sabato 11 maggio 2019

Il voto del 26 maggio di un liberale su Marte
Ultime elezioni europee?




Prima la classica domandona:  il 26 maggio, tra quindici giorni, si vota  sì o no  per il Parlamento europeo? Dal silenzio che incombe  sul voto, si direbbe di no.  Perché?  Azzardiamo  alcune spiegazioni.
La prima è che in Italia i nazionalisti, pardon sovranisti, sono al governo.  Partiti che, culturalmente, non hanno alcun interesse per le unioni sovranazionali.  Sono quelli  del faremo da soli.  Come tra le due guerre mondiali…   Quindi silenzio.
La seconda è che i partiti  che non condividono l’assioma nazionalista, hanno paura  dell' impopolarità e di perdere voti con conseguenze devastanti in politica interna.  Si teme perciò  non solo di parlare troppo, ma perfino di accennare all’idea europea.  Quindi silenzio.
Di conseguenza, ecco la terza ragione,  se si spulciano i programmi dei partiti, fatti uscire quasi alla chetichella, si scopre che  parlano solo delle  questioni interne all’economia italiana (recessione e tasse). Di Europa mai. L’unica idea che stuzzica  l'appetito sembra essere quella di un' Unione Europea come ente assistenziale:  una specie di Super Inps, lottizzata e dedita alla individualizzazione dei profitti e alla socializzazione  delle perdite.  Europeismo con il sedere degli altri, se ci si perdona la caduta di stile.  
Insomma, un provincialismo vergognoso, animato da una grettezza politica  che ricorda  l’Italia fascista: un passo indietro, forse pure due...
Il conto da pagare, scommettiamo fin d’ora,  sarà salato. Come l’altra volta.
Gli unici  a parlare esplicitamente di Europa sono  i quattro gatti  di  +Europa, europeisti e  liberali.  Tutto bene allora? No, perché basta sfogliarne il programma (*)  per scoprire che di liberale c’è poco. Non ne facciamo quindi una questione di nomi, di candidati... E'  la "lingua"  che non piace:  quella del welfarismo, dei sussidi, del fiscalismo. Liberalismo macro-archico dunque. La  "lingua"  dell’Alde ( Alliance of Liberals and Democrats for Europe):  gruppo parlamentare  al quale sembra aderiranno  Macron  e ovviamente  +Europa.
Per carità,  sempre meglio di  una destraccia con la bava alla bocca e una sinistra infantile che vuole combattere il populismo con il populismo.  Però...
Insomma, va onestamente detto che la ricetta di  +Europa  (e dell’Alde)  è quella del liberalismo di sinistra, troppo democratico e al fondo utopista, perché si vuole conciliare centralizzazione federale e  parlamentarismo: la quadratura del cerchio.
Alla fin fine, tra +Europa e gli altri partiti e raggruppamenti, anche estranei all'Alde, esiste una differenza di grado e non di specie. La differenza, la vera differenza, potrebbe farla l’adesione ai principi di un liberalismo non democratico. Aristocratico, per dirla tutta.  Roba, di questi tempi,  da liberali su Marte.    
Però, ripetiamo, +Europa  fa campagna  in modo esplicito per  l'idea europea. E cosa non secondaria  è un partito  antifascista senza avere scheletri totalitari nell' armadio.   Probabilmente chi scrive lo voterà .  Da Marte. 
Certo, come diceva Montanelli,  turandosi prima il naso.  Anche perché questo potrebbe essere l’ultimo voto europeo.  Sicché, una scelta  pro Europa,  anche da Marte,  rischia di assumere un valore particolare. Di testimonianza o di diga. Chissà...
Cose di cui, comunque sia,  nessuno parla in questa strana campagna elettorale… 

Carlo Gambescia  
(*)   Qui il programma:   https://piueuropa.eu/programma-elettorale/