Che ci stai a fare a Posillipo con Fusaro e
Malgieri?
Sociologia di Corrado Ocone
Ci
dispiace molto che Corrado Ocone sia
stato bruscamente allontanato dalla Fondazione Einaudi (di Roma) per aver
partecipato a un convegno sovranista. E, comunque sia, per aver espresso idee critiche nei riguardi
dell’Unione Europea.
Conosciamo
personalmente Ocone, uomo mite, colto, sottile ragionatore. Si definisce
un liberale crociano. Dialoga con
tutti.
Quel
che invece non accettiamo è
l’atteggiamento di un Fusaro, che coglie
al volo l’occasione per denigrare il liberalismo dalle solite posizione
rosso-brune (*) o di un Malgieri che mette un cappello pseudoliberale al repertorio di argomenti, che lui ben
conosce, della “tentazione fascista” . (**). Di Campi abbiamo già detto a sufficienza
(***).
Per
parafrasare il titolo del vecchio film di Arbore. Che ci fa Ocone a
Posillipo con Malgieri e Fusaro?
Al
di là delle battute e della nostra terminologia (posizioni rosso-brune,
tentazione fascista), che qualcuno potrebbe
definire giornalistica, il vero punto sociologico della questione Ocone è nella sociologia
delle organizzazioni.
Piaccia o meno, ma la
logica organizzativa, a prescindere
dalle idee che si professino, liberali o maoiste, entra sempre in conflitto con la libertà
intellettuale. Si tratta di una
regolarità metapolitica che concerne, ripetiamo tutte le organizzazioni. Ovviamente, quanto più le organizzazioni,
hanno necessità di riconoscibilità politica, e soprattutto di egemonizzarla (di
tradurla, insomma, in potere effettivo)
tanto più diviene difficile esprimere
posizioni divergenti dalla linea di riconoscibilità. Chi dice organizzazione, dice oligarchia, e
chi dice oligarchia, dice uniformità ideologica.
Ora,
difendere le ragioni della libertà di pensiero in una società di massa e iper-organizzata come la nostra, è opera
ardua. Che spesso, gli intellettuali realmente liberi, pagano con l’emarginazione. Come Ocone, dunque.
Però
qui va precisata una cosa: esistono
società e società. Le nostre società
aperte garantiscono, comunque delle libertà, interne e soprattutto esterne, alle organizzazioni, garanzie sconosciute alle
società chiuse, come ad esempio quelle
del socialismo reale. Per non parlare del totalitarismo nazista e
del regime dittatoriale fascista. C’è una
bella differenza, insomma.
Ora,
qual è il rischio politico, non tanto per Ocone
che conosce a memoria la differenza, ma per coloro che fanno
finta di niente, come Fusaro e
Malgieri? E che parlano di illiberalismo liberale (il primo) e di pensiero unico liberal (il secondo)? In primo luogo, di rimettere in circolo le stesse cose che
si dicono contro la società aperta
e liberale dal 1789. E in secondo luogo, di favorire, se non addirittura sostenere, il
gioco dei nemici della società aperta.
Un passo indietro. Ovviamente,
la consapevolezza del nemico della società aperta è di tipo etico-politico, nel senso che rinvia all’etica dei principi. È scelta pre-politica di valori. Si tratta però di una consapevolezza a sua volta fondata su una regolarità metapolitica: quella che insegna che la
logica organizzativa impone inevitabilmente una diminuzione di libertà. Che però - attenzione - è maggiore nelle società chiuse. Consapevolezza,
che dunque rimanda all’etica della responsabilità. Quindi alla saggia commisurazione - dunque politica - del rapporto valori-realtà.
Ora,
ad esempio, assimilare l’Ue a una dittatura, come fanno Fusaro e Malgieri, senza distinguere tra società aperte e chiuse, mettendo sulla stesso piano la
tecno-burocrazia europea con quella sovietica -
cosa che Ocone si è sempre ben guardato dal fare (se la memoria non ci
inganna, ovviamente) - significa
spianare, irresponsabilmente (e impoliticamente) la strada
alla peggiore demagogia populista.
Ocone
è stato “dimissionato”, ma non è misteriosamente sparito, processato e fucilato, come nei regimi totalitari. È vivo e vegeto e lotta insieme a noi. Continua a parlare al mondo però da conoscitore dei limiti del mondo. Un vero liberale. Cosa che invece non sono Fusaro e Malgieri. Che non
difendono Ocone, ma le ragioni della società chiusa. Lo usano. Politicamente.
Carlo Gambescia