venerdì 24 maggio 2019

Da Tambroni a  Salvini e oltre...
Genova "per loro"


I lettori non si facciano imbrogliare  dai piagnistei  di Salvini, vero istrione politico, sempre pronto a dipingersi come la vittima designata del politicamente corretto.  Il clima politico, soprattutto nei ranghi della polizia, che dipende dal Giostraio Mancato,  è  cambiato. In Italia  nonostante l’ottimismo di alcuni inveterati seguaci di Marx  si rischia  una autentica svolta verso l' estrema destra,  soprattutto in caso di caduta dell’attuale governo giallo-verde. Al peggio non c'è mai fine. Purtroppo.   
Parliamo di una svolta che, soprattutto se Salvini e alleati dovessero ulteriormente indebolire economicamente e politicamente l’Italia,  rischia  di favorire l’ascesa dei duri e puri del  neofascismo. Ai quali inevitabilmente si rivolgerebbero elettori corrotti da almeno due  decenni di propaganda populista:  stanchi, si dice,   dei “riti” liberal-democratici.  Dunque  anche a prezzo di perdere la libertà. 
Esageriamo? Genova, parafrasando una famosa canzone, ora sembra essere  "per loro",  per le nuove destre populiste e soprattutto  post-populiste: quelle dei nuovi lupi mannari  antiumanitari.  Gli incidenti di ieri hanno valore simbolico, proprio in relazione al cambiamento di clima politico.   Ma procediamo con ordine. 
Nel  luglio del  1960  Genova,  città  Medaglia d’Oro della Resistenza, insorse collettivamente per impedire un congresso del Movimento Sociale, vissuto come sfida anche dal partito neofascista,  desideroso all’epoca di appoggiare il governo cattolico-populista di  Fernando Tambroni:  il Presidente del Consiglio famoso per   i tagli  ai  prezzi della benzina e dello zucchero.  I voti missini, graditi a Tambroni, avrebbero perciò spostato a destra, l’asse politico. E secondo la sinistra, pericolosamente.

L’esperimento fallì. Perché il clima politico e sociale era ancora saldamente antifascista e la sinistra fortissima nelle piazze e nel paese. Non si ribellò solo Genova, insomma.  Nulla a che vedere, tra l'altro, con gli incidenti del 2001, in occasione del G8, che non incendiarono altre regioni  come nel 1960.  
Ieri invece la polizia ha avuto facile gioco nel contenere i pochi estremisti  che  volevano  impedire il comizio di  CasaPound. E cosa, ancora più indicativa,  Genova, per non dire dell'Italia,   è rimasta  a guardare, indifferente.  Il clima è cambiato.  Oggi i giornali,  “Repubblica” a parte (perché ha avuto un cronista manganellato), hanno relegato la notizia nelle pagine interne.

Secondo Giano Accame, scrittore e storico dell’Italia repubblicana, a Genova nel 1960,  impedendo il congresso del Movimento Sociale,  si facilitò la nascita del Centrosinistra, nonché si impedì  - ipotesi confermata anche dal professor Giuseppe Parlato -  l’evoluzione del Movimento Sociale  verso  la sponda della  destra democratica.

Non neghiamo la fondatezza  dell’ipotesi storiografica  L’antifascismo, soprattutto quello comunista, all’epoca  era usato astutamente  dal partito di Togliatti, con il benestare della cultura azionista, per mettere fuori gioco tutte le forze politiche anticomuniste sulla base dell’equazione antifascismo uguale fascismo.  
A un patto però:  di non estendere in modo semplicistico l'ipotesi al comizio  di CasaPound. Asserendo che  manganelli e lacrimogeni favoriscono l' evoluzione di CasaPound  verso la destra liberal-democratica. Insomma, che sono a fin di bene...
A tale proposito,  ci  sembra già  di sentire l'eco delle omeriche risate dei fascisti del Terzo Millennio, risuonare tra le "granitiche" pareti del palazzone romano di Via Napoleone III,  occupato da  CasaPound.     
E che dire infine degli italiani? Nel lungo intervallo da Tambroni a Salvini,  vista l’ indifferenza genovese, se tanto ci dà tanto,  troppa acqua  sembra essere passata sotto i  ponti:  ponti crollati, ponti  ancora in piedi, ponti che costruirà il prossimo Uomo della Provvidenza. Che probabilmente  non sarà Salvini.  

Carlo Gambescia