Per andare oltre il Salone del Libro di
Torino
Salvini, compagno di strada…
Adriano
Sofri come intellettuale può convincere
o meno, però sul “Foglio” una cosa
giusta l’ha scritta. A proposito di che? Dell’esclusione di Altaforte
dal Salone Internazionale di Torino (*).
Il
vero punto della questione, fa notare, non è rappresentato dai contenuti
fascisti della casa editrice “vicina a Casa Pound”, come si legge sui giornali,
ma dal fatto, assolutamente originale, almeno per la storia della
Repubblica, che un Ministro dell’ Interno, che dovrebbe essere
al di sopra delle parti, pubblichi un libro con un editore di estrema destra. Quanti ministri democristiani, si chiede
Sofri, pubblicarono ai loro tempi con
editori fascisti militanti? Nessuno. Per non parlare, aggiungiamo, di ministri liberali, socialdemocratici,
repubblicani, eccetera. Esistevano dei
paletti: dei confini politici insuperabili perché ancora fresco era il ricordo della dittatura
e della guerra. Esisteva, piaccia o meno, una memoria
collettiva interiorizzata. O comunque qualcosa che vi si avvicinava.
Cosa
vuole dire Sofri? Che, al netto delle
provocazioni salviniane (ultima, quella di oggi sulla cannabis), veri e propri
strumenti di distrazione di massa,
nessuno ha capito, in particolare a sinistra, che un ministro che non fa mistero delle sue simpatie ideologiche indica che è in atto qualcosa di più profondo: un processo
di revisione politica che rischia di trasformarsi in valanga. E cosa, più grave,
nessun editorialista sembra notarlo.
Sofri
ha perfettamente ragione. Il vero punto non è la partecipazione culturale di
questo o quell’editore di destra al
Salone del Libro, ma il fatto che un
ministro della Repubblica accetti gaiamente di
vedere il suo nome accanto a quello di Léon Degrelle (nella foto), fondatore del
rexismo, combattente nelle Waffen-SS,
intellettuale e politico dalle
spiccate simpatie naziste (**).Si respira, insomma, un’altra aria, brutta aria. Che infetta le istituzioni. E nessuno
sembra accorgersi della cosa.
Si
dirà che ciò accade perché Salvini, il Giostraio Mancato, è un ignorante,
oltre che uno di quei politici che pur di prendere voti sono disposti ad allearsi
anche con il diavolo. E che quindi potrebbe fare marcia indietro in qualsiasi momento, professando, con faccia
bronzea, il proprio antifascismo. Di qui, forse, la scarsa attenzione dei commentatori
per la cosa...
Sì,
potrebbe essere. Però va sottolineata
un' altra questione, sociologica, sfuggita a Sofri. Un aspetto che va oltre gli
uomini per ricondurci alle cose.
Se
si osserva lo sviluppo politico italiano dell’ultimo quarto di secolo, non si
può non notare, sul piano del ciclo
politico dell’estremismo, la progressiva radicalizzazione dello schieramento di destra, all’inizio addirittura su posizioni di centrodestra. Radicalizzazione, successiva a ogni fallimento politico.
Berlusconi
era più a destra della Democrazia Cristiana. Salvini, più a destra di Berlusconi. Dopo
Salvini che cerca di nascondere le difficoltà con gli alleati assumendo atteggiamenti
duceschi (più di Berlusconi), chi
potrebbe raccoglierne la sciagurata eredità? Probabilmente, tralasciando la questione nominale del futuro leader, quell’area di estrema destra, alla quale
rischiano di rivolgersi gli italiani, come spesso si legge
nei sondaggi, "dopo averle provate tutte".
Insomma, il vero pericolo è rappresentato non tanto dalle etichette editoriali, in quanto tali, ma da un oggettivo e progressivo spostamento del quadro politico verso l’estrema destra. Che Salvini, intenzionalmente o meno, favorisce, come prima Berlusconi. Favorisce, attenzione. Da compagno di strada. Salvini asseconda qualcosa già in atto, qualcosa nell’aria e che dunque ha forza propria. Parliamo di un mainstream politico-mediatico consolidatosi, quasi inavvertitamente, negli ultimi venticinque anni di vita italiana Il che spiega il silenzio dei giornali osservato da Sofri.
Insomma, il vero pericolo è rappresentato non tanto dalle etichette editoriali, in quanto tali, ma da un oggettivo e progressivo spostamento del quadro politico verso l’estrema destra. Che Salvini, intenzionalmente o meno, favorisce, come prima Berlusconi. Favorisce, attenzione. Da compagno di strada. Salvini asseconda qualcosa già in atto, qualcosa nell’aria e che dunque ha forza propria. Parliamo di un mainstream politico-mediatico consolidatosi, quasi inavvertitamente, negli ultimi venticinque anni di vita italiana Il che spiega il silenzio dei giornali osservato da Sofri.
Un processo che si rafforza sempre più grazie a una
sinistra che stupidamente parla lo stesso linguaggio populista di Grillo (che poi, con segno diverso, è lo stesso di Salvini), auspicando alleanze con Cinque Stelle, principale voce del populismo di sinistra. Una sinistra che crede di contrastare un processo politico oggettivo rilanciando isterici divieti in nome di un antifascismo
non più interiorizzato collettivamente, ammesso che lo sia mai stato del tutto. L'esclusione di Altaforte dal Salone, non rafforza l'antifascismo, ma porta acqua al mulino della tesi complottistica dei nuovi protocolli dei savi di Davos. Rivenduta come fake news al prossimo venturo spaesato elettore di estrema destra.
Sicché,
la sinistra rischia di spianare strada, non tanto a Salvini, ma a quelli che,
se si continua così, inevitabilmente gli succederanno. Si chiama forza sociologica delle cose.
Che
fare allora? Come fermare il ciclo politico dell’estremismo. Come evitare di consegnare,
di qui a qualche anno, l’Italia ai
fascisti del Terzo Millennio?
Non
certo con gli isterici divieti culturali e gli slogan che nessuno ascolta più. Occorre una risposta politica. Che purtroppo
ancora non si vede.
Carlo Gambescia
(**) Si veda qui: https://altafortedizioni.it/tag-prodotto/leon-degrelle/ . Dobbiamo lo spunto al lettore Davide Forno.
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