La sinistra impone l’esclusione di
Altaforte dal Salone Internazionale del Libro
Povera idea liberale…
Quando
si tira in ballo il liberalismo, per attaccarlo o elogiarlo, lo si confonde spesso con la sua
versione liberal, socialdemocratica, di
sinistra. Ci riferiamo a un tipo liberalismo, che in un libro abbiamo definito
macro-archico: nel senso
che appoggia e vivifica la forza dello stato. In teoria, si dice, per armonizzare gli interessi, in
pratica, per imporre, travestendoli da interessi pubblici, di tutti, quelli di coloro che sono al governo e della parte che rappresenta.
Se
il liberalismo nasce storicamente come
difesa dell’individuo dall’ingerenza dello stato e del governo, quindi dal
politico nelle sue varie estensioni, il
liberalismo macro-archico, tradisce in pieno questo ideale di libertà.
Chiediamo
scusa per le precisazioni introduttive, ma il passaggio
si è reso necessario per definire come profondamente illiberale l’esclusione
della casa editrice Altaforte dal Salone internazionale de del Libro di Torino.
Una vergogna. Roba da Unione Sovietica
(*).
Certo,
Altaforte è un
editore di destra, estrema destra.
Ma, ecco il punto, ciò, in un
paese liberale, non può giustificare la porta chiusa in faccia. Ne abbiamo già illustrato le ragioni: la cultura non va mai mescolata con la politica. La prima si fonda sul dialogo, la seconda sul conflitto; la prima rinvia all’avversario, la seconda al politico; la prima punta a convincere, la seconda a vincere. Sono due piani completamente diversi e separati. E devono restare tali, altrimenti si rischia il precipizio totalitario (**).
Si dirà che si tratta di fascisti dichiarati. Quindi ci si deve difendere, eccetera, eccetera. Di qui le “giuste” pressioni politiche sugli organizzatori del Salone. Questa, la tesi dei censori.
Però, in sostanza, si usa la forza politica in ambito culturale. Si tratta di un' invasione di campo in piena regola. Si ricorre al "momento" archico (nel senso del principio del comando, dal greco arché, archo, eccetera***) della Città di Torino e della Regione Piemonte, per chiudere la bocca all'avversario culturale, trasformato in nemico politico assoluto. E nel caso specifico, nel nome dell' antifascismo di una sinistra che in realtà non è liberale, anche se si professa tale, perché, ripetiamo, tramutando l'avversario in nemico gli nega sul piano culturale la libertà di parola. Proprio quel che distingue il liberalismo dal totalitarismo. Non è roba da poco. E non concerne la qualità delle cultura che si avversa. Che può essere alta, media, bassa, eccetera: il punto non è questo.
Il veto però spiega bene il senso profondo del liberalismo macro-archico e del perché piaccia tanto alla sinistra.
Il liberalismo statalista, repubblicano o liberal (semplificando), consente di censurare, politicamente, l’altrui pensiero in nome di un presunto interesse pubblico, che in realtà riflette l’ideologia antifascista, ma non antitotalitaria, della sinistra: la parte non il tutto, insomma. Si gioca, piaccia o meno, sull' equivoco.
Il no rispecchia i desiderata ideologici di una parte politica, che ad esempio, nelle sue frange estreme, proprio quelle che si sono battute per escludere Altaforte, condanna il nazismo ma definisce Israele uno stato coloniale e terrorista . Mentre ritiene tuttora che gli "errori" della Russia Sovietica e del comunismo furono commessi a fin di bene…
Conseguenze? Altaforte, che non brilla per la sua conoscenza del pensiero liberale, potrà inveire contro il liberalismo tout court con più forza di prima e dichiararsi casa editrice perseguitata. I censori di sinistra, altrettanto ignoranti, ma politicamente influenti, potranno invece ergersi, giocando sull'equivoco, a difensori del liberalismo a tutto tondo.
Che tristezza. Povera idea liberale. E povera Italia.
Il liberalismo statalista, repubblicano o liberal (semplificando), consente di censurare, politicamente, l’altrui pensiero in nome di un presunto interesse pubblico, che in realtà riflette l’ideologia antifascista, ma non antitotalitaria, della sinistra: la parte non il tutto, insomma. Si gioca, piaccia o meno, sull' equivoco.
Il no rispecchia i desiderata ideologici di una parte politica, che ad esempio, nelle sue frange estreme, proprio quelle che si sono battute per escludere Altaforte, condanna il nazismo ma definisce Israele uno stato coloniale e terrorista . Mentre ritiene tuttora che gli "errori" della
Conseguenze? Altaforte, che non brilla per la sua conoscenza del pensiero liberale, potrà inveire contro il liberalismo tout court con più forza di prima e dichiararsi casa editrice perseguitata. I censori di sinistra, altrettanto ignoranti, ma politicamente influenti, potranno invece ergersi, giocando sull'equivoco, a difensori del liberalismo a tutto tondo.
Che tristezza. Povera idea liberale. E povera Italia.
Carlo Gambescia
(*) Qui la notizia: http://www.ansa.it/piemonte/notizie/2019/05/08/salone-librostand-altaforte-sara-in-spazio-piu-sicuro_484d5efc-11b3-4564-83b6-9bb384aa271d.html
(***) Cfr. Carlo Gambescia, Liberalismo triste. Un percorso: da Burke a Berlin, Edizioni il Foglio, Piombino (LI) 2013, p. 71, nota 36.
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