Riflessioni di fine anno
2019? Nel segno dell’Idiota Collettivo
Inutile indagare i contenuti della finanziaria che sta per essere approvata in via definitiva. Non accontenta nessuno. Né Bruxelles, né le opposizioni, né i moderati né gli estremisti, interni ed esterni alla
maggioranza di governo. Di sicuro, si sa che i tributi non diminuiranno,
perché si dovrà dare in pasto all’elettorato penta-leghista le due misure, più
rappresentative, del Governo del Popolo (con le iniziali maiuscole, non sia mai...): reddito di cittadinanza e riduzione dell’età per andare in
pensione. Due provvedimenti inutili, ai fini del rilancio dell’economia
(ammesso e non concesso che la si possa rilanciare “da tavolino”), di cui, tra l'altro, non si conosce ancora l' articolazione.
Il
bilancio di fine anno e di questi primi
sette mesi dell’Italia in giallo-verde è
a dir poco fallimentare: al di là dei
rutti razzisti di Matteo Salvini e delle sciocchezze stratosferiche di
Luigi Di Maio, per
parafrasare un vecchio film, sotto il vestito
niente. Ciò però non toglie che grazie alla montagna di stupidità condivise, anche elettoralmente, l'Italia sia in piena fase pre-recessiva.
Tuttavia, i due campioni del populismo qualcosa
hanno combinato. Non di buono, ovviamente. Il Governo, come una specie di compagnia ideologica di giro, di cui Conte è solo l'attor giovane (politicamente giovane), ha contribuito all’incattivimento sistematico degli
italiani: non serve essere sociologi,
per osservare come la gente, la
famigerata “geeente”, coccolata per anni nelle demenziali piazze televisive, coltivi ormai un odio biblico, degno delle livorose folle pre-hitleriane - come, tra l'altro, notava l’ amico
Fabio Brotto - per tutto ciò che sappia di istituzionale e di alta formazione professionale.
Per
ora, il Governo giallo-verde, riesce a tenere a bada, con dosi massicce
di populismo lo scontento generale verso
ogni principio meritocratico. Indicando nelle élite e nei “negri” i nemici principali. Una volta eliminati, o
comunque messi a posto, ricchi, professori e
immigrati - questa
è la “narrazione” - per gli
italiani, ovviamente non per i “negri”, si aprirà un periodo di prosperità. E l’Idiota Collettivo - la “geeente” ottusa di cui sopra - sembra
credere in tutto questo.
C'è però un problema: una volta messa in
discussione ogni forma di eterogeneità sociale, che non è un' invenzione dei cattivi ma un principio organizzativo naturale che
distingue qualsiasi società a prescindere dalla forma di regime politico,
si corre il rischio di aprire le porte non al benessere, ma all’ anarchia
sociale. Che, come conferma la natura a spirale dei fenomeni sociali,
impone, nei suoi esiti, come alternativa alla dissoluzione, la dittatura.
Ciò
che vogliamo dire è che Salvini e Di Maio,
seppure pessimi, potrebbero essere solo
il primo passo verso una trasformazione in senso autoritario, se non totalitario,
della società italiana. Sono gli agenti
di un caos, di cui potrebbero beneficiare, forze politiche ancora più radicali,
apertamente fasciste, come CasaPound, Forza Nuova, eccetera,
eccetera.
In
questa situazione le Opposizioni, formalmente divise, non aiutano. Perché, come provano le manifestazioni di ieri, fuori e dentro la Camera, Forza Italia e Partito Democratico sembrano invece condividere gli stessi valori
populisti della Maggioranza giallo-verde. Una tragedia politica: tutti i partiti, anche quando balbettano, privilegiano lo stesso vernacolo populista.
Come
si può allora capire, il 2018 lascia una pesante eredità politica, non tanto sulle
spalle degli italiani, che sembrano non
capire in quale razza di vicolo cieco il Paese si sta infilando. Ma di quei pochi, che si rendono conto, come chi
scrive, che siamo solo all’inizio di un pericoloso processo
di dissoluzione sociale e politica, che rischia di abbattere la democrazia liberale e la società aperta. E, attenzione, non solo in Italia.
Nutrire
la consapevolezza del pericolo, in un contesto dove si ripetono le
stesse dannose sciocchezze, titillando gli umori plebei dell' l’Idiota Collettivo, è
un bel peso per l’anima e per l’intelligenza. Ci si sente inutili.
Carlo Gambescia