martedì 11 dicembre 2018

La tesi del governo populista come male minore
Scudo contro scudo



Ancora oggi, tra gli storici,   mancano  spiegazioni univoche sull’atteggiamento conciliante dei  governi liberaldemocratici verso  il  fascismo e il nazionalsocialismo.  A dire il vero,  l’ascesa di  Mussolini in Italia fu  facilitata dalla connivenza di una classe politica che fino  ad allora si era dichiarata  liberale e riformista.  In Germania, fu  la stessa cosa.  Ma anche  i governi  stranieri, come ad esempio  quello britannico,  assunsero in seguito verso le dittature di  Mussolini e Hitler  un atteggiamento di benevola attesa se non proprio di tolleranza.
All’epoca,  si sostenne in Italia, come altrove,  che due regimi anticomunisti,  fortemente  sociali e protezionisti  avrebbero fatto da scudo al dilagare della rivoluzione comunista, che aveva vinto in Russia. Il liberalismo, da solo non ce l’avrebbe mai fatta.
Si chiama   tesi dello scudo, ripresa  da  non pochi storici.   In realtà,  siamo davanti a  un argomento che torna regolarmente  in politica  e che  si basa sulla logica del male minore:   meglio il fascismo che il comunismo;  meglio  Vichy che può frenare l’impeto tedesco, che una Francia totalmente occupata; meglio la Repubblica di  Mussolini, per le stesse ragioni;  meglio De Gasperi che Togliatti;   meglio l’accordo con i comunisti di Berlinguer, che la lotta armata e la rivoluzione. E così via.
Oggi, tra i  membri delle élite, non solo politiche, molti ricorrono alla tesi dello scudo per difendere la legittimità politica del governo populista.  In questi  giorni ci si sente  ripetere, con tono condiscendente,  che  sono preferibili  i populisti al governo che i  populisti nelle strade,  come in Francia.  La prova, politicamente vivente,  di questo atteggiamento rinunciatario è  rappresentata  dalla foto del Presidente della Repubblica Mattarella  che  firma senza battere ciglio il Decreto-Sicurezza. Perché?  Per evitare, si è sottolineato al Colle,   la caduta del governo giallo-verde e i populisti nelle  piazze come in Francia. Insomma,  si preferito  un presunto  male minore a un presunto male maggiore.
Purtroppo,  il termine “presunto” rappresenta la chiave  per capire il senso della politica dello scudo e i suoi pericoli.  Perché, se ci si passa l’espressione,  il  calarsi le braghe  non sempre paga.  Dipende da quanto la percezione del male minore sia vicina alla realtà. Quindi la domanda oggi è: i populisti al governo sono  realmente il male minore?
A nostro avviso, no. E le motivazioni le abbiamo più volte ricordate.  Possiamo  riassumerle, ricordando   la natura profondamente antisistemica ( antiliberale e anticapitalista) del Movimento Cinque Stelle e della Lega. Quest’ultimo partito rivela addirittura connotazioni fasciste e razziste. Purtroppo, triste constatazione,  siamo sempre  di  meno a indicare il pericolo di un grave  fraintendimento della natura autoritaria se non dittatoriale del governo giallo-verde.  
D'altra parte, non è una novità.  Agli italiani, come altre volte nella storia unitaria, viene indicato uno scudo, dietro cui  essi  poi  sperano di trovare riparo.  E sembra che, anche oggi,  lo abbiano trovato, e  in massa.    Scudo?   Da che cosa? Da un sistema, fondato sull’Europa, sulla liberal-democrazia e sulla libertà di mercato? Sistema  che ha garantito settant’anni di pace, benessere e sviluppo?
Come si può osservare, la tesi dello scudo, poggia su una grave contraddizione. Quale?  Che il male maggiore viene designato  nel sistema liberal-democratico, dal quale il populismo, si dice,  dovrebbe difenderci.  Siamo dinanzi al  rovesciamento totale di una  logica che invece vede, e giustamente,  nel sistema liberal-democratico, lo scudo  contro le involuzioni autoritarie.
Ciò  però significa  che  siamo allo scudo contro scudo: populismo vs liberalismo.  Ovvero,  nella sgradevole situazione di  non poter  ricordare alla gente  che il sistema liberal-democratico, in realtà non è scudo, ma, più semplicemente, è.  
Cosa vogliamo dire?  Che  una volta caduto,  non c’è ritorno,  se non, come  già accaduto, a carissimo prezzo.  Perciò, dover ricordare che il liberalismo è,   significa che forse è già caduto o sta per cadere. 
Carlo Gambescia