Paolo Borsellino, Emanuela Orlandi, Francesco
Borrelli
Il lato oscuro del potere immaginativo
Tra
le grandezze e miserie dell’uomo
c’è il potere
dell’immaginazione, o immaginativo. Si potrebbe
ricostruire la storia dell’umanità usando come filtro la
potenza delle idee quale forza trasformatrice della realtà, nel bene e nel male. Ciò significa che esiste un lato oscuro del potere immaginativo. Come del resto uno positivo. Si pensi alla forza dell'immaginazione alla base di importanti invenzioni e scoperte, scientifiche e artistiche.
Tuttavia, il
potere dell’immaginazione, come continua
ricostruzione della realtà rende l’uomo
imprevedibile, e di conseguenza pericoloso proprio a causa della sua
imprevedibilità. Un fenomeno amplificato dagli effetti di ricaduta, altrettanto
imprevedibili, delle azioni sociali, individuali e collettive. Effetti, sui quali va a sovrapporsi, l’ulteriore, e
imprevedibile effetto, di un potere immaginativo, che prova a interpretare,
gli effetti di ricaduta, attivando una vera e propria spirale immaginativa.
Dicevamo
della pericolosità. Come prevedere, al di là della ripetitività di alcune
costanti o forme metapolitiche, i contenuti dell’immaginazione e la spirale
degli effetti di ricaduta?
Si pensi al trattamento immaginativo di vicende, proprio oggi riportate e discusse sui mass media: dal chimerico immaginario mafio-politico sorto intorno al sacrificio di Borsellino (e Falcone), alla incredibile mitopoiesi, con ultimi accenti gotici, sviluppatasi intorno al caso Orlandi, fino all'epico Trono di Spade Tangentopoli e post-Tangentopoli. Queste vicende, dicevamo, non sono che una
prova del potere dell’immaginazione e dei suoi imprevedibili effetti di
ricaduta.
Ragioniamo. La
vicenda Borsellino, presentatasi come un’occasione per fare giustizia, si è
trasformata in un regolamento di conti, a colpi di fantastiche derivazioni (per dirla con Pareto) tra e dentro le varie istituzioni. La vicenda Orlandi, nata dalla umanissima richiesta
della famiglia di fare luce sulla scomparsa di Emanuela, si è tramutata nel tempesta-complotto perfetta in chiave anticlericale e anticapitalista.
Tangentopoli, inchiesta giudiziaria nata per fare pulizia in
politica, si è metamorfizzata negli urlanti processi permanenti, mediatici e di piazza, a tutto e
tutti.
Sicché, la società liberale ha prodotto il suo
contrario. Cosa vogliamo dire? Che il potere dell’ immaginazione, coadiuvato nel tempo dal potente veicolo dei Social, ha dato vita - cosa che nessuno poteva prevedere - al fenomeno populista, nei suoi diversi aspetti antipolitici, giustizialisti, antiliberali.
E come? Attraverso il cattivo uso del potere dell’immaginazione. Un fenomeno sociale che si estrinsecato mediante la creazione di figure leggendarie: il Carabiniere Mafioso, il Prete Affarista, il Deputato Corrotto. Attenzione, il punto della questione non è rappresentato dall’esistenza o meno di singole persone concrete, mafiose, affariste, corrotte, ma dalla categorizzazione mitica di una figura idealtipica che finisce per riassumere in sé, a furor di popolo, la natura del capro espiatorio.
Di conseguenza, oggi, secondo l’immaginario collettivo, tutti i carabinieri sono inevitabilmente mafiosi, tutti i preti affaristi, tutti i politici corrotti. Tuttavia, la logica sociale insegna, che se tutti sono retrocessi a mafiosi, affaristi e corrotti, si cade nel vago, nell'indistinto, in ciò che è né vero né falso. Insomma, nell'indeterminato.
Qui, a Roma, se ci passa la caduta di stile, si dice "buttarla in caciara". Il che però significa che, nella terra di nessuno del populismo, autentico regno del post hoc ergo propter hoc (dell'ultima uscita mediatica che diventa causa delle successive), si può impunemente continuare ad accusare e delegittimare chiunque porti un uniforme, una tonaca, eccetera, eccetera, producendo anomia sociale e politica in quantità industriale.
E come? Attraverso il cattivo uso del potere dell’immaginazione. Un fenomeno sociale che si estrinsecato mediante la creazione di figure leggendarie: il Carabiniere Mafioso, il Prete Affarista, il Deputato Corrotto. Attenzione, il punto della questione non è rappresentato dall’esistenza o meno di singole persone concrete, mafiose, affariste, corrotte, ma dalla categorizzazione mitica di una figura idealtipica che finisce per riassumere in sé, a furor di popolo, la natura del capro espiatorio.
Di conseguenza, oggi, secondo l’immaginario collettivo, tutti i carabinieri sono inevitabilmente mafiosi, tutti i preti affaristi, tutti i politici corrotti. Tuttavia, la logica sociale insegna, che se tutti sono retrocessi a mafiosi, affaristi e corrotti, si cade nel vago, nell'indistinto, in ciò che è né vero né falso. Insomma, nell'indeterminato.
Qui, a Roma, se ci passa la caduta di stile, si dice "buttarla in caciara". Il che però significa che, nella terra di nessuno del populismo, autentico regno del post hoc ergo propter hoc (dell'ultima uscita mediatica che diventa causa delle successive), si può impunemente continuare ad accusare e delegittimare chiunque porti un uniforme, una tonaca, eccetera, eccetera, producendo anomia sociale e politica in quantità industriale.
Si
poteva evitare tutto ciò? Difficile
dire. Il punto non è rappresentato dal tasso reale di corruzione, ma dal tasso di corruzione percepito attraverso il potere immaginativo. Di qui, l’imprevedibilità degli esiti di
qualsiasi azione sociale, individuale come collettiva, anche se - semplificando - a fin di bene.
L’unico
ostacolo al potere immaginativo potrebbe essere quello di ridurne il ruolo in politica puntando su un approccio
razionale, che però ha i suoi rischi, perché
rinvia ai pericoli del costruttivismo sociale. Ossia a un eccesso di
razionalità sociale e politica che rischia di conculcare, in nome di
una razionalità superiore, la libertà individuale.
Naturalmente, non esiste cosa peggiore, come accaduto in Italia (e purtroppo altrove), di
una classe politica capace di rinunciare totalmente alla politica razionale, per inseguire o
addirittura favorire miti e leggende politiche. Il pensiero immaginativo,
nella sua forma mitica, è quanto di più pericoloso sia dato in politica.
E
ne stiamo pagando le conseguenze.
Carlo Gambescia