A milioni di italiani prudono le mani...
“Prima gli Italiani”?
Solo barbarie e
spirito di vendetta
Il famigerato “Prima
gli Italiani” non è che il portato di una logica conflittuale. Che, scalarmente, esulando
dalla logica della ricomposizione economica e sociale, tipica della liberal-democrazia, va invece dalla competizione politica alla guerra guerreggiata, passando per forme intermedie di contrasto, i cosiddetti sotto-processi del conflitto, misconoscere, incolpare, vessare, detestare,
perseguitare. Insomma, per così dire, significa tutto, eccetto che dibattere pacatamente una questione, dando il giusto peso agli aspetti compositivi e oppositivi.
Concettualmente (e sociologicamente), alla base del “Prima gli Italiani” c’è il trasformare, sistematicamente, ogni virtù
dell’interlocutore politico in terribile difetto. E come? Appellandosi al famigerato “O Noi O Loro”. Insomma, si dà per scontato che ogni competizione debba inevitabilmente sfociare in lotta finale per l’esistenza, tra due entità metafisiche: l'amico e il nemico.
Ora,
accettare, con Schmitt e altri autori, che la logica della politica sia dettata
dalla opposizione tra amico e nemico, non implica che la lotta politica debba essere ridotta a
lotta per l’esistenza tra il bene e il male o peggio ancora, tra bande rivali di criminali, pronte a tutto. Per essere chiari, mai confondere Carl
Schmitt con Adolf Hitler, o Machiavelli con i Machiavellici. Il conflitto amico-nemico, non è una formula metafisica, ma una regolarità metapolitica, che va sociologicamente filtrata. E soprattutto meditata, sul piano dell'implementazione politica.
Ciò
significa, che quel “Prima gli italiani”
va sempre contestualizzato. Ad esempio nel Risorgimento, dove senza l’uso della
armi, in un contesto dominato da una potenza ostile, militarmente ostile, come l’Impero Austriaco, non si sarebbe ottenuta l’indipendenza
nazionale. Sicché, semplificando, “Prima gli Italiani”
rispondeva a un criterio di opportunità storica.
Meno
lo aveva, per la Prima Guerra
Mondiale (dove forse con sagge trattative
“si sarebbe ottenuto molto”, senza scendere in battaglia), meno ancora
con il bellicista Mussolini, che portò l’Italia alla catastrofe. Infine, è assolutamente ridicolo, ma non meno pericoloso,
gridarlo nell’ Italia di oggi, perché si introduce un fattore destabilizzante, nell’alveo di un contesto
quello europeo, sostanzialmente pacifico, dove, come non può non rilevare qualsiasi
persona con un briciolo di intelligenza, il
criterio “ O Noi O Loro ” è totalmente
fuori luogo.
Perché
allora si insiste? Probabilmente si è dimenticato, consapevolmente o meno, il disastroso significato della seconda “Guerra dei Trent’anni” che dilaniò l'Europa nella prima metà del Novecento.
Per
usare un termine alla buona, a milioni di italiani oggi prudono le mani. Sono stanchi della democrazia liberale, "discutidora". Vogliono menare le mani, senza badare alle conseguenze. Già è accaduto.
Molti nostri concittadini - la maggior parte, stando ai sondaggi - sembrano ignorare, alla stregua di nuovi barbari cognitivi, i costi storici di un nazionalismo, per giunta fuori contesto. Altri italiani invece, pensiamo alle minoranze politiche che non hanno mai accettato la giusta
sconfitta del 1945, cercano, da veri
briganti della storia, la rivincita. Costi quel che costi.
Barbarie
e spirito di vendetta, ecco cosa c’è dietro
“Prima gli Italiani".
Carlo Gambescia