A proposito del film di Paul Greengrass
sulla strage di Utøya
L’isola dei conigli
Ieri ho visto
il film di Paul Greengrass sui due attacchi terroristici del 2011, perpetrati da Anders
Behring Breivik, autonominatosi comandante
in capo di una fantomatica organizzazione di crociati
dell’antimulticulturalismo (*).
Il film è piuttosto
lungo e di taglio semi-documentaristico: abbraccia il processo, partendo però
dai due attentati alla sede
del governo e sull’isola di Utøya, dove si teneva un
seminario politico del movimento giovanile del partito laburista norvegese,
attentati condotti a termine con lucida spietatezza. Ci furono
settantasette morti, in
maggior parte tra i
ragazzi, nonché centinaia
di feriti.
Quel che colpisce il sociologo sono le modalità
di esecuzione della strage sull’isola di Utøya: una
vera e propria strage degli innocenti. Da un lato c’è,
per evocare la teoria del partigiano di Carl Schmitt, un soldato politico, armato
fino ai denti, che rivendica la logica assoluta (fino alle mostruose
conseguenze) della dicotomia amico-nemico. Potremmo definire la sua logica
panpolitica. Dall’altra, centinaia di giovani educati secondo i
criteri del pacifismo integrale, quindi impolitici, perché in ultima
istanza, credenti nel dover
porgere l’altra guancia, sempre. Potremmo addirittura denominare questa logica, antipolitica.
Piaccia o meno, ma il risultato, di questo secondo
atteggiamento, sul piano dei comportamenti collettivi, proprio sull'
isola di Utøya, ha mostrato tutta la sua triste inadeguatezza.
Cosa è accaduto? Che, in uno stato di necessità, ragazzi privi
di qualsiasi approccio realistico alle grandi questioni del politico, si
sono dati alla fuga, senza pensare minimamente, pur essendo
in numero superiore, a una qualche reazione per mettere fuori gioco
l’aggressore. Il quadro - certo impressionistico
- che si deduce dalle terribili immagini del film
di Paul Greengrass, è quello del cacciatore che spara ai conigli.
Nel 2012, un anno dopo gli attentati, uscì in Francia un pamphlet di Richard Millet,
noto saggista, dove si descriveva Breivik come un effetto perverso, patogeno, dell’indifferentismo
politico e religioso dell’Occidente. Il saggio fece scalpore:
Millet venne liquidato come un fascista della peggiore specie (**).
Il realtà, pur tra le molte banalità letterarie, Millet, pose, forse senza
neppure rendersene conto, un
preciso problema: quello di
come collegare relativismo e
difesa del relativismo. Come
diffondere una cultura politica realista, che non escluda mai
l’esistenza del nemico, e perciò depositaria di una assoluta certezza
“politica”, con una
filosofia relativista, aperta alla comprensione e all’accoglienza degli altrui
valori, senza per questo negare le ferree costanti metapolitiche del
“politico”.
Si dirà, la quadratura del cerchio... Tuttavia, il nodo fondamentale, che rinvia in ultima istanza alla
sopravvivenza dell’Occidente liberale, è proprio questo: come trasformare i conigli non in feroci leoni, ma in astute
volpi, che all’occorrenza, sappiano indossare la pelle del leone e difendersi
con tutta la forza necessaria. Ovviamente, il nostro discorso, sul
piano dell’implementazione, rinvia
ai processi di socializzazione e "inculturazione": al rapporto tra
valori militari e valori civili, nonché, alla fine fine, a quello tra costanti metapolitiche e
sermone della montagna, laicizzato. Se si vuole, tra etica della responsabilità ed
etica dei principi.
Qual è il succo della mia analisi? Che la cultura
del porgere, sempre, l’altra guancia, porta
solo rovine. Come d'altra parte quella del prendere tutti a schiaffi.
Su questo punto, però, nulla
sembra essere mutato. Jens
Stoltenberg, laburista, all’epoca degli attentati premier della Norvegia,
teorico del porgere sempre l’altra guancia, oggi è addirittura Segretario
generale della Nato…
Il che però spiega, come questo immutato abito mentale, del pacifismo
a tutti i costi, sia alla base del successo europeo dei
populisti, che
rivendicano, pur senza
impugnare il mitra (almeno per ora), molte delle farneticanti idee di Breivik.
Carlo Gambescia
(*) Film fruibile anche qui: https://openload.co/f/rCDNvn4-ZsI/22.Luglio.2018.WEBRip.AC3.ITA.CB01.avi
(**) Richard Millet,Langue
fantôme. Essai sur la paupérisation de la littérature suivi de Eloge
littéraire d'Anders Breivik , Pierre-Guillaume de Roux Editions,
Paris 2012; Acquisibile qui:
https://www.pgderoux.fr/fr/Livres-Parus/Langue-fantome/48.htm .