L’editoriale di Vittorio Feltri
Populismo giudiziario
Se
qualche lettore desidera capire, in due battute, come
riuscì Hitler ad afferrare il potere, si legga il fondo di Vittorio Feltri
sulla legittima difesa. Dove Salvini viene celebrato come una specie di führer in sintonia con il popolo. Perché - riassumiamo la perla feltriana - un leader
deve pensare come il popolo. Altrimenti non è democrazia.
Insomma, secondo Feltri, qual sarebbe il compito del governo ? Quello di tradurre il legge la voglia di menare le mani del tizio del bar, che al quarto-quinto
superalcolico, afferma di essere pronto a
dare un fracco di legnate, fino a ucciderlo, a chiunque provi a entrargli casa.
Sicché
portando alle estreme conseguenze il ragionamento, Hitler e Salvini, facendosi
promotori di un desiderio di vendetta collettivo, dagli ebrei ai topi d’appartamento, incarnerebbero la volontà del popolo. Senza la quale, ripetiamo, a giudizio di Feltri non c’è democrazia.
Pertanto,
il lettore sarà felice di scoprire che la
Germania hitleriana, incarnando la volontà del popolo
tedesco, fu la più alta forma di democrazia del Novecento. Sicché, anche Salvini sembra essere sulla
buona strada. Auguri.
Primo
anno di Giurisprudenza: il concetto di stato di diritto implica il superamento del concetto di vendetta. Ovvero, l’idea arcaica di farsi
giustizia da soli.
Si
tratta della più alta forma di civiltà. Si chiama governo delle leggi. E cosa ancora più importante, il fatto che per ragioni organizzative, i tempi della
giustizia e l’operato di alcuni giudici
politicizzati, lascino a desiderare, non implica la demolizione dello stato di diritto e la
sostituzione di esso, con le faide tra
capi tribù armati fino ai denti.
Ovviamente - come la sociologia insegna - la comprensione del valore del diritto oggettivo non è da tutti. L'uomo comune vuole risposte non domande. E guarda al particolare più che all’universale. Il che
non è un male, anzi. Però, servono dei
paletti, delle regole generali, che, senza scendere troppo nei dettagli (per
evitare eccessi di legiferazione e regolamentazione), fissino solo alcuni principi, chiari e semplici per tutti. E uno di questi rinvia al
divieto di farsi giustizia da soli. Adam
Smith, che un pochino se ne intendeva, tra
i compiti ridotti dello stato, incluse l’amministrazione della giustizia, oltre alla difesa nazionale e al
miglioramento- mantenimento delle opere pubbliche.
Ora,
elevare, in tema di giustizia, il particolare (lo spirito di vendetta) all' universale (delle leggi),
celebrando la cosa come una lezione di democrazia, significa affossare lo
stato di diritto e spianare la strada al populismo giudiziario: all'idea sbrigativa del popolo giudice ed esecutore al tempo stesso.
In
parole povere, siamo davanti al tentativo (come pare riuscito) di sostituire la volontà del bevitore di
superalcolici, a quella di una raffinata cultura giuridica liberale. Si
mettono in discussione, tra l’altro con grande leggerezza, le stesse coordinate giuridiche, che consentono il vivere civile. Certo, lo scambio
protezione-obbedienza, che è alla base del moderno stato di diritto, non può e non
deve risolversi mai nella trasformazione dei
cittadini in sudditi. Servono equilibrio e prudenza. Ma la libertà non
va confusa con la libertà di farsi
giustizia da soli.
Quasi
ci vergogniamo di dover scrivere queste cose, così banali. Eppure…
Carlo Gambescia