martedì 23 luglio 2019

Governo Pd-M5s
Perché no?



In sé  le cicliche  chiacchiere  sui complicati rapporti tra Lega e  Movimento Cinque stelle non sono molto interessanti. Però da una rottura, qualora si verificasse,  potrebbero aprirsi prospettive interessanti per portare fuori l’Italia dalla  palude  populista e  dalla melma  fascistoide del  "né destra né sinistra", tornato tristemente di moda.  E soprattutto per uscire  dall’isolamento internazionale, con sponda filo-russa,  in cui ci troviamo.    

Va subito notato che la comune impostazione politica populista, interna al governo giallo-verde,  trova  il suo punto di maggior contrasto nella questione immigrati.  
La posizione di Luigi Di Maio, per non parlare di figure molto seguite come  Di Battista e Fico, è più vicina alle tesi umanitarie di Zingaretti che alle posizioni razziste di Salvini.  Quindi la questione immigrati potrebbe rappresentare, in caso di crisi di governo,  il trait d’union  politico, di alto profilo per l'elettore medio di sinistra, per giungere a un’alleanza di fine legislatura tra Partito Democratico  e Movimento Cinque Stelle.  Va anche sottolineato che su tutto il resto (dalle autonomie  alla riforma fiscale e alle ricette economiche, più o meno interventiste) le rispettive posizioni non sono poi così lontane. Resterebbe invece  il nodo Ue.  Benché  il voto pentastellato in favore di Sassoli  adombri   un inizio di  evoluzione nella direzione di  un atteggiamento più soft  verso l’Europa.
Qualche conto.   In Parlamento,  la maggioranza necessaria è di 316. Il M5s enumera  216 eletti, il Pd 111. Insieme arriverebbe a quota 327. Maggioranza, se  non solida, potabile...
Al Senato  la maggioranza necessaria è di 161. Il M5s  ha 106 eletti, il Pd 52. Insieme giungerebbero a 158 voti. Ne mancherebbero tre. Voti che però si possono trovare...
Il vero ostacolo  alla nascita  di  un governo Pd-M5s, tra l'altro non sgradito al Presidente Mattarella, è rappresentato  dall’ atteggiamento dei renziani, che potrebbero far mancare i voti necessari, come si intuisce da alcune dichiarazioni.  Renzi invece di chiudersi in difesa, dovrebbe riflettere sul futuro dell'Italia. E sulla necessità di recuperare il M5s puntando sulla anima di sinistra del movimento pentastellato,  che può piacere o meno, ma che è necessaria  alla stabilizzazione del quadro politico. E dunque all'Italia. 

Renzi, metta da parte  l'idea di un micro-partito di centro-sinistra con pochi elettori, dimentichi gli  insulti pentastellati, spesso volgari e ingiustificati,  e punti sulla   possibilità ricompositiva del quadro politico italiano in una destra e in una sinistra normali, o quasi.  Ma anche sulla  possibilità di riunificazione politica del  Pd intorno a un programma riformista  ed europeista, all'inizio più spostato a sinistra,  ma che nel tempo si potrà  riequilibrare.
Il suo - di Renzi -   può diventare  un atto di realismo politico, che in futuro potrebbe favorirne la  “reconquista”  del Partito democratico.  E nell’immediato potrebbe rafforzare la sua capacità di condizionare Zingaretti, ma all’interno del partito  e nel quadro di un’alleanza Pd-M5s,  dove il Pd potrebbe svolgere il ruolo  del Pigmalione politico verso i modi rozzi e l’incultura economica pentastellate.  Una vera sfida, insomma.    
In politica -  è bene che Renzi lo ricordi -   come nel calcio, restare in panchina  è perfettamente inutile. Bisogna giocare, sempre.  E al meglio, anche quando le condizioni sono difficili. I campioni, se veramente tali, non si  fermano mai:   né davanti alla pioggia,  né davanti a un avversario  più forte.
Del resto è interesse comune del Pd come del M5s evitare, per ora, le elezioni,  perché  l’unico a guadagnare sarebbe Salvini. Che invece va logorato, prima al governo, come in qualche misura sta accadendo,  e poi all’opposizione, dove i suoi  toni estremisti, se sapientemente contrastati, anche con l’aiutino dei mass media e della società civile,  potrebbero far mancare  il consenso  dei moderati. Ovviamente, non va esclusa neppure la prospettiva  che  la radicalizzazione destra-sinistra  possa far aumentare i voti di Salvini.  
Si tratta in fondo di una scommessa politica.  Che però rimanda alla fondamentale ricomposizione del quadro politico tra destra e sinistra:  un bel  passo   avanti rispetto alla palude populista, razzista e fascistoide in cui siamo finiti.  Le  sabbie mobili nelle quali  l’Italia  sta sprofondando.
Zingaretti e Renzi,   Di Maio  e lo  stato maggiore di Cinque Stelle avranno la maturità di capire l’importanza della posta in gioco?  Che si chiama bene dell'Italia? 

Carlo Gambescia