La sconfitta del Movimento 5 Stelle
Nessuna illusione, l’Italia è populista
più di prima
Un tempo l’esame dei flussi elettorali era materia esoterica. Oggi se ne parla
perfino dal barbiere. E in modo, ovviamente, superficiale. Come? Secondo la logica calcistica del famigerato popolo italiano dei
commissari tecnici. Quel che è grave è che
gli stessi media tradizionali e i social (cosa già più scontata) ne
discutano altrettanto corrivamente.
Sicché la valanga di voti perduti da Cinque
Stelle in favore della Lega e del Partito Democratico ha subito fatto parlare della
prossima fine del movimento
pentastellato.
Il che, attenzione, potrebbe essere vero. Però, se fosse così - ecco il punto che sfugge ai barbieri della
politica - si tratterebbe di una semplice operazione
di giroconto elettorale.
Un trasferimento
di voti da un conto corrente
politico a un altro, ma tutti e due intestati alla stessa persona. Chi? Il Signor Populismo
Italiano. Che sembra godere, nonostante la polvere di cinquestelle, ottima
salute. Esageriamo? Basta aprire i giornali di oggi. Salvini evoca una flat tax
da trenta miliardi. Tradotto, per coloro che frequentano il barbiere
sotto casa, l’importo di un’intera legge di stabilità. Fantapolitica. Populismo allo stato puro. E cosa più grave ancora, ciò accade, anzi scivola via nel silenzio della stampa responsabile, soprattutto a grande tiratura, che, pur conoscendo l'enormità di una stupidaggine del genere, preferisce tacere. O comunque di rimanere neutrale, accettando implicitamente il nuovo politicamente corretto populista.
I
flussi elettorali, per metterla sul
tecnico, sono forme di analisi quantitativa della politica, tra l'altro abbastanza di superficie, perché non indugiano sugli aspetti qualitativi. Per farla breve: ci dicono come si è votato in tempi diversi, ma non sfiorano le ragioni profonde delle differenze di voto.
L'esame qualitativo impone invece analisi più
raffinate. Occorrono questionari più articolati e riscontri stratificati sui giudizi politici e programmatici degli elettori, prima e dopo il voto. Serve più tempo,
insomma. Al momento perciò si possono
fare solo ipotesi. E qual è la nostra?
Crediamo che il populismo sia più vivo di prima, perché la fuga dal
Movimento Cinque Stelle in direzione di Lega, che promette tutto a tutti, e Partito democratico rikeynesizzato, rappresenta
un voto di protesta verso le mancate realizzazioni delle promesse populiste sbandierate in particolare dai pentastellati. Si tratterebbe dunque di populismo al quadrato. Altro che il ritorno della ragione...
Un' ipotesi crediamo confermata dal pesante clima
populista che continua ad animare il dibattito politico, al cui centro resta Salvini: il mago di Oz del populismo italiano.
Una tensione che infiammerà ancora di più, cuori e cervelli nei prossimi messi, soprattutto se si andrà alle elezioni. Avremo così modo di assistere a una vera e propria
radicalizzazione populista del quadro sistemico. E la riprova della nostra ipotesi è data
dalla sconfitta dell’unico partito chiaramente liberale ed europeista, +Europa. Gli italiani, ormai infatuati del nuovo "capo", di normalità liberal-democratica non ne vogliono proprio sapere. Dispiace dirlo, ma è così. Almeno per ora.
L’analisi dei flussi adombra l'ipotesi di un astensionismo penalizzante verso Cinque Stelle. E sia pure. Diciamo però che si tratta dell’astensionismo vendicativo
di coloro che si aspettavano con l'acquolina in bocca di veder giungere a casa, "caldo caldo", un bel Reddito di Cittadinanza per intero. Nullafacenti esigenti. Oppure si pensi alla rabbia dei descamisados che sognavano l’immediata fuoriuscita dall’Unione Europea. Insomma, gli scontenti riuniti del populismo soft di Luigi Di Maio. Ai quali piace invece il piglio da caudillo di Salvini.
Pertanto,
se ci si passa l’espressione, siamo caduti dalla padella nella brace. L’Italia
lunedì si è svegliata più populista di prima.
Sarà
dura.
Carlo Gambescia