Da Tambroni a Salvini e oltre...
Genova "per loro"
I
lettori non si facciano imbrogliare dai piagnistei di
Salvini, vero istrione politico, sempre pronto a dipingersi come
la vittima designata del politicamente corretto. Il
clima politico, soprattutto nei ranghi della polizia, che dipende dal Giostraio Mancato, è cambiato. In Italia nonostante l’ottimismo di alcuni inveterati
seguaci di Marx si rischia una autentica svolta verso l' estrema destra, soprattutto in caso di caduta dell’attuale governo giallo-verde. Al peggio non c'è mai fine. Purtroppo.
Parliamo
di una svolta che, soprattutto se Salvini e alleati dovessero ulteriormente
indebolire economicamente e politicamente l’Italia, rischia di favorire l’ascesa dei duri e puri del neofascismo. Ai quali inevitabilmente si
rivolgerebbero elettori corrotti da almeno due
decenni di propaganda populista: stanchi, si dice, dei “riti” liberal-democratici. Dunque anche a prezzo di perdere la libertà.
Esageriamo?
Genova, parafrasando una famosa canzone, ora sembra essere "per loro", per le nuove destre populiste e soprattutto post-populiste: quelle dei nuovi lupi mannari antiumanitari. Gli incidenti di ieri hanno valore
simbolico, proprio in relazione al cambiamento di clima politico. Ma procediamo con ordine.
Nel luglio del 1960 Genova, città Medaglia d’Oro della Resistenza, insorse
collettivamente per impedire un congresso del Movimento Sociale, vissuto come sfida anche dal partito
neofascista, desideroso all’epoca di
appoggiare il governo cattolico-populista di Fernando Tambroni: il Presidente del
Consiglio famoso per i tagli ai
prezzi della benzina e dello zucchero.
I voti missini, graditi a Tambroni, avrebbero perciò spostato a
destra, l’asse politico. E secondo la sinistra, pericolosamente.
L’esperimento
fallì. Perché il clima politico e sociale era ancora saldamente antifascista e
la sinistra fortissima nelle piazze e
nel paese. Non si ribellò solo Genova, insomma. Nulla a che vedere, tra l'altro, con gli incidenti del 2001, in occasione del G8, che non incendiarono altre regioni come nel 1960.
Ieri
invece la polizia ha avuto facile gioco nel contenere i pochi estremisti
che volevano impedire il comizio di CasaPound. E cosa, ancora più indicativa, Genova, per non dire dell'Italia, è rimasta a guardare, indifferente. Il clima è cambiato. Oggi i giornali, “Repubblica” a parte (perché ha avuto un
cronista manganellato), hanno relegato la notizia nelle pagine interne.
Secondo
Giano Accame, scrittore e storico dell’Italia repubblicana, a Genova nel
1960, impedendo il congresso del
Movimento Sociale, si facilitò la
nascita del Centrosinistra, nonché si impedì
- ipotesi confermata anche dal professor Giuseppe Parlato - l’evoluzione del Movimento Sociale verso
la sponda della destra
democratica.
Non
neghiamo la fondatezza dell’ipotesi storiografica L’antifascismo, soprattutto quello comunista,
all’epoca era usato astutamente dal partito di Togliatti, con il benestare della cultura azionista, per mettere fuori
gioco tutte le forze politiche anticomuniste sulla base dell’equazione
antifascismo uguale fascismo.
A un patto
però: di non estendere in modo semplicistico l'ipotesi al comizio di CasaPound. Asserendo che manganelli e lacrimogeni favoriscono l' evoluzione di CasaPound verso la destra liberal-democratica. Insomma, che sono a fin di bene...
A tale proposito, ci sembra già di sentire l'eco delle omeriche risate dei fascisti del Terzo Millennio, risuonare tra le "granitiche" pareti del palazzone romano di Via Napoleone III, occupato da CasaPound.
A tale proposito, ci sembra già di sentire l'eco delle omeriche risate dei fascisti del Terzo Millennio, risuonare tra le "granitiche" pareti del palazzone romano di Via Napoleone III, occupato da CasaPound.
E
che dire infine degli italiani? Nel lungo intervallo da Tambroni a Salvini, vista l’ indifferenza
genovese, se tanto ci dà tanto, troppa acqua sembra essere passata sotto i ponti: ponti crollati, ponti ancora in piedi, ponti che costruirà il
prossimo Uomo della Provvidenza. Che probabilmente non sarà Salvini.
Carlo Gambescia