martedì 25 dicembre 2018

Anche a Natale,  Papa Francesco non si smentisce
Maestro di banalità (pericolose)



« “L'uomo è diventato avido e vorace. Avere, riempirsi di cose pare a tanti il senso della vita. Un'insaziabile ingordigia attraversa la storia umana, fino ai paradossi di oggi, quando pochi banchettano lautamente e troppi non hanno pane per vivere”. E' stato questo il forte richiamo del Papa nell'omelia della messa della Notte di Natale.»
                          

Così Papa Francesco nella notte di Natale. Si possono dire  tante banalità in così poche parole?  Un vero e proprio maestro di banalità.  Attenzione,  pericolose. Perché?
Innanzi tutto, la visione della storia, vista come caduta verso il basso. La storia in realtà  ha alti e bassi,  e l’epoca in cui viviamo, socialmente parlando, si colloca nei piani alti. E' perfino inutile documentarlo:   la povertà nel mondo  è diminuita. L’economia di mercato ha permesso  a numerosi paesi  di  svilupparsi, eccetera, eccetera. Solo Papa Francesco  scorge i  “pochi che banchettano” e la marcia  inesorabile dell' ”insaziabile ingordigia” . 
In secondo luogo,  l’uomo non è buono né cattivo,   né vorace né sobrio,  ma  pericoloso.  Perché le sue azioni sono imprevedibili. Di qui, la necessità, di regole e procedure, liberamente pattuite,  che stabilizzino i comportamenti sociali, favorendone, entro certi limiti la prevedibilità,  che comunque non è mai assoluta. Anzi, l’imprevedibilità, in se stessa, è alle radici del progresso umano. L'uomo, può progredire come regredire.  Tuttavia,  la liquidazione, bollandola come oltraggiosa,  della sua imprevedibilità -  dunque pericolosità -    rischia di  eliminare  la possibilità stessa del mutamento, nel bene come nel male.  
In terzo luogo, affinché le procedure di stabilizzazione sociale, siano accettate  da tutti, è necessario ancorarle a una visione della realtà consapevole dei progressi conseguiti. Per contro, descrivere la situazione sociale  a tinte fosche, forzando i fatti tra l’altro,  come  fa il Papa, significa favorire lo scontento sociale e quei movimenti politici nemici della società aperta. E della stessa religione. Pertanto, Papa Francesco, così parlando, recide le radici, dell’albero sui cui rami è seduto.
Ci si chiederà per quale ragione il  Pontefice stia facendo del suo meglio  per autodistruggere la Chiesa e mandare a fondo la moderna società borghese.  Semplicissimo: perché è un reazionario. Non ha mai accettato le rivoluzioni liberal-democratiche. Come sosteneva Augusto Del Noce, Marx, non fece altro che riprendere, ammantandole di scientificità economica, le critiche del pensiero controrivoluzionario.  Papa Francesco, odia come Marx,  ma anche come De Maistre e Bonald,  la società  borghese, tuttavia, a differenza di Marx, non riconosce alcun  ruolo storico alla borghesia.  Sicché fa addirittura un passo indietro.
Buon Natale a tutti.

Carlo Gambescia