La riflessione
Oggi vorremmo offrire ai lettori una riflessione sulla qualità, scarsa o nulla,
del dibattito politico italiano (non solo italiano, ovviamente). E sulle sue cause politico-culturali. Ma anche sulle conseguenze politiche. Niente di approfondito, solo alcuni spunti.
Una
premessa. In Italia è andata al potere la prima classe politica, stando anche alle indagini in argomento, interamente
proveniente dalla Cultura dei Social. Il che vale soprattutto per il Movimento
Cinque Stelle. Stiamo assistendo a un esperimento.
Che
cos’è la Cultura Social ?
Innanzitutto si tratta di una cultura
che si nutre esclusivamente dei
“prodotti” della Rete, e di tutto ciò che la Rete , indica come
alternativo, alla cultura ufficiale, quella massmediatica dei giornali
tradizionali, delle reti televisive, della scuola, dell’università, della cultura d’impresa, delle istituzioni sovranazionali, come quelle europee, dei gruppi di pressione
come il sindacato, nonché, contrastandola con fuoco alzo zero, della cultura veicolata dai partiti politici
istituzionali, tutti: dalla destra alla sinistra.
Ovviamente,
tra i “prodotti culturali” delle Rete,
già visti di per sé come alternativa al sapere istituzionale, sono privilegiati, secondo la logica scalare dell’estremismo del neofita,
quelli alternativi tra gli alternativi. Approccio, che si è tradotto, una volta
al potere, ad esempio, nell’appoggio ufficiale o semiufficiale ai NoVax.
Pertanto,
parliamo di una classe politica, ora di
governo, che non solo odia la scienza, ma detesta la democrazia rappresentativa, l'Unione Europea, la stampa, i
partiti e i sindacati: tutto quello, che per anni, almeno quindici-venti, si è
sistematicamente scomunicato sui Social, usando un linguaggio violentissimo, nei vari forum, blog, eccetera, eccetera.
Che
tipo di preparazione può avere un uomo politico formatosi in un clima del genere? A
dir poco approssimativa e all’insegna di una visione manichea, resa ancora più miope dal culto del virtuismo politico.
Il
problema italiano, tornando sulla questione del dibattito, delle cause e conseguenze, è che il mondo
istituzionale (preso nel suo complesso), al
quale la cultura dei Social si oppone da sempre, si è presto adeguato, scendendo purtroppo sul suo stesso terreno, adottando l' identico linguaggio, in
termini concettuali e verbali. Sicché, le principali voci dell’agenda politica, grosso modo dalla caduta del Governo Berlusconi, nel
2011, sono state imposte e fissate dalla Cultura Social, determinando, come i progressivi
risultati elettorali provano, il trionfo
del Movimento Cinque Stelle.
Nel corso di questi anni si
è totalmente rovesciata la logica politica repubblicana, liberale ed europeista Ad esempio, il virtuoso processo di risanamento dell’economia italiana è stato presentato come il trionfo del male,
ignorando cifre che invece indicavamo il contrario, come del resto prova
quel che sta accadendo in questi giorni a
proposito del crollo del Pil (notizia di ieri). Praticamente, è passata la demonizzazione di Monti, Letta e
Renzi. Alla quale gli elettori hanno creduto, premiando il Movimento Cinque
Stelle.
Ora
però, la Cultura Social, una volta al governo, sta
mostrando tutta la sua inconsistenza a fronte della più solida cultura di
estrema destra, rappresentata dalla
Lega, con la quale divide il governo, partito che ha usato e usa i Social per veicolare idee fascistoidi, più
strutturate: perché, piaccia o meno (e a noi non piace), queste idee dominarono, organizzandosi,
nell’Italia nel Ventennio per poi attraversare, come il più classico dei fiumi carsici, l’Italia repubblicana,
liberale ed europeista, incautamente vezzeggiate da Berlusconi e infine astutamente recepite da Salvini.
In sintesi, la Cultura Social ha quasi distrutto un
quadro istituzionale di tipo liberale ed
europeista, conquistando l’elettorato alla sua causa, elettorato che però ora
rischia di essere consegnato alla cultura più strutturata del fascistoide Salvini. Che potrebbe completare l’opera di devastazione della democrazia liberale italiana ed europea. Se ci si passa la battuta (o quasi), poco
sociologica e d'antan: i Social, celebrati dai pentastellati hanno scavato quel solco con la democrazia liberale, che i neofascisti salviniani, più organizzati, ora difendono e intendono allargare.
Dicevamo all’inizio della scarsa o nulla qualità del dibattito politico italiano. Un solo esempio: sulla stampa si evidenziano i conflitti pseudo-politici tra Di Maio e Salvini, senza affondare mai la lama politologica sull’incompatibilità dei dioscuri del populismo sovranista con un quadro liberale ed europeista. Non si capisce, insomma, che in Italia è in corso un esperimento politico di assoluta gravità. Ecco, semplificando al massimo, i frutti velenosi della Cultura Social.
Dicevamo all’inizio della scarsa o nulla qualità del dibattito politico italiano. Un solo esempio: sulla stampa si evidenziano i conflitti pseudo-politici tra Di Maio e Salvini, senza affondare mai la lama politologica sull’incompatibilità dei dioscuri del populismo sovranista con un quadro liberale ed europeista. Non si capisce, insomma, che in Italia è in corso un esperimento politico di assoluta gravità.
E che si fa invece? Si
continua ovunque a cantare (non solo sui giornali) il ritornello del dura o non dura (il governo), senza capire
che la scelta non è tra una destra normale e una sinistra normale, ma tra il
nullismo culturale social e lo strutturalismo fascistoide.
Insomma, tra
due forze arcinemiche delle democrazia liberale.
Carlo Gambescia