domenica 21 luglio 2019

Paolo  Borsellino, Emanuela Orlandi, Francesco Borrelli
Il lato oscuro  del potere immaginativo



Tra le   grandezze  e miserie  dell’uomo  c’è   il potere dell’immaginazione, o immaginativo.  Si potrebbe ricostruire la storia dell’umanità usando come filtro  la  potenza delle idee quale forza trasformatrice della realtà,  nel bene e nel male.  Ciò significa che esiste un lato oscuro del potere immaginativo.  Come del resto  uno positivo. Si pensi alla forza dell'immaginazione  alla base di importanti invenzioni e  scoperte, scientifiche e artistiche.
Tuttavia, il potere dell’immaginazione, come  continua ricostruzione della realtà  rende l’uomo imprevedibile, e di conseguenza pericoloso proprio a causa della sua imprevedibilità. Un fenomeno amplificato dagli effetti di ricaduta, altrettanto imprevedibili, delle azioni sociali, individuali e collettive.   Effetti, sui quali va a sovrapporsi, l’ulteriore, e imprevedibile effetto, di un potere immaginativo, che  prova a interpretare, gli effetti di ricaduta, attivando  una  vera e propria spirale immaginativa.
Dicevamo della pericolosità. Come prevedere, al di là della ripetitività di alcune costanti o forme metapolitiche, i contenuti dell’immaginazione e la spirale degli effetti di ricaduta? 
Si pensi  al trattamento immaginativo di  vicende,  proprio oggi riportate e discusse sui mass media: dal chimerico immaginario mafio-politico sorto intorno al sacrificio di Borsellino (e Falcone),   alla incredibile mitopoiesi, con ultimi accenti gotici, sviluppatasi intorno al caso Orlandi,  fino all'epico Trono di Spade  Tangentopoli e post-Tangentopoli.   Queste vicende, dicevamo,   non sono che una prova del potere dell’immaginazione e dei suoi imprevedibili effetti di ricaduta. 
Ragioniamo.  La vicenda Borsellino, presentatasi come  un’occasione per fare giustizia, si è trasformata in un  regolamento di conti, a colpi di fantastiche derivazioni (per dirla con Pareto) tra e dentro le varie istituzioni. La vicenda Orlandi, nata dalla umanissima richiesta della famiglia di fare luce sulla scomparsa di Emanuela,  si è tramutata nel  tempesta-complotto perfetta in chiave anticlericale e anticapitalista. Tangentopoli,  inchiesta giudiziaria  nata per fare pulizia in politica, si è metamorfizzata negli urlanti processi  permanenti,  mediatici e di piazza,  a tutto e tutti.


Sicché, la società liberale  ha prodotto il suo contrario. Cosa vogliamo dire?  Che il potere dell’ immaginazione, coadiuvato nel tempo dal potente veicolo dei Social, ha  dato vita - cosa che nessuno poteva prevedere  -  al fenomeno populista, nei suoi diversi aspetti antipolitici, giustizialisti, antiliberali.
E come? Attraverso il cattivo uso del potere dell’immaginazione. Un fenomeno sociale che si estrinsecato mediante la creazione di figure leggendarie: il Carabiniere Mafioso, il Prete Affarista, il Deputato Corrotto.  Attenzione, il punto della questione  non è rappresentato dall’esistenza o meno di singole persone concrete, mafiose, affariste, corrotte, ma dalla categorizzazione  mitica di una figura idealtipica che finisce per riassumere  in sé, a furor di popolo,   la natura del capro espiatorio.
Di conseguenza, oggi,   secondo l’immaginario collettivo,  tutti i  carabinieri  sono inevitabilmente mafiosi, tutti  i preti affaristi, tutti i politici corrotti. Tuttavia, la logica sociale insegna, che  se tutti sono retrocessi a  mafiosi, affaristi e corrotti,  si cade nel  vago,  nell'indistinto, in ciò che è  né  vero né falso. Insomma, nell'indeterminato.
Qui, a Roma,  se ci passa la caduta di stile, si dice "buttarla in caciara".  Il che però significa che, nella terra di nessuno del populismo, autentico regno del post hoc ergo propter hoc (dell'ultima uscita mediatica che diventa causa delle successive), si può impunemente continuare ad accusare e delegittimare chiunque porti un uniforme, una tonaca, eccetera, eccetera, producendo anomia sociale e politica in quantità industriale.
Si poteva evitare tutto ciò? Difficile dire.  Il punto non è rappresentato dal tasso reale  di corruzione,  ma dal tasso di  corruzione percepito  attraverso il potere immaginativo.  Di qui, l’imprevedibilità degli esiti di qualsiasi azione sociale, individuale come collettiva, anche se  - semplificando -   a fin di bene.

L’unico ostacolo al potere immaginativo  potrebbe essere  quello di ridurne il ruolo  in politica puntando su un approccio razionale, che però  ha i suoi rischi, perché rinvia ai pericoli del costruttivismo sociale. Ossia a  un eccesso di razionalità sociale e politica che rischia di  conculcare, in nome di una razionalità superiore, la libertà individuale.  
Naturalmente, non esiste cosa peggiore, come accaduto in Italia (e purtroppo altrove), di una classe politica  capace di rinunciare  totalmente alla politica razionale, per inseguire o addirittura favorire miti e leggende politiche. Il pensiero immaginativo, nella sua forma mitica, è quanto di più pericoloso sia dato in politica.
E ne stiamo pagando le conseguenze.

Carlo Gambescia