lunedì 10 dicembre 2018

I fascisti sociologici di Matteo Salvini
Anche gli ebrei rompevano le palle…


Sabato a Roma, nella bella  Piazza del Popolo dello struscio,  non c’erano romani in festa a caccia di regali,  ma  i fascisti. Attenzione,  non  quelli  pseudo-rivoluzionari,  i sansepolcristi  e i “socializzatori”  di Salò,  bensì i fascisti (come dire?) sociologici:  la  piccola borghesia, gretta,  razzista e incivile che odia la cultura  e che invidia chi è appena  sopra . Gli stessi  piccoli borghesi  che di Mussolini  apprezzavano (allora) e rimpiangono (oggi)  i treni in orario e le provvidenze sociali. Quelli  che tuttora  evocano legge e ordine, nonostante  siano  i primi  a infrangere le regole. Prontissimi a gettare alle ortiche la divisa nel caso di un nuovo Otto Settembre.  Prima la famiglia, anzi prima se stessi. Altro,  che   "Prima gli Italiani"...
Brutta gente. Che purtroppo  Salvini è riuscito a intercettare e rivitalizzare.
Il clou della manifestazione? Quando il giostraio, facendo esplodere la piazza,  ha urlato: “Ci sono quelli che fuori dei supermercati ti rompono le palle e  se non gli dai due euro ti rigano la macchina: ma ora bastaaaa!!!” (“Il Messaggero”,  9/12/18, p.  13).
Capito? Questo è il livello. 
Il fascismo durò vent’anni grazie a gente così.  Capace solo  di ricevere  e prendere, salvo poi dare un calcio all’amato Duce, appena le cose  inevitabilmente precipitarono.  Intorno  al pifferaio magico in camicia nera rimasero  solo pochi e  disperati romantici politici. E pure qualche criminale.
Non crediamo però  che i figli e i nipoti degli  ultra-fascisti di Salò, sabato fossero in piazza con Salvini.  C’erano, i figli e i  nipoti  dell’Italia del facile consenso: un fascismo sociologico,   pronto a seguire  il capo quando il vento è in poppa, per  poi  tradirlo  appena le cose si mettono male.    
A proposito del consenso al fascismo, gli storici più acuti, sviluppando l'intuizione di  Renzo De Felice,    parlano, in chiave sociologica,  di  “fascismo regime”, quello dei piccoli borghesi, ignoranti e gretti,  per distinguerlo dal fascismo-movimento, quello, semplificando,  dei matti politici…
Ciò non toglie però, che ignoranti  e  matti,  furbi e ingenui,  nel 1938, tutti insieme  plaudirono e levarono il calice  alle  leggi razziali.   Perché anche gli ebrei  “rompevano le palle”.

Carlo Gambescia