente, di morti civili diluite nel tempo.
Spesso
ci si interroga sulla natura del male nel mondo: guerre, epidemie, terremoti,
eccetera, eccetera. Non si trova risposta. O la si trova secondo il credo.
Sul
piano privato che cos’è il male? Una
malattia improvvisa? La perdita di una persona cara? Un matrimonio fallito? Difficile
costruire la scala del male e del
dolore. La sofferenza è soggettiva non si comunica. L’ empatia passa, il dolore
resta.
Però,
ecco il punto: di sicuro, soprattutto
sul piano privato, è più semplice
individuare il colpevole… O per dirla in modo letterario, l’Angelo del Male.
Se
sul piano pubblico gli storici si azzuffano, su quello privato - tra persone un tempo amanti - è più facile:
il male rimanda allo stravolgimento della vita, al peggioramento della sua qualità per una delle persone travolte dalla guerra civile
giudiziaria. Anche se molto spesso la vita peggiora per tutte e due. Ma, come pare, l’odio ha le sue ragioni, Dal momento che, di
regola, una delle parti, per dirla con il linguaggio degli avvocati, non vuole fermarsi, nonostante l’ eruzione di ordinanze, rinvii e sentenze. Eruzione che distrugge
le altrui vite.
Di
conseguenza, chi persiste al di là di ogni ragionevole odio, può essere individuato come il responsabile del male recato.
Essere
il male, commettere il male, significa cambiare, e in peggio, la vita di una persona.
Cambiarne il corso, o prosciugarne le acque vitali, come si fa con i fiumi. E peggiorarla al prezzo di peggiorare,
rovinare la propria è un atto suicida: di autoannientamento morale.
Può
sembrare banale, ma è così. Il male privato è molto più stupido di quello pubblico. Però, a differenza di quest'ultimo, ha sempre nome e cognome.
Carlo Gambescia