martedì 4 dicembre 2018

Macron,  ultimo imperatore liberale?
I gilet della bocciofila





Come i lettori avranno ormai capito, e da un pezzo,  su queste pagine non si liscia il pelo ai populisti.  Non si deve chiedere scusa a nessuno.  L’Europa e l’Occidente, nonostante il veleno di nemici e disfattisti,  sono ancora economicamente forti. L’euro a differenza del rublo russo, e in concorrenza con il dollaro americano,  è appetito, apprezzato  e "tesaurizzato"  ovunque.
Politica e società sembrano invece meno forti. La politica tentenna, ora   sotto tiro  è  Macron, difensore della civiltà liberale in Francia. La società civile, per contro, si piange addosso, trovando consolazione  nelle leggenda populista delle élite cattive contro il popolo buono.
Richiamiamo  l’attenzione dei lettori su un fatto preciso. Tutti coloro che evocano questa  presunta frattura  sono d’accordo su una cosa:  vogliono più  servizi sociali e meno tasse.  Un tempo si diceva botte piena, moglie ubriaca. Insomma, fare la bella vita a spese di qualcun altro. Quella vita glamour,  che, i gilet  gialli  credono sia patrimonio di élite,  egoiste e stupide dedite alla sodomia e al vizio. Come del resto  è stato loro  inculcato  da movimenti, partiti,  mass media, sondaggisti  irresponsabili, o forse fin troppo responsabili   perché  al soldo di qualche potenza anti-occidentale e anti-europea. 
Invece, le cose  non stanno così. Questo è solo ciò che  si vuole far credere a una plebe post-moderna in overdose da servizi sociali e prigioniera dell'isteria da Social.  Prendere nota o appunto: a differenza delle classi dominanti  pre-1789,  le nostre élite,  soprattutto quelle economiche,  producono ricchezza  e  lavoro. Tutti i santi giorni.  Eppure, le si assimila artatamente  alla  decadente e improduttiva aristocrazia francese pre-rivoluzionaria.
Proprio perché si bevono  certe  certe stupidaggini,  i populisti  si   comportano  come  bambini viziati, vezzeggiati dai media e probabilmente, ripetiamo,  fomentati segretamente dall’esterno. Come dicevamo,  Macron però  tentenna.  Evidentemente,  non si  fida dell’Armée.
Due fatti,  per capire alcune differenze sociali di fondo. 
Il primo. Un’amica suora, mi riferiva che, tornata nelle  Filippine,  a distanza di dieci anni,  ha  trovato  un villaggio, prima  popolato di fantasmi, laceri e sporchi, ora  in pieno sviluppo,  grazie a una superiora delle suore locali,  capace di infondere  insieme al cristianesimo  un’etica del lavoro e dell’impresa.  I fantasmi con  camicie a brandelli, che vivevano in baracche, si sono tramutati in operai e mezzadri,  fieri della  nuova condizione.  Ora, abitano in casette pulite,  i figli vanno a scuola, coltivano, producono e vendono, anche  all’estero,  una specialità locale, brevettata,  para-farmaceutica, come diremmo noi.  E vogliono progredire. Non sedersi e aspettare  che scenda  la manna dal cielo.
Il secondo. Un amico italiano, che va e viene dalla Francia, mi raccontava che  in una località nei pressi del confine italiano, i gilet gialli locali  dopo avere occupato l’autostrada e distrutto la barriera per il pedaggio hanno  eretto baracche abusive, con barbecue  e  campo da bocce. Tra di  loro,  ci sono pensionati, ben pasciuti,  e  giovani  che  sognano  una vita in vacanza. Da pensionati, insomma. Passano il tempo giocando a carte e   alla rivoluzione: una volta a settimana, mettendo  a ferro e fuoco Parigi.

Traduzione:  da un lato,  abbiamo  un villaggio  filippino,  fiero di crescere, trasformarsi e integrarsi nell’economia mondiale. Dall’altro un pugno di scioperati, che vuole chiudersi in casa e  buttare la chiave.  I filippini lavorano, i francesi  giocano alle  bocce.
Alla fin fine, i bocciofili gialli (altro che gilet…), sono tigri di carta, capaci  solo  di incunearsi,  come sabato scorso, negli interstizi urbani  di una polizia, mal comandata e priva di ordini precisi, se non quello di non rispondere alle provocazioni. E si è visto come è finita.
Un consiglio a Macron, da un amico italiano: nessun tentennamento. Eviti di passare alla storia come l’ultimo imperatore liberale. La rivolta può essere ancora sedata, se serve soffocata e se proprio occorre schiacciata.   Punti sulle truppe più fidate, in senso figurato e letterale. E indaghi e  renda pubbliche, una volta individuate e provate, le  connivenze  tra  movimenti di protesta e  potenze straniere.  La Francia non deve cedere al populismo. Ad ogni costo.


Carlo Gambescia