A proposito di liberalismo e società
aperta
Corrado Ocone "liberale per Salvini"?
Stimo
Corrado Ocone ( a sinistra nella foto) . E lo leggo sempre con interesse. Ignoro però
se Sofia Ventura, già vicina sebbene per l’espace d’un matin alla
finiana fondazione Fare Futuro, nel suo
articolo su “L’ Espresso”, abbia proprio evocato la figura di Ocone a proposito dei “liberali immaginari per Salvini”.
I
quesiti trasversali alla Camilleri non mi appassionano. Devo però dire che
neppure la risposta di Ocone, per così dire presuntiva, uscita
su “Formiche” mi ha convinto (*).
Intanto,
perché anch’io sono un liberale passato
per Fini (scrivevo sul “Secolo
d’Italia” targato Perina e Lanna), e,
per inciso, non posso non ribadire, per
conoscenza diretta, che quella destra, al di là dei destini individuali dei direttori
dell’epoca, di liberale aveva poco o
nulla. Fu una pioggerellina estiva subito evaporata a terra. Oggi, basta sfogliare il "Secolo” per notare che si fa la lezione a Salvini. Ma, attenzione, dal punto di vista della purezza
neofascista. Insomma, indietro tutta.
E
qui vengo al Capitano che invece non ha un passato neofascista. Però, ecco ciò che sfugge a Ocone, Salvini
si nutre ( e nutre i sodali) di una
concezione della politica di tipo
populista. Che è l’esatto contrario della
visione liberale, comunque la si intenda (come sfida, intellettuale o meno). E non solo, come vedremo più avanti.
Il Salvini-Pensiero oppone all’individuo, da un punto di vista maggioritario e sovranista, l’idea olista di nazione sociale. Per il Capitano il popolo sovrano ha sempre la meglio, o comunque deve avere la meglio, sull’individuo.
Il Salvini-Pensiero oppone all’individuo, da un punto di vista maggioritario e sovranista, l’idea olista di nazione sociale. Per il Capitano il popolo sovrano ha sempre la meglio, o comunque deve avere la meglio, sull’individuo.
A
questo lato ideologico vanno sommate alcune qualità caratteristiche dell’uomo: il rozzo pragmatismo, il fiuto plebeo per il ventre del popolo, una capacità non comune di cavalcare i media.
Un mix di olismo e di candida brutalità che, seppure in sedicesimo ( per ora), non può non ricordare un altro dannoso Cesare del secolo scorso. In camicia nera.
Un mix di olismo e di candida brutalità che, seppure in sedicesimo ( per ora), non può non ricordare un altro dannoso Cesare del secolo scorso. In camicia nera.
Insomma,
l’antropologia salviniana, soprattutto come possibile e diffuso modello sociale di riferimento, è veramente minacciosa. Non solo per le
istituzioni politiche della liberal-democrazia, come sembra sostenere Sofia Ventura,
ma per la società aperta in quanto tale.
Metodologicamente parlando, l’antropologia salviniana si fonda sul criterio dell’infalsificabilità,
per dirla con Popper. O se si
preferisce, per citare Cassirer, sul
pensiero mitico. Salvini è il classico profeta armato, per ora in fieri, della società chiusa.
Pertanto,
pur concordando con Ocone, sulle questioni dell’avalutatitività e del necessario perseguimento della verità
effettuale, ritengo che Salvini
e il suo modo di fare politica, siano totalmente estranei alla società aperta.
Società
aperta, per capirsi, nel senso di Popper
e Hayek.
Di
conseguenza, l’attendismo epistemologico, proposto da Ocone, può risultare nocivo. Perché in gioco c’è
il destino - ripetiamo - della
società aperta. In discussione è il sistema. Quindi non il solo ruolo dei liberali,
ma di tutte le culture politiche intra-sistemiche: riformiste come conservatrici. Con le quali
il sovranismo populista non ha nulla in comune.
Di
conseguenza, la sfida non è tra i liberali di scuole o “idealtipi” diversi, ma tra la società aperta e i suoi nemici, per
evocare il titolo di un’opera seminale.
Di
qui la necessità, non solo di non
restare a guardare ma di schierarsi contro Salvini. Certo, a
situazioni nuove è sempre necessario rispondere
con ricette nuove, in nome di un sano realismo, come sostiene
Ocone. Concordo perciò sul bisogno di capire senza dover sposare le truculente tesi di Salvini. Credo sia questa la posizione autentica di Ocone.
Però qui di veramente nuovo, e quindi da capire, c’è solo un rinnovato tentativo di cancellare la società aperta.
Per dirla in sociologhese, il sovranismo populista punta a distruggere l’antropologia sociale della moderna convivenza politica, civile, economica e culturale.
Però qui di veramente nuovo, e quindi da capire, c’è solo un rinnovato tentativo di cancellare la società aperta.
Per dirla in sociologhese, il sovranismo populista punta a distruggere l’antropologia sociale della moderna convivenza politica, civile, economica e culturale.
Certo,
la compagnia di alcuni anti-salviniani
può non piacere, come del resto
il concetto di militanza rimanda
alla sventurata tradizione dello sghembo costruttivismo azionista ( e non solo). Però dall’altra parte, non si scherza: si tira la volata a Putin, Dugin e al peggiore tradizionalismo politico e
sociale.
Che cosa c'è ancora da capire?
Carlo Gambescia