Un articolo di Ida Dominijanni
Lo stato di diritto secondo la sinistra
Sarebbe bello nutrire sulla situazione politica italiana lo
stesso ottimismo di Ida Dominjanni. Beata lei. Come fa ? Pagando
un prezzo che proprio liberale non è. Perché mette insieme
“stato di diritto” e “pratiche di lotta” (*) . Cioè il dritto e
il rovescio. Sicché può tornare a guardare
al futuro con fiducia. Quasi come Lenin a Zurigo quando seppe
che in Russia era iniziato il countdown per lo Zar.
Un esempio del Dominjanni-Pensiero? La magistratura è indipendente,
e dunque parte integrante dello stato di diritto, quando indaga Salvini, non lo
è più quando indaga Mimmo Lucano. Insomma, il famoso giudice a
Berlino va e viene sulla scorta delle circostanze politiche, anzi
ideologiche. E qui, dal diritto, anzi dal dritto, si passa al rovescio:
alle “pratiche di lotta”. Ma esattamente cosa intende, Ida Dominjianni, con questo
termine. Leggiamo.
Sono bastate due settimane di mobilitazione autorganizzata
perché ciascuno di questi assunti andasse in frantumi. Riavvolgiamo il nastro
dei luoghi e dei fatti: a Casal Bruciato il “popolo delle periferie” che si
voleva compattamente sollevato contro una famiglia rom si è rivelato in
larghissima parte solidale con quella famiglia e ostile a chi voleva cacciarla.
A Catanzaro, dove è partita la “balconite” che ha poi contagiato tutta
l’Italia, il “popolo del sud” ha dimostrato che non ci sarà nessuna annessione
trionfale del Mezzogiorno al sovranismo nazional-secessionista della Lega. Alla
Sapienza di Roma, e grazie alla mobilitazione degli studenti perfettamente
orchestrata, l’incontro tra Mimmo Lucano e l’intera istituzione universitaria
ha dimostrato che il rapporto tra “popolo” ed “élite” può assumere la forma di
una salda alleanza politica e valoriale contro la barbarie di ritorno, e non quella
della rivolta degli umori “di pancia” contro l’ipocrisia del “politicamente
corretto” che ci è stata contrabbandata per mesi. E un messaggio analogo viene
dalla mobilitazione in corso contro l’inaudita e inaccettabile sospensione
dall’insegnamento di Rosa Maria Dell’Aria.
Classici mitemi conflittualistici di una
sinistra immobile. Ferma, come si dice, nel guado, a metà strada tra la disobbedienza
civile, teorizzata da Toreau ( e fin qui…), e l’auto-organizzazione propugnata da Sorel (e qui non ci siamo…). Il tutto però mescolato al messianesimo di derivazione marxiana e marxista, con uno tocco di leninismo, come vedremo. Che, non guasta mai, perché aiuta a confidare nel colpo gobbo storico-politico.
Tradotto: puro romanticismo politico,
nella migliore delle ipotesi; incunaboli di guerra civile nella peggiore. Un pastiche ideologico che con lo stato di diritto e la tradizione liberale continentale che
si fonda sulla legalità non c’entra nulla.
Forse Toreau (a piccole dosi). Ma Marx e Sorel con Kant e Humbold c’entrano come i cavoli a merenda… Per non parlare della tradizione delle "grandi costruzioni scientifiche", ben descritta dal De Ruggiero, dei Mohl, Gerber, Gneist, Jellineck, eccetera. Ida
Dominjianni, dello stato diritto liberale ha un’idea contigua a
quella di coloro che dichiara di
combattere. Ascoltiamola.
Il populismo è figlio diretto di quel
neoliberismo che è stato e purtroppo rimane la religione indiscussa della
costruzione europea, e della distruzione sistematica che esso ha innescato
sull’intelaiatura delle democrazie costituzionali. Il sovranismo è la risposta
reazionaria all’incompiutezza della Ue, al suo deficit di legittimità
democratica, alla sua incapacità di dare soluzioni efficaci a problemi epocali
come quelli delle disuguaglianze, delle migrazioni, della precarizzazione
sociale.
Sono tesi condivise non solo dai movimenti populisti, ma da quelli
neofascisti. La differenza tra Ida Dominijanni e Forza Nuova è nel culto messianico e salvifico delle migrazioni. Per i fascisti sono invasori, per
i nostalgici di Marx, esercito
rivoluzionario di riserva. Sul resto, la ricetta per l'Italia è stessa:
assistenzialismo, ossia, protezione contro obbedienza. Si tratta, ridotta all’osso,
dell’ opposizione ideale tra Hobbes e Locke, tra stato leviatano e stato liberale. Altro
che stato di diritto…
Infine, non va dimenticato il tocco leninista. Che si avverte quando Ida Dominijanni, a proposito della mobilitazione studentesca “perfettamente orchestrata” in occasione dell’incontro alla Sapienza con Mimmo Lucano, sottolinea che il “rapporto tra ‘popolo’ ed ‘élite’ può assumere la forma di una salda alleanza politica e valoriale contro la barbarie di ritorno”.
D'accordissimo sulla "barbarie di ritorno". Ma l’uso dell’aria compressa rivoluzionaria, insomma della "barbarie" che si gonfia o sgonfia alla bisogna, rimanda direttamente a Lenin, che voleva
impiccare i borghesi russi con la corda dello stato diritto.
Concludendo, tra neofascisti e populisti a
destra, che di liberale non hanno nulla, e pseudo-difensori dello stato di diritto come Ida Dominijanni a sinistra, c’è poco da essere allegri.
Carlo Gambescia
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