mercoledì 1 maggio 2019

Salvini pubblica un libro-intervista con un editore di estrema destra
Il ritorno di Ulisse



Conosco  bene l’editoria di estrema destra. Per quasi  dieci anni ho collaborato con Enzo Cipriano, fondatore e titolare  delle Edizioni Settimo Sigillo. Vi ho immesso,  in un clima di massima libertà, autori e tematiche anti-economiciste, liberali e libertarie.  Ne parlo, e bene,  in  A destra per caso, libro scritto con Nicola Vacca  uscito nel 2010, come summa, tra le altre, di un'esperienza professionale che ricordo con piacere.  Non per nulla, in quel periodo  rafforzai la mia amicizia con Giano Accame, apprezzandone  quella che poi ho denominato retorica della transigenza. 
Altrettanto onestamente,   va però ricordato  che  l’ambiente  risentiva, e credo risenta ancora,  di una sorta di sindrome dell’accerchiamento e di  una avviluppante coazione a ripetere. Tesi, tra l'altro condivisa, anche da Accame.  Penso tuttora  come  a una specie  di psicosi politica dell'assedio che mal si conciliava, e credo si  armonizzi, con l’idea di una cultura sganciata dal lavoro politico immediato o addirittura dall'idea, tutta politica, di riconquista del potere. C’era, e non credo sia svanita,   una voglia di rivincita di natura  omerica.  Che cosa voglio dire?  Il riferimento è all'Odissea: a Ulisse che ritorna a  Itaca  per regolare i conti con tutti (titolo questo, tra l’altro,  di uno dei tanti libri fotocopia  di Marcello  Veneziani). 
 
Come si conciliava allora, questa animosità politica con una libera  attività culturale? Si armonizzava, grazie all’intelligenza, e al liberalismo spontaneo dei singoli: Enzo Cipriano era tra costoro. Ma ne ho conosciuti altri di intellettuali e capaci organizzatori, intelligenti, colti,  legati al quel mondo.
Ora, e vengo finalmente al punto, che Matteo Salvini, Ministro dell' Interno, Vice Presidente del Consiglio e leader del maggiore partito populista dell’Europa Occidentale,   pubblichi un libro-intervista con una casa editrice, che appartiene a un’ area politica, omerica e rivendicativa, è  un chiaro  segnale che Ulisse sta  tornando  a Itaca (*).   E, cosa non secondaria,  che il populismo  inizia  a svelare  tutta  la sua natura fascistoide.   
In quale senso?  Presto detto.  Salvini,  non solo guarda  in chiave politica e  benevola  a quel mondo, ma  non fa mistero, se ci si passa l’azzardata metafora,  di voler istituzionalizzare lo squadrismo culturale neofascista  in Milizia Volontaria per  la  Sicurezza Nazionale. Da intendersi quindi come Sicurezza Culturale.  Salvini, insomma,  esalta,   magari  mascherandolo con  il buon senso collettivo, tutto l'armamentario retorico della "tentazione fascista":  dal mito della nazione al razzismo, dal protezionismo al complottismo.      
Leggo che  l'intervista verrà presentata  al Salone Internazionale  del Libro di Torino.   Bingo!  Ai miei tempi (quando collaboravo, eccetera, eccetera) era  una specie di costosissimo Gotha,  che prima di accettare un editore di  estrema destra,  ne  studiava l' albero genealogico fino alla sesta generazione. Per poi magari dire no, oppure sì, ma per  confinarlo  vicino ai gabinetti.  E non credo questa volta sia il caso, perché si entra dalla porta principale.

Pertanto si immagini, come un' iniziativa editoriale e  politico-culturale, impensabile fino a qualche anno fa, venga  vissuta trionfalmente da Ulisse e dai suoi compagni di Odissea.  Certo, al netto delle invidie interne alla editoria di destra, che non sono poche.  Ma questa è un'altra storia.
Quali le differenze, per passare al piano politico,  con l’esperimento finiano?  Che in quel caso, come dicono i politologi,  si trattò di "integrazione passiva", non riuscita, perché Alleanza Nazionale e  l’intero mondo culturale della destra, saltarono, chi più chi meno,  sul carro berlusconiano, senza alcuna sincera revisione  dell' idea fascista. Ora, invece, siamo davanti a un processo inverso,  di "integrazione attiva". Quindi c'è una bella differenza di specie, non di grado:  perché  - semplificando -  è il Berlusconi  di turno, insomma il populista di turno,  Salvini dunque,  a saltare sul carro neofascista.    
Un' ultima cosa. Si noti,  come sulla copertina del libro, la posa e l’espressione di Salvini  ricordino quelle di Benito Mussolini. Non è un caso.  Anche perché, regola editoriale prima di quel mondo,  è mettere in copertina il  Duce, per vendere di più. E ora che ne hanno trovato forse uno, difficilmente se lo faranno scappare.                                          
                 
Carlo Gambescia