Più vicino l’accordo con Bruxelles?
L’Europa geniale
La
passata estate si è molto discusso sulla possibilità di
civilizzare i “barbari populisti”. Chi era per il sì, come Galli della Loggia,
chi per il no, come Panebianco.
Chi
scrive ha sempre indicato - e continua a
indicare - in questo governo, e nei populisti in generale, un pericolo per la
democrazia liberale. Tuttavia, l’Italia è una cosa, la
Polonia e l’Ungheria un’altra. Parliamo di nazioni, queste ultime, da sempre governate
in modo autoritario e perciò estranee
alle tradizioni della democrazia parlamentare e liberale. Subire il tallone comunista e fascista non attribuisce alcuna patente postuma di
liberalismo.
L’Italia
invece ha ben altre tradizioni. Pur, se in
modo imperfetto, il nostro Paese può
vantare una cospicua eredità liberale. Il fascismo, resta comunque, una
parentesi, disastrosa, ma
parentesi. Poiché la storia
ha un suo peso, il riformismo liberale
italiano, espressosi attraverso uomini come Cavour, Giolitti, Turati, De Gasperi, e su
scala minore e con sfumature politiche spesso assai differenti, Nenni, Fanfani, Moro, Craxi e Andreotti, può facilmente spiegare l’atteggiamento piuttosto cauto di Tria e
Conte, ovviamente incoraggiato, seppure
nell’ombra (ma neppure tanto, stando ai retroscenisti) da Luigi Di Maio e Matteo Salvini: una scelta che sta portando all’ accordo sul bilancio con l’Europa. Vedremo, cosa accadrà nei prossimi giorni.
In
realtà, quel che emerge - la "ciccia" insomma, al di là dei retroscena - è la superiorità del metodo liberale della negoziazione. Il fattore discutidore, da sempre criticato dai
nemici del liberalismo, rivela tutta la
genialità dell’Ue. Ciò che, storicamente e sociologicamente, la distingue. Insomma, l' Europa resta la nostra amica
geniale, per usare una terminologia letterario-televisiva alla moda.
Per
quale ragione? Perché, nonostante il linguaggio truculento di Salvini e Di
Maio, l’Unione Europea, non ha mai perso la calma, e una volta giunta al nocciolo delle trattative concrete ha confermato tutta la forza tranquilla della democrazia liberale. Certo, anche i “barbari populisti” hanno fatto alcuni passi
indietro: segno che il metodo, non è
solo forma ma sostanza, quindi prudenza (contagiosa) che può aiutare a cogliere la lezione, come scrivevamo qualche giorno fa, della forza di gravità della politica (*).
Per ora, si è accettata la revisione al ribasso
del rapporto fra deficit e Pil nominale, dal 2,4% al 2,04%. Resta da
vedere cosa accadrà dell’ aggiustamento del deficit strutturale, che invece non prende in
considerazione i provvedimenti una tantum al netto dell’andamento del ciclo economico. Anche qui, nei prossimi giorni, scopriremo cosa bolle in pentola.
Ovviamente,
resta in piedi, inalterata, in tutta la sua natura, ideologicamente strampalata,
quanto meno a uso propagadistico, la
politica economica giallo-verde: una
vagonata di pericolose fregnacce (pardon) che oltre
a non produrre occupazione rischia di appesantire il debito pubblico italiano
in un contesto di bassa crescita economica.
A onor del vero, va sottolineato che i mercati, quelli che secondo la retorica populista e sovranista “comandano in casa nostra”, non hanno mostrato impazienza: lo spread,
seppure alto, non ha infierito sul mercato del debito
pubblico italiano.
Per
tornare alla questione della civilizzazione dei “barbari populisti”, diciamo che
l’Europa, mostrando una intelligente pazienza, sembra puntare alla socialdemocratizzazione dei
populisti italiani, e probabilmente del populismo in generale (si veda l’atteggiamento paziente verso i gilet gialli, anche di Macron). Lo stesso
discorso di Draghi a Pisa, fitto di richiami alla "questione dell’equità sociale" si muove nella stessa direzione. Il potente Presidente della Banca Centrale Europea, detto per inciso, alla fin fine, ragiona politicamente come
Visco, Vincenzo, ex Ministro delle finanze ulivista con Prodi e D’Alema. Non dunque come l'altro Visco, Ignazio, attuale Governatore della Banca d’Italia, tecnocrate puro.
Il
riformismo, è uno dei due volti della democrazia liberale, l’altro è quello,
se ci si perdona la ripetizione, liberale. Ripetiamo: la forza tranquilla dell’Europa è rappresentata dal tentativo di ricondurre,
mostrando flessibilità
nelle trattative, i “barbari populisti”
nell’alveo, semplificando, socialdemocratico. Riuscirà? Molto dipende dalla natura
profonda degli stessi barbari. Vedremo, nei prossimi giorni.
Chi,
infine, prova di non avere capito nulla,
anzi, di continuare a non capire nulla di riformismo e liberalismo, è l'ineffabile Silvio Berlusconi, che pur di
raccattare voti all’estrema destra ha subito rinfacciato la marcia indietro a
Salvini. Il Cavaliere è veramente un caso disperato di cretinismo
politico.
Per
fortuna però, c’è l’Europa, la nostra
amica geniale. Liberale riformista.
Carlo Gambescia