lunedì 13 maggio 2019

L’Elemosiniere del Papa riattiva la corrente in uno stabile occupato
Il ritorno del clericalismo



Alla destra naturalmente la cosa non è piaciuta,  perché dietro gli occupanti dell’edificio  romano si nascondeva  la  sinistra.  Di conseguenza  sono subito partite le scomuniche politiche per il cardinale “Elemosiniere del Papa” che  ha rotto i sigilli della luce "apposti" dalle autorità a causa delle  bollette non pagate dai compañeros (*) .

Ovviamente, se al posto dei compagni  ci fossero stati i camerati, il cardinale Konrad Krajewski se la sarebbe cavata a buon mercato. Anzi, gli elogi si sarebbero sprecati.   E per quale ragione?  Perché Krajewski  avrebbe  provato, stando  alla tragicomica intervista  di Giampaolo Rossi, consigliere Rai a proposito del Salone del Libro (**),  di aver compreso il nuovo senso della storia. Quale?  Quello  che  riporta gli italiani  dritti dritti alle panzane del Ventennio.  Per  il lato comico, ovviamente. Il tragico invece  è nel fatto  che Rossi, una specie di Fukuyama capovolto, ci crede.   
Ma torniamo al punto.  In realtà, il gesto del prelato polacco, se non sarà smentito dal Papa, è altrettanto  démodé quanto le dichiarazioni di Rossi, perché maleodora  di  clericalismo. Significa che la Chiesa, sfidando i poteri costituiti, come un qualsiasi altro contropotere,  è tornata ufficialmente a fare politica. E dalla porta principale. Quella della violazione delle leggi in nome di principi altri,  politici o meno qui non interessa. La Chiesa agendo in questo modo  si auto-rappresenta, socialmente,  come anticipato, quale  potere costituente che si propone di sostituirsi  al  potere costituito. Entra in urto, volontariamente,  con esso, come in qualsiasi altra forma di guerra civile.  
E qui c’è da fare una distinzione fondamentale, che spesso gli anticlericali dimenticano:  la Chiesa, storicamente e sociologicamente parlando  - come mostrano le meravigliose pagine di un liberale autentico  come  François Guizot -   si è  ritrovata  nell’Alto medioevo e in altri momenti storici di vacanza del potere politico, come da ultimo nel 1943-1945,  a fare di necessità virtù, sostituendosi nelle attività amministrative  al dissolto  potere laico. Parliamo quindi di un moto sociale involontario, inintenzionale se si vuole.
Ciò,  per contro,  significa  che si  ha clericalismo, come ad esempio dopo l’Unità d’Italia,  quando i poteri laici sono vivi e vegeti. Perché si è  davanti a sfide portate intenzionalmente dalla Chiesa al potere politico.  E questa è una cosa che andrebbe spiegata agli anticlericali. Il che vale soprattutto  per  i laiconi di "Repubblica" che, oggi,  inneggiano stupidamente al cardinale Robin Hood.  
Però, ecco il punto,  il nostro ragionamento dovrebbe chiarire la natura clericale  di quanto è accaduto a Roma.  Certo, si tratta di clericalismo che  sposa il populismo di sinistra. Respingendo, sempre politicamente, quel populismo che mescolato al sovranismo, incarnerebbe invece,  secondo Giampaolo Rossi,  il nuovo senso della storia.  Per inciso, siamo davanti a una tesi, quella di Rossi, talmente radicale,   che in precedenza altri consiglieri Rai di destra -   perfino un fascistone come Veneziani -   non avevano mai osato avanzare.   Il che la dice lunga sul guaio in cui si è cacciata l'Italia.    

Ciò  significa anche un’altra cosa:  che la destra, in particolare quella che parla del nuovo senso della storia,  attacca il populismo di sinistra in nome del populismo di destra. Perché, ripetiamo se  il cardinale avesse rotto i sigilli, mettiamo di un edificio occupato dai neofascisti, oggi sarebbe il loro eroe.  Il punto quindi  è che, rossi o neri,  sempre di clericalismo e populismo si tratta. 
Certo, il fatto che  la  Chiesa, salvo smentite del Papa,  sembra  schierata con i populisti di sinistra, ripetiamo, allarma i populisti di destra. Ma sono lotte interne tra nemici giurati del liberalismo.  Va infatti ricordato che anche  nella seconda metà dell’Ottocento i parroci,  scendevano,  idealmente o meno,  in piazza con anarchici e socialisti.  Però allora, fortunatamente,  esisteva   uno  stato liberale pronto  a difendere  i suoi cittadini da tutti i populismi di destra e di sinistra, clericali e non clericali, reazionari e non reazionari.
Oggi invece no.  E per quale ragione? Perché sono al governo i populisti di destra e di  sinistra. Anzi,  visto che si riparla di senso della storia:  fascisti,  anarchici e  socialisti. Esageriamo? No, perché si stanno candidando pure i preti. 

Carlo Gambescia