Europee, i sondaggi sembrano premiare i Verdi
Di male in peggio…
Secondo
i sondaggi sembra che i Verdi alle prossime europee accresceranno i propri
consensi ovunque. Con i populisti
potrebbero trasformarsi nei vincitori della tornata del 23-26 maggio.
Sono
ben visti dai socialisti, dati in discesa,
ma anche dai popolari europei, anch’essi in calo, come possibili alleati per sbarrare la strada
ai populisti, probabilmente grazie anche al placet politico
del gruppo liberaldemocratico.
Sulle alchimie politiche europee non ci
pronunciamo. Resta però un fatto: i Verdi rappresentano una
forza politica che si fonda sul
culto dei divieti e dei controlli. Il
liberalismo dei Verdi si limita alla
difesa delle libertà di genere e di orientamento sessuale. Su tutto il resto, perfino sull’emigrazione, grava una ipoteca statalista che scorge nella libertà
di mercato il nemico principale. Per dirla brutalmente, l’ambientalismo, che pure sembra essere in
cima ai pensieri dei Verdi, non è altro che la continuazione del socialismo con
altri mezzi (*).
Per
metterla sul sociologico, siamo davanti
a una forma di costruttivismo politico che si pone niente di meno che la
“Salvezza del Pianeta”… Di regola però, un governo
diviene tanto più tirannico quanto più gli scopi che si propone
assumono valore assoluto. Perché, in
nome della salvezza collettiva, si pensi al caso delle guerre, il governo,
anche se democraticamente costituito, inevitabilmente finisce per accentrare tutti i poteri.
Ciò
significa che la drammatizzazione della
politica, come creazione o sfruttamento di situazioni emergenziali, fa male alla democrazia. Figurarsi,
il male che può provenire
dai Verdi che della
drammatizzazione ambientale hanno fatto ragion politica.
Il
punto non è se esista o meno scientificamente la questione
ambientale ( o comunque non solo), ma l’approccio cognitivo dei
Verdi che è di
natura costruttivista. Non si vuole forse costruire un Pianeta diverso come
i marxisti, altrettanto costruttivisti, pretendevano di edificare il socialismo planetario? Un approccio che ha tristemente distinto
anche fascismo e nazismo che si
proponevano di costruire società fondate sulla purezza della razza come risposta al presunto
degrado umano, provocato dal
meticciato. Temi ai quali i populisti, "difensori dei confini della patria" sembrano oggi essere molto sensibili. Anch'essi, inoltre, come i Verdi, parlano di degrado ambientale
planetario... Un catastrofismo le cui basi scientifiche sembrano essere, quanto a rigore, le stesse del marxismo e delle teorie
razziali di un secolo fa che pontificavano rispettivamente sulla fine del capitalismo e sulla difesa della razza bianca. Ad esempio, il termine “negazionismo” ripreso dagli ambientalisti e scagliato
contro gli scienziati perplessi, la dice lunga, per ricaduta, sulla
natura politica delle battaglie dei Verdi, costretti a ricorrere a un linguaggio evocativo. Che, se decontestualizzato, appartiene alla retorica dell'intransigenza piuttosto che al linguaggio scientifico.
Ma
ripetiamo il punto non è la natura scientifica della questione ambientale in
sé, ma l’approccio cognitivo dei
Verdi che rivela profonde implicazioni
totalitarie. Quindi c’è poco di che
essere allegri. Di male in peggio…
Qualche
lettore, soprattutto tra i più emotivi,
si chiederà allora quale sia la nostra ricetta per l’ambiente. Non ne abbiamo. E non ne possiamo avere. Non siamo tuttologi.
Però, da studiosi di sociologia non possiamo non sottolineare le pericolose conseguenze del
costruttivismo politico e sociale.
Alle
persone andrebbe spiegato che ogni provvedimento di natura ambientalista implica una diminuzione di libertà. Il che non
è facile da spiegare razionalmente, perché
sui temi dove predomina l’emotività collettiva, frutto di minacce, reali o
meno, la gente comune tende irrazionalmente a privilegiare la sopravvivenza
all’esercizio della libertà.
Tuttavia,
il sociologo non può non osservare, che quanto più si accentua, sull'onda lunga della paura, la legislazione
in materia, tanto più la sfera di libertà individuale si riduce. Proprio come accade nelle guerre, soprattutto
quelle moderne, totali, quando vincitori e
vinti si ritrovano più poveri e
meno liberi di prima… E le conseguenze di una “guerra” ambientalista, anch’essa totale, rischiano di essere le stesse.
Carlo Gambescia
(*)
A riprova di ciò si dia un’occhiata all’European Greens Manifesto recepito
anche da Verdi italiani: https://www.europaverde.it/e-il-momento-di-rinnovare-la-promessa-delleuropa/