mercoledì 10 luglio 2019

Vite spezzate…
Il male nel privato ha  sempre nome e cognome



Un caro amico, sfogandosi, mi raccontava le sue vicissitudini giudiziarie  post-matrimoniali. Stessa cosa una cara amica.  Due vite spezzate.   
Di regola,  si tratta di pendenze economiche,  di  vite stravolte dal denaro   trasformato  nella classica  pallottola in canna.  Si spara sulla vita altrui, ma come al rallentatore, secondo i tempi di una giustizia che vive di rinvii e  perciò, paradossalmente, di morti civili diluite nel tempo.  
Spesso ci si interroga sulla natura del male nel mondo: guerre, epidemie, terremoti, eccetera, eccetera. Non si trova risposta. O la si trova secondo il credo.   
Sul piano privato che  cos’è il  male?  Una malattia improvvisa?  La  perdita di una persona cara?  Un matrimonio fallito?   Difficile costruire la  scala del male e del dolore. La sofferenza è soggettiva non si comunica. L’ empatia passa, il dolore resta.    
Però, ecco il punto:  di sicuro, soprattutto sul piano privato,  è più semplice individuare il colpevole… O per dirla in modo letterario, l’Angelo del Male.  
Se sul piano pubblico gli storici si azzuffano, su quello privato -  tra persone un tempo amanti -  è più facile:  il male rimanda allo stravolgimento della vita,  al peggioramento della sua qualità per una delle  persone travolte dalla guerra civile giudiziaria. Anche se  molto spesso la vita  peggiora per tutte e due.  Ma, come pare,  l’odio ha le sue ragioni, Dal momento che, di regola,  una delle parti, per dirla con il linguaggio degli avvocati,   non vuole fermarsi,  nonostante l’ eruzione di ordinanze, rinvii e sentenze. Eruzione che distrugge le altrui vite.
Di conseguenza, chi persiste al di là di ogni ragionevole odio,  può essere individuato come il responsabile  del  male recato.    
Essere il  male, commettere il male, significa  cambiare, e in peggio, la vita di una persona. Cambiarne il corso, o prosciugarne le acque vitali,  come si fa con i fiumi.  E peggiorarla al prezzo di peggiorare, rovinare la propria è un atto suicida: di autoannientamento morale.
Può sembrare banale, ma è così. Il male privato è molto più stupido di quello pubblico. Però, a differenza di quest'ultimo,  ha sempre nome e cognome.

Carlo Gambescia