Salvini e
i suoi fiancheggiatori
Ieri, per telefono, alcuni amici reali, non virtuali come su Fb,
mi hanno fatto notare che sto scivolando
verso l’isterismo antifascista. Un osservatore indipendente deve essere
obiettivo. E l’articolo su Salvini
e il filo spinato obiettivo non era. Questa la tesi.
Alla
mia domanda a un amico liberale di essere più preciso, mi sono sentito rispondere - letterale -
“ che Salvini è un buon patriota e che non bisogna confondere certe
provocazioni, tipiche dell’uomo, con le
sue buone intenzioni”.
Io
ho replicato che nei primi anni Venti di Mussolini si diceva la stessa cosa. Anche allora,
alcuni liberali ritenevano che
il futuro duce del fascismo fosse solo un
liberale con il manganello che avrebbe salvato l’Italia dai rossi, per
poi tornare all’ovile cedendo il potere ai leader moderati.
Le
cose non andarono così. E sul silenzio
imbarazzato dell’ amico si è chiusa la telefonata. E forse un’amicizia. Peccato perché gli avrei spiegato le ragioni
del perché le cose non andarono allora e potrebbero non andare oggi. Ragioni
che invece cercherò di
spiegare al lettori.
Perché
Mussolini sbaragliò tutti
e conquistò il potere? Certo ci
furono ragioni personali, storiche, non
più ripetibili, eccetera, eccetera. Non
solo però. Resta una ragione sociologica
più profonda. Quale? L’estremismo ha una sua logica ferrea: una
volta conquistato il potere si
istituzionalizza, in codici, leggi, strutture e
comportamenti. Ciò significa che,
sociologicamente parlando,
l’estremismo viene a patti con la
realtà, ma sovrapponendovi la propria visione delle cose, visione che dipende per l' appunto da alcuni presupposti politici. Che quanto più sono estremi, tanto più
innescano una logica distruttiva, costituente, che va contro i poteri costituiti, precedentemente strutturati su altri valori. E se, come nel caso italiano, il
sistema costituito è fondato sulla libertà, il potere costituente vi si
oppone, stravolgendolo. Certo, coprendo la conquista e il processo di modellamento della realtà con la retorica di una libertà superiore o unica vera, eccetera, eccetera. Ieri i nemici erano i rossi, oggi l'Ue e gli immigrati. E così via.
Qui viene fuori tutta l’importanza dei fiancheggiatori:
di chi aiuta, sostiene, senza essere coinvolto direttamente. Non parlo dei Social, dell'esercito di riserva dei cretini, che pure ha un suo ruolo, bensì dei giornali a grande tiratura, del mondo degli affari, delle istituzioni autorevoli, delle università, professori e intellettuali, come gli amici delle
telefonate di ieri.
Se
il fascismo è una forma di estremismo
politico, Salvini, sempre sociologicamente parlando, è un fascista ( rosso, nero, giallo per ora non interessa). Il vero punto sociologico della questione è che è l’agenda
estremista - dettata anche
dall’estremismo del Movimento
Cinque Stelle - sta stravolgendo il discorso pubblico. Se ci si passa la caduta
di stile, si gioca al più capace a spararla politicamente più grossa. E nel silenzio dei
fiancheggiatori. Ecco ciò che è veramente grave.
Si
prenda l’episodio del filo spinato. Roba, in altri tempi, da dimissioni
immediate: si parla di un Vice Presidente del Consiglio e di un Ministro
dell’Interno. E per quale motivo? Perché filo spinato, torrette e cannocchiali
appartengono, o forse sarebbe meglio dire appartenevano, all’immaginario
nazionalsocialista, o se si preferisce totalitario. Legato all’idea della società caserma, di una
società chiusa. Quanto di più lontano
dalla società liberale. Pertanto in passato chiunque evocasse il filo spinato si ritrovava subito fuori dalla società aperta. E a calci nel
sedere, neppure tanto metaforici…
E
invece cosa è successo? L’inimmaginabile, almeno fino a qualche tempo fa: nessuno ha stigmatizzato. Silenzio totale o quasi. Si
discute però a colpi di stronzate (pardon) populiste sulle dimissioni di Siri. E mentre la casa liberale, assediata dai populisti, è in fiamme.
Tutti zitti insomma. A parte la sinistra, che, piaccia o meno, ha le antenne lunghe. Forse troppo. E anche la coda di paglia. Ma che in questo caso ha perfettamente ragione.
Tutti zitti insomma. A parte la sinistra, che, piaccia o meno, ha le antenne lunghe. Forse troppo. E anche la coda di paglia. Ma che in questo caso ha perfettamente ragione.
Il silenzio delle forze politiche e intellettuali moderate, liberali e riformiste è un atto, piaccia
o meno, di fiancheggiamento. Che fa il gioco di Salvini, perché può atteggiarsi a vittima di una sinistra
antistorica, come spesso ripete, nemica dei popolo sovrano,
con frange violente di drogati, eccetera, eccetera. Senza che nessuno gli ricordi le provocazione fasciste. Insomma, altri evviva sui social e tanti voti per il Giostraio Mancato.
Ma c'è dell'altro che riguarda il dopo: perché in caso di fallimento politico - mettiamo per manifesta incapacità salviniana di governare - si rischia il definitivo stravolgimento del discorso pubblico in chiave di tematiche politiche ancora più radicali. Un gioco al tanto peggio tanto meglio che potrebbe consegnare l’Italia ai neofascisti. Perché votare la copia ( o quasi) , quando c'è bello e pronto l'originale?
Ma c'è dell'altro che riguarda il dopo: perché in caso di fallimento politico - mettiamo per manifesta incapacità salviniana di governare - si rischia il definitivo stravolgimento del discorso pubblico in chiave di tematiche politiche ancora più radicali. Un gioco al tanto peggio tanto meglio che potrebbe consegnare l’Italia ai neofascisti. Perché votare la copia ( o quasi) , quando c'è bello e pronto l'originale?
Come
si può capire, le ragioni per gridare
al pericolo fascista, come forma di estremismo, non sono poche. Ma quale caso di isteria... Come purtroppo non sono pochi
coloro, tra gli intellettuali, disposti a credere alle balle di
Salvini. E per le più diverse ragioni,
opportunismo, ignoranza, conformismo. Così sono fatti gli uomini. Ma questa è un'altra storia.
Concludendo,
Salvini è pericoloso, tuttavia ancora più pericolosi sono i suoi fiancheggiatori.
Carlo Gambescia