domenica 16 dicembre 2018

A milioni di italiani prudono le mani...
“Prima gli Italiani”? 
Solo barbarie e spirito di vendetta


Il famigerato  “Prima  gli Italiani” non è che il  portato di  una logica conflittuale.  Che, scalarmente, esulando dalla logica della ricomposizione economica e sociale,  tipica della liberal-democrazia,   va invece  dalla competizione politica  alla guerra guerreggiata,  passando per  forme intermedie di contrasto, i cosiddetti sotto-processi del conflitto,  misconoscere, incolpare, vessare, detestare, perseguitare. Insomma,  per così dire, significa tutto,  eccetto che dibattere pacatamente una questione, dando il giusto peso agli aspetti compositivi e oppositivi.
Concettualmente (e sociologicamente),  alla base del “Prima gli Italiani” c’è il trasformare, sistematicamente, ogni virtù dell’interlocutore politico in terribile difetto. E come?   Appellandosi   al famigerato “O Noi O Loro”.  Insomma, si dà per scontato che ogni competizione debba inevitabilmente  sfociare in lotta finale  per l’esistenza, tra due entità metafisiche: l'amico e il nemico.
Ora, accettare, con Schmitt e altri autori, che la logica della politica sia dettata dalla opposizione tra amico e nemico, non implica   che la lotta politica debba essere ridotta  a lotta per l’esistenza tra il bene e il male  o peggio ancora, tra  bande  rivali di criminali, pronte a tutto.   Per essere chiari, mai confondere  Carl  Schmitt con Adolf Hitler, o Machiavelli con i Machiavellici. Il conflitto amico-nemico, non è una formula metafisica, ma una regolarità  metapolitica, che va sociologicamente filtrata. E soprattutto meditata, sul piano dell'implementazione politica.
Ciò significa, che  quel “Prima gli italiani” va sempre contestualizzato. Ad esempio nel Risorgimento, dove senza l’uso della armi, in un contesto dominato da una potenza ostile, militarmente ostile, come  l’Impero Austriaco,  non si sarebbe ottenuta l’indipendenza nazionale.  Sicché,  semplificando,  “Prima gli Italiani” rispondeva a un criterio di opportunità storica.
Meno lo aveva, per la Prima Guerra Mondiale (dove forse con sagge trattative  “si sarebbe ottenuto molto”, senza scendere in battaglia),  meno ancora  con il bellicista Mussolini, che portò l’Italia alla catastrofe.  Infine, è  assolutamente ridicolo, ma non meno pericoloso, gridarlo nell’ Italia di oggi, perché si introduce un fattore  destabilizzante, nell’alveo di un contesto quello europeo, sostanzialmente pacifico,  dove, come non può non rilevare qualsiasi persona con un briciolo di intelligenza,   il criterio “ O Noi O Loro ” è totalmente fuori luogo.  
Perché allora si insiste?  Probabilmente si è dimenticato, consapevolmente o meno,  il disastroso significato della seconda  “Guerra  dei Trent’anni” che dilaniò  l'Europa nella prima metà del Novecento.
Per usare un termine alla buona, a milioni di italiani  oggi  prudono le mani. Sono stanchi della democrazia liberale,  "discutidora".  Vogliono menare le mani, senza badare alle conseguenze. Già è accaduto.  
Molti nostri concittadini -  la maggior parte, stando ai sondaggi -    sembrano  ignorare, alla stregua  di nuovi barbari cognitivi,  i costi storici di un nazionalismo, per giunta  fuori contesto.  Altri italiani invece, pensiamo alle minoranze politiche che non hanno mai accettato la giusta sconfitta del 1945, cercano, da  veri briganti  della storia,  la rivincita. Costi quel che costi.
Barbarie e spirito di vendetta, ecco cosa c’è dietro  “Prima gli Italiani". 

Carlo Gambescia