Lettera aperta ai vescovi di venti
teologi e studiosi
Papa Francesco eretico?
La questione è un’altra e sia chiama
acefalia…
Non
sappiamo né desideriamo sapere se Papa
Francesco sia eretico o meno, come invece afferma la Lettera aperta ai vescovi, sottoscritta da venti professori e intellettuali cattolici (*). Ovviamente, preferiamo non entrare nel merito della questione, anche per ragioni
di preparazione specifica.
Ha invece destato il nostro interesse un’intervista in argomento, di qualche
mese fa, a Roberto De Mattei (**), letta
però solo ieri. Dove lo storico (nella foto), noto
per le sue posizioni “tradizionaliste”, coglie un punto sociologico molto importante,
che merita un approfondimento.
Prima
però le sue parole.
Io penso che gli errori o eresie di papa Francesco (https://cronicasdepapafrancisco.com/),
anche se professati pubblicamente, non comportino
la sua perdita del pontificato, perché non sono noti e manifesti al popolo cattolico.
Quando parlo di popolo cattolico non mi riferisco all’opinione pubblica cattolica
nel senso esteso del termine, ma a quel ristretto gruppo di battezzati che mantengono
oggi la integrità della fede cattolica. Eppure molti di essi interpretano pro
bono le parole e i gesti di papa Francesco e non ne avvertono la
malizia. Non possiamo dire dunque che la sua perdita di fede sia evidente e
manifesta. Quando san Roberto Bellarmino o il cardinale Caetano scrivevano i
loro libri, la società era integralmente cattolica, il sensus fidei era
sviluppato ed era molto facile discernere l’eresia di un prete, di un vescovo o
addirittura di un Papa. Oggi, la larga maggioranza dei battezzati, semplici
fedeli sacerdoti, vescovi, perfino il Papa, vivono immersi nell’eresia, e pochi
sono in grado di distinguere tra la verità e l’errore. Così le giuste indicazioni dei grandi teologi classici sono
difficili da seguire nella pratica.
Accantoniamo la
trasposizione di De Mattei in ambito
canonico e teologico di un concetto sociologico - il senso collettivo della fede (sensus fidei) - per concentrarci su quest’ultimo.
Il punto fondamentale,
crediamo sia rappresentato dall’osservazione che il “popolo cattolico”, in qualche misura
un’unità sociologica, interpreta “pro
bono le parole e i gesti di papa Francesco e non ne avvert[e] la malizia”.
L’osservazione è sociologicamente
confermata da studi sul campo e dalla concettualizzazione dei fenomeni religiosi: ricerche che provano la sostanziale acefalità sociologica - sociologica, attenzione - della Chiesa
post-conciliare. E non solo, come poi vedremo.
Quando si può definire acefalo un fenomeno sociale? Quando
dall’alto non è necessario impartire
ordini dal momento che in basso si eseguono senza alcun bisogno di riceverli. Insomma, si obbedisce in automatico, senza interrogarsi sulla possibile "malizia" di chi comandi.
Ciò indica - per capirsi - che i livelli di interiorizzazione (e obbedienza) sono talmente alti che il meccanismo della coazione a ripetere procede in modo, per l’appunto, acefalo, insomma senza bisogno di un “capo” che decida, eccetera, eccetera. Alla base del meccanismo recettivo (nel senso della recezione passiva), come per ogni altro fenomeno sociale, c’è il principio del minimo sforzo, o altrimenti detto, della neutralizzazione dei costi decisionali. Tradotto: obbedire, psicologicamente parlando, è sempre meno costoso che decidere.
Ciò indica - per capirsi - che i livelli di interiorizzazione (e obbedienza) sono talmente alti che il meccanismo della coazione a ripetere procede in modo, per l’appunto, acefalo, insomma senza bisogno di un “capo” che decida, eccetera, eccetera. Alla base del meccanismo recettivo (nel senso della recezione passiva), come per ogni altro fenomeno sociale, c’è il principio del minimo sforzo, o altrimenti detto, della neutralizzazione dei costi decisionali. Tradotto: obbedire, psicologicamente parlando, è sempre meno costoso che decidere.
Dicevamo dell’acefalità della
Chiesa post-conciliare. In realtà, l’intero meccanismo storico della
struttura istituzionale, "Chiesa Cattolica", è fondato
sull’acefalità, o quanto meno sulla presunzione dell’acefalità: di un papa o
capo, che però non è tale perché Vicario di Cristo. Siamo davanti a un meccanismo
storico che ha sempre privilegiato l’obbedienza passiva. Di qui la natura elitaria, per costituzione ed effetto di ricaduta, delle
numerose eresie che hanno solcato la storia della Chiesa Cattolica. Eresie, che come si può osservare, o sono state riassorbite, nella culla, magari con la forza, o ridotte a fenomeni minoritari, settari, anche se con discreto seguito, comunque parcellizzato, se non “polverizzato”, come nel caso del protestantesimo
Il cattolicesimo, al netto
delle grandi figure spirituali, comunque di derivazione e confluenza elitaria, si regge sulla passività, sulla coazione a
ripetere. Il passaggio storico dal cristianesimo-movimento alla chiesa-istituzione, crediamo si debba rileggere lungo le linee le interpretative della passività come forma di neutralizzazione. Ovviamente si tratta di un approccio sociologico che probabilmente semplifica troppo le cose. Ne prendiamo atto.
Di qui, per tornare al punto, la difficoltà, se
non spesso l’impossibilità, della
trasformazione dell’eresia elitaria
in chiesa collettiva. Regola che vale per tutti, per i tradizionalisti, come per i progressisti. Insomma,
per chi guardi indietro o avanti. Sullo
sfondo comune però, mai dimenticarlo, di
una passività collettiva, dei fedeli, che
ha radici lontane.
Ci spieghiamo meglio: siamo davanti al basso continuo di una specie di religione naturale collettiva, dalle ritualità e credenze differenti, che rinvia al
mondo pre-cristiano. Parliamo della religione come risposta sul piano emozionale al bisogno di protezione dell’essere umano.
Ne consegue, l’insopprimibilità, perfino nell’essenza, del fenomeno religioso, ma anche la sua natura
acefala, basata sulla coazione a ripetere. Diciamo che l’uomo religioso accetta
di scambiare la protezione con l’obbedienza.
Il che, alla fin fine, per chiunque studi il
comportamento sociale non è una novità. Però...
Carlo Gambescia
(*) Per il testo qui: https://www.radiospada.org/2019/04/una-lettera-aperta-accusa-francesco-di-eresia/
(**) Qui l’intervista: http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2019/03/intervista-del-prof-roberto-de-mattei.html