mercoledì 29 maggio 2019

La sconfitta del Movimento 5 Stelle
Nessuna illusione, l’Italia è populista più di prima 




Un tempo  l’esame dei flussi elettorali era materia esoterica. Oggi se ne parla perfino dal barbiere. E in modo, ovviamente, superficiale. Come?  Secondo la logica calcistica del famigerato  popolo italiano dei commissari tecnici.  Quel che è grave è che  gli stessi media tradizionali e i social (cosa già più scontata)  ne discutano altrettanto corrivamente. 

Sicché la valanga di  voti perduti da Cinque Stelle in favore della Lega e del Partito Democratico ha subito fatto parlare  della prossima  fine del movimento pentastellato. 
Il che, attenzione,   potrebbe essere vero.  Però, se fosse così  - ecco il punto che sfugge ai barbieri della politica  -  si tratterebbe di una semplice operazione di  giroconto elettorale. 
Un trasferimento di voti  da un conto corrente politico  a un altro, ma tutti e due  intestati alla stessa persona. Chi? Il Signor Populismo Italiano. Che sembra godere, nonostante la polvere di cinquestelle, ottima salute. Esageriamo? Basta aprire i giornali di oggi.  Salvini evoca una flat tax da trenta miliardi. Tradotto, per coloro che frequentano il barbiere sotto casa,   l’importo di  un’intera legge di  stabilità. Fantapolitica.  Populismo allo stato puro. E cosa più grave ancora, ciò accade, anzi scivola via  nel silenzio della  stampa responsabile, soprattutto a grande tiratura, che, pur conoscendo l'enormità di una stupidaggine del genere,  preferisce tacere. O comunque di  rimanere neutrale, accettando implicitamente  il nuovo politicamente corretto populista.          
I flussi elettorali,  per metterla sul tecnico,  sono forme di analisi quantitativa della politica, tra l'altro abbastanza di superficie, perché  non indugiano sugli aspetti qualitativi. Per farla breve:  ci dicono come si è votato in tempi diversi,  ma non sfiorano le ragioni profonde  delle differenze di voto. 
L'esame qualitativo  impone invece  analisi più raffinate. Occorrono questionari più articolati  e  riscontri stratificati sui giudizi politici e programmatici degli elettori,  prima e dopo il voto.  Serve più tempo, insomma.   Al momento perciò si possono fare solo ipotesi.   E qual è la nostra?  
Crediamo che  il  populismo sia  più vivo di prima, perché la fuga dal Movimento Cinque Stelle in direzione di Lega, che promette tutto a tutti,  e Partito democratico rikeynesizzato,  rappresenta un voto di protesta  verso le mancate  realizzazioni delle promesse  populiste sbandierate in particolare dai pentastellati.  Si tratterebbe dunque  di populismo al quadrato. Altro che il ritorno della ragione...

Un' ipotesi crediamo confermata dal pesante clima populista che continua ad animare il dibattito politico, al cui centro resta  Salvini: il mago di Oz del populismo italiano.  
Una tensione  che  infiammerà  ancora di più, cuori e cervelli nei prossimi messi, soprattutto  se si andrà alle elezioni. Avremo così modo  di assistere a una vera e propria radicalizzazione populista del quadro sistemico. E la riprova della nostra ipotesi  è data dalla sconfitta dell’unico partito chiaramente liberale ed europeista, +Europa. Gli italiani, ormai infatuati del nuovo "capo", di normalità liberal-democratica  non ne vogliono proprio sapere. Dispiace dirlo, ma è così. Almeno per ora.
L’analisi  dei  flussi  adombra  l'ipotesi  di un astensionismo  penalizzante  verso  Cinque Stelle. E sia pure.  Diciamo però che si tratta dell’astensionismo vendicativo di coloro che si aspettavano con l'acquolina in bocca di veder  giungere a casa,  "caldo caldo",  un  bel   Reddito di Cittadinanza per intero. Nullafacenti esigenti. Oppure si pensi  alla rabbia dei descamisados che sognavano l’immediata fuoriuscita dall’Unione Europea.   Insomma,  gli scontenti riuniti  del populismo soft  di  Luigi Di Maio. Ai quali piace invece il piglio da caudillo di Salvini.
Pertanto, se ci si  passa l’espressione, siamo caduti dalla padella nella brace. L’Italia lunedì si è svegliata più populista di prima.
Sarà dura.

Carlo Gambescia