Un articolo di Giampaolo Rossi
"Complessità" antiliberale…
Promettiamo che leggeremo con attenzione tutto l'articolo, ma se il buongiorno si vede dal mattino... Secondo
Giampaolo Rossi (nella foto), membro del Cda in quota sovranista, programmi
come quelli di Fabio Fazio, non
rispecchierebbero la realtà. Così si legge in un lancio (*).
Perché? Innanzitutto,
Perché? Innanzitutto,
“la funzione del Servizio Pubblico non può essere quella di unificare, ma di rappresentare la complessità. Il rischio – ha sottolineato Rossi – è che
E in secondo luogo,
gli happy fews sono i “soliti”. Rossi scrive: “Se un
osservatore leggesse l’Italia attraverso gli ospiti di Fazio, vedrebbe una
bolla sospesa fuori dal tempo, immersa in una monovisione del mondo”.
Mentre,
il Tg2 di Gennaro
Sangiuliano [sarebbe una] testata capace i raccontare il politicamente
scorretto senza paura: “Ecco la vera sfida culturale della RAI: quella del
Plurale che non è sottrazione ma somma e si realizza non limitando ma
moltiplicando le voci”.
Certamente, come se fossero antani...
A proposito di "nuovi flussi culturali", e di "moltiplicazione" delle voci, intanto diciamo chela Russia di Putin, così ammirata da Gennaro Sangiuliano (nella foto a destra, da giovane, con Almirante), non è che sia proprio un esempio di pluralismo. E neppure
lo è l’atteggiamento verso i media di un altro campione del Tg2, Donald Trump. Che siano invece "flussi" vecchiotti in stile littorio? Di ritorno?
A proposito di "nuovi flussi culturali", e di "moltiplicazione" delle voci, intanto diciamo che
E qui va sottolineata un'altra cosa: l’idea del
rappresentare la complessità
dipende dalla definizione di complessità. Il mondo è complesso perché
sussistono più punti di vista?
Certamente. Ma anche tra gli avventori di un bar sussistono più punti di
vista. Come del resto in un Consiglio di
Facoltà.
Il
vero punto è la qualità dei punti di vista. Sulla quale - ecco la funzione di un servizio pubblico
- la Rai dovrebbe fare da filtro. Insomma, fare
quello che non fanno i Social, dove passa di tutto.
Filtro può però sembrare termine censorio. In realtà, ci sono visioni e visioni del mondo. Quella che Giampaolo Rossi, chiama “monovisione”
del mondo, risulta invece fondata sulla libertà individuale, sulla tolleranza, sul multiculturalismo, sui mercati aperti, sul multilateralismo e sulla democrazia parlamentare. Siamo dinanzi alla visione che ha
vinto, e meritatamente, nel 1945, schierando i soldati. E nel 1989-1991 allineando le imprese. Si chiama liberalismo.
Può
essere una monovisione solo per lo sconfitto del 1945: per chi non si sia rassegnato alla sconfitta del nazionalismo, del razzismo,
del protezionismo e della dittatura. Rossi è tra questi?
Si
dirà, che cosa c’entra tutto ciò con la Rai.
C ’entra, c’entra… La
visione liberale del mondo non è un punto di
vista come gli altri, ma è la
base, il fondamento, e di conseguenza il filtro, di tutte le altre libertà, né tantomeno può essere
ridotta a monovisione, o peggio a visione di parte. Croce parlò del
liberalismo come di un pre-partito, una visione del mondo capace di abbracciare ogni partito politico. Una concezione che se condivisa da tutti, può aiutare a capirsi e conoscersi, a ridurre guerre e conflitti. Popper la chiamò società aperta, Hayek Grande Società.
Insomma,
se viene meno il filtro liberale, quello dei valori del 1945, e ancora prima
della tradizione illuminista e moderna, il rischio è di veder tornare in auge ciò che Rossi chiama complessità, addirittura pluralismo, ma che in
realtà non è altro che una riproposizione del brutale antiliberalismo della tentazione fascista: un misto di razzismo, bellicismo e occasionalismo. Un miscuglio cognitivo che rinvia alla narrazione della Rai come arma più forte di un regime nemico del liberalismo. Come un tempo Cinecittà.
Ripetiamo, Rossi è consapevole del rischio insito nel nichilismo armato delle idee a chilometro zero?
Ripetiamo, Rossi è consapevole del rischio insito nel nichilismo armato delle idee a chilometro zero?
Insomma, altro
che i “soliti” noti “degli
happy fews”… Altro che Fazio… Qui è in gioco la libertà di tutti.
Carlo Gambescia