Le trattative sul bilancio con l’Unione Europea
La forza di gravità politica
Nei
fenomeni sociali e politici c’è qualcosa
che somiglia alla forza di gravità. Pensiamo
a una forza di attrazione verso il centro, non della Terra, ma del Politico, che si manifesta attraverso regolarità
metapolitiche.
Per
capirsi: la discrepanza tra il dire e il
fare, ossia tra programmi politici e
implementazione, è un fenomeno che
ritroviamo in tutte le forme storiche di regime. Si possono immaginare le soluzioni politiche
più ardite, che però, inevitabilmente quando, per l'appunto dal dire si passa al fare, finiscono sempre per scontrarsi con i limiti imposti dalle risorse politiche, culturali, economiche degli attori storici e
sociali agenti. Basta sfogliare le pagine di una delle tante storie universali in fila sugli scaffali delle biblioteche, per scoprire come la realtà dei rapporti di forza si vendichi sempre. Le stesse rivoluzioni, sono sempre rivoluzioni tradite, e spesso, addirittura, sono costrette ad usare gli stessi mezzi del regime politico abbattuto.
Il concetto di egemonia - per fare un esempio di regolarità metapolitica - rinvia alla necessità di alleanze, come forma di soluzione dei rapporti tra gli stati. La natura dell’egemonia rimanda ai rispettivi potenziali politici. Ai rapporti di forza, dunque.
Il concetto di egemonia - per fare un esempio di regolarità metapolitica - rinvia alla necessità di alleanze, come forma di soluzione dei rapporti tra gli stati. La natura dell’egemonia rimanda ai rispettivi potenziali politici. Ai rapporti di forza, dunque.
Ora,
una nazione che non ha la forza per trasformarsi in egemone, se saggiamente governata, a prescindere dal regime politico, si ritrova sempre costretta a interrogarsi sulla scelta tra la guerra, l’isolamento e l' alleanza egemonizzate da altre nazioni.
L’Italia
unita, per ragioni storiche, economiche e politiche ha mostrato di riuscire a ottenere il meglio, ogni volta che ha saputo rinunciare all’uso
della forza militare. Oppure, subordinando la spada all'uso della stadera. E come? Accettando di far parte in modo pacifico o semi-pacifico di sistemi di alleanze, egemonizzati da altre
nazioni, più forti sotto il profilo economico e militare. Si chiama anche giudizio di realtà.
In tale quadro, voler oggi esercitare,
all’interno della UE, un’ egemonia che non possiamo permetterci, oltre ad
essere ridicolo, e a guastare i rapporti tra tutti gli stati, ci espone al pericolo di isolamento o alla sgradevole opzione per alleanze,
comunque egemonizzate da altri più forti, prepotenti e pericolosi di noi, come la Russia di Putin. Con il rischio, tra l'altro, di irritare la sgangherata
America, ora rappresentata da Trump.
Detto altrimenti: la
forza di gravità politica, al di là delle nostre dichiarazioni bellicose, sospinge inevitabilmente verso il nostro naturale
centro politico, che è quello scandito dai tempi politici ed economici di una potenza medio-piccola che può guadagnare solo da
scambi commerciali pacifici e soprattutto
dalla conservazione di buoni rapporti con gli alleati europei. Tra la forza tranquilla dell' egemonia dell’ asse franco-tedesco, o se si preferisce europeo, e quella irrequieta e autoritaria della Russia Putin,
crediamo trascorra una notevole differenza.
Pertanto, cosa che deve essere chiara, la scelta italiana non è tra una politica di forza e l’altrui egemonia, ma tra
il sottostare, come impone la forza di gravità politica, a due
egemonie: una pacifica, l’altra meno,
molto meno. E, ripetiamo, la storia insegna, che inevitabilmente, la forza di gravità si vendica. Sta al politico avveduto la scelta tra assecondare il buon uso della forza di gravità politica o precipitare nel vuoto di una disastrosa guerra e di un penoso isolamento economico.
Sotto
questo aspetto, lo sviluppo, abbastanza positivo (considerato il punto di partenza italiano) delle
trattative sul bilancio con l'UE, sembra incoraggiare l’ipotesi che l’attuale
governo giallo-verde stia subendo il peso della forza di gravità politica, non
sappiamo però se consapevolmente o
meno. Comunque sia, qualcosa si muove. Vedremo.
Carlo Gambescia