I fascisti sociologici di Matteo Salvini
Anche gli ebrei rompevano le palle…
Sabato
a Roma, nella bella Piazza del Popolo
dello struscio, non c’erano romani in
festa a caccia di regali, ma i fascisti. Attenzione, non quelli pseudo-rivoluzionari, i sansepolcristi e i “socializzatori” di Salò, bensì i fascisti (come dire?) sociologici: la piccola borghesia, gretta, razzista e incivile che odia
la cultura e che invidia chi è appena sopra . Gli stessi piccoli borghesi che di
Mussolini apprezzavano (allora) e rimpiangono (oggi) i treni in orario e le provvidenze sociali. Quelli che tuttora evocano legge e ordine, nonostante siano i primi a infrangere le regole. Prontissimi a gettare alle ortiche la divisa nel caso di un nuovo Otto Settembre. Prima la famiglia, anzi prima se stessi. Altro, che "Prima gli Italiani"...
Brutta gente. Che purtroppo Salvini è riuscito a intercettare e rivitalizzare.
Brutta gente. Che purtroppo Salvini è riuscito a intercettare e rivitalizzare.
Il
clou della manifestazione? Quando il giostraio, facendo esplodere la piazza, ha urlato: “Ci sono quelli che fuori dei
supermercati ti rompono le palle e se non gli dai due euro ti rigano la macchina:
ma ora bastaaaa!!!” (“Il Messaggero”,
9/12/18, p. 13).
Capito?
Questo è il livello.
Il
fascismo durò vent’anni grazie a gente così. Capace solo di ricevere
e prendere, salvo poi dare un
calcio all’amato Duce, appena le cose inevitabilmente precipitarono. Intorno al pifferaio magico in camicia nera rimasero solo pochi e disperati
romantici politici. E pure qualche criminale.
Non
crediamo però che i figli e i nipoti degli ultra-fascisti di Salò, sabato fossero in
piazza con Salvini. C’erano, i figli e i
nipoti
dell’Italia del facile consenso: un fascismo sociologico, pronto a seguire il capo quando il vento è in poppa, per poi tradirlo appena le cose si mettono male.
A proposito del consenso al fascismo, gli storici più acuti, sviluppando l'intuizione di Renzo De Felice, parlano, in chiave sociologica, di “fascismo regime”, quello dei piccoli borghesi, ignoranti e gretti, per distinguerlo dal fascismo-movimento, quello, semplificando, dei matti politici…
A proposito del consenso al fascismo, gli storici più acuti, sviluppando l'intuizione di Renzo De Felice, parlano, in chiave sociologica, di “fascismo regime”, quello dei piccoli borghesi, ignoranti e gretti, per distinguerlo dal fascismo-movimento, quello, semplificando, dei matti politici…
Ciò
non toglie però, che ignoranti e matti, furbi e ingenui, nel 1938, tutti insieme plaudirono e levarono il calice alle leggi razziali. Perché
anche gli ebrei “rompevano le palle”.
Carlo Gambescia