sabato 4 maggio 2019

Salvini e 
i suoi fiancheggiatori


Ieri, per telefono,  alcuni amici reali,  non virtuali come su Fb, mi hanno fatto notare che sto scivolando verso l’isterismo antifascista. Un osservatore indipendente  deve essere  obiettivo.  E l’articolo su Salvini e il filo spinato obiettivo non era.  Questa la  tesi.
Alla mia domanda  a  un amico liberale  di essere più preciso, mi sono sentito rispondere  - letterale -  “ che Salvini  è un buon  patriota e che non bisogna confondere certe provocazioni, tipiche dell’uomo,  con le sue buone intenzioni”.  
Io ho replicato  che nei primi anni Venti di Mussolini  si diceva la stessa cosa.  Anche allora,  alcuni liberali ritenevano che il futuro duce del fascismo fosse solo un  liberale con il manganello che avrebbe salvato l’Italia dai rossi, per poi tornare all’ovile  cedendo il potere ai leader moderati.

Le cose non andarono così.   E sul silenzio imbarazzato dell’ amico si è chiusa la telefonata.  E forse un’amicizia.  Peccato perché gli avrei spiegato le ragioni del perché le cose non andarono allora e potrebbero non andare oggi. Ragioni  che  invece  cercherò di spiegare al lettori.    
Perché  Mussolini sbaragliò  tutti  e conquistò  il potere?  Certo ci furono ragioni personali,  storiche, non più ripetibili,  eccetera, eccetera. Non solo però.  Resta una ragione sociologica più profonda. Quale? L’estremismo ha una sua logica ferrea:  una volta conquistato il potere  si istituzionalizza, in codici, leggi, strutture e  comportamenti.  Ciò significa che, sociologicamente parlando,  l’estremismo  viene a patti con la realtà, ma sovrapponendovi la propria visione delle cose, visione che dipende per l' appunto da alcuni presupposti politici.  Che quanto più sono estremi, tanto più innescano una logica distruttiva, costituente, che va contro i  poteri costituiti, precedentemente strutturati su altri valori. E se, come nel caso italiano, il sistema costituito è fondato sulla libertà, il potere costituente vi si oppone, stravolgendolo.  Certo, coprendo la conquista e il processo di modellamento della realtà  con la retorica di una   libertà superiore o  unica vera, eccetera, eccetera.  Ieri i nemici erano i rossi,  oggi l'Ue e gli immigrati.  E così via. 
Qui viene fuori tutta l’importanza dei fiancheggiatori: di chi aiuta, sostiene, senza essere coinvolto direttamente. Non parlo dei Social, dell'esercito di riserva dei cretini, che pure ha un suo ruolo, bensì dei giornali  a grande tiratura,  del mondo degli affari,  delle istituzioni autorevoli, delle università, professori e intellettuali, come gli amici  delle telefonate di ieri.
Se il fascismo è una forma di  estremismo politico, Salvini, sempre sociologicamente parlando, è un fascista ( rosso, nero, giallo per ora  non interessa).  Il vero punto sociologico della questione è che è l’agenda estremista -  dettata anche  dall’estremismo  del Movimento Cinque Stelle -  sta stravolgendo il discorso pubblico. Se ci si passa la caduta di stile,  si gioca  al più  capace  a spararla  politicamente più grossa.  E nel silenzio dei fiancheggiatori. Ecco ciò che è veramente grave.
Si prenda l’episodio del filo spinato. Roba, in altri tempi, da dimissioni immediate: si parla di un Vice Presidente del Consiglio e di un Ministro dell’Interno. E per quale motivo?  Perché   filo spinato, torrette e cannocchiali appartengono, o forse sarebbe meglio dire appartenevano, all’immaginario nazionalsocialista, o se si preferisce totalitario.  Legato all’idea della società caserma, di una società chiusa.  Quanto di più lontano dalla società liberale.  Pertanto  in passato chiunque  evocasse il filo spinato  si ritrovava subito  fuori dalla società aperta. E a calci nel sedere,  neppure tanto metaforici…
E invece cosa è successo?  L’inimmaginabile, almeno fino a qualche tempo fa:  nessuno  ha stigmatizzato.  Silenzio totale o quasi.  Si discute però  a colpi di stronzate (pardon) populiste sulle dimissioni di Siri. E mentre la casa liberale, assediata dai populisti,  è in fiamme.
Tutti zitti insomma.  A parte la sinistra, che, piaccia o meno, ha le antenne lunghe. Forse troppo. E anche la coda di paglia. Ma che in questo caso ha perfettamente ragione.
Il silenzio delle forze politiche e intellettuali  moderate, liberali  e riformiste è un atto, piaccia o meno, di fiancheggiamento. Che fa il gioco di Salvini, perché  può atteggiarsi a vittima di una sinistra antistorica, come spesso ripete,  nemica dei popolo sovrano, con frange violente di drogati, eccetera, eccetera. Senza che nessuno gli ricordi le provocazione fasciste. Insomma, altri evviva sui social e  tanti  voti per il Giostraio Mancato.
Ma c'è dell'altro che riguarda il dopo: perché  in caso di fallimento politico - mettiamo  per manifesta  incapacità salviniana di governare -  si rischia  il definitivo stravolgimento del discorso pubblico in chiave di tematiche politiche  ancora più  radicali. Un gioco al tanto peggio tanto meglio che potrebbe consegnare l’Italia ai neofascisti.  Perché votare la copia ( o quasi) , quando c'è  bello e pronto l'originale?     
Come si può capire, le   ragioni per gridare al pericolo fascista, come forma di estremismo, non sono poche. Ma quale caso di isteria... Come purtroppo non sono pochi coloro,  tra gli intellettuali,  disposti a credere alle  balle di Salvini.  E per le più diverse ragioni, opportunismo, ignoranza, conformismo. Così sono fatti gli uomini. Ma questa è un'altra storia. 
Concludendo, Salvini è pericoloso, tuttavia  ancora più pericolosi sono  i suoi fiancheggiatori. 
Carlo Gambescia