giovedì 21 marzo 2019

La tentata strage di San Donato Milanese
Odio porta odio



La guerra razzista  ai migranti, come oggi  si usa chiamarli,  non paga. Quel che è accaduto ieri, o meglio poteva accadere, a San Donato Milanese, non è il gesto di un folle, ma il risultato di una guerra delle razze, scatenata da  Matteo Salvini, con il  beneplacito di Luigi Di Maio.
L’ odio porta solo odio.  Attenzione, per capirsi meglio,   e fare un esempio nei termini di un'assoluta neutralità affettiva,  sostituiremo alla parola odio,  una lettera  dell' alfabeto, ad esempio la A . Pertanto,  A porta A.  
Si tratta di un principio sociologico, prima ancora che morale, che rinvia a due precisi meccanismi sociali: reciprocità ed emulazione.  Quanto più un atteggiamento si diffonde  tanto più si trasforma in comportamenti sociali,  comportamenti che si fondano sul principio di reciprocità (ricevo A rendo A) e sull’emulazione  ( tutti ricevono e rendono A, quindi anch’io, eccetera, eccetera).
Al posto della  A - immaginiamola come una scatola vuota -   la società può mettere  l’odio come l’amore, la tolleranza come l’intolleranza.  Ne riceverà, come di riflesso, e  in forza di una specie di moltiplicatore sociale,  una A al quadrato, poi al cubo e così via. 
Pertanto chiunque si ritrovi  al governo,  ma anche al comando dei media, eccetera, eccetera, dovrebbe pesare accuratamente  le  parole,  favorendo i  processi di organizzazione sociale rispetto a quelli di disorganizzazione sociale, per dirla sempre in termini sociologici. Insomma, dovrebbe evitare di mettere nella "scatolina" vuota  il seme della discordia, per usare il linguaggio comune.
E invece che cosa sta accadendo? Si dia un’occhiata  ai titoli dei giornali di oggi (*). L’Italia è divisa. Tra razzisti e antirazzisti. Inoltre, l’odio contro i migranti,  si suddivide in forma micro-scalare, quindi determina, altri conflitti, interni, tra fronti politici e sociali, a loro volta, divisi in subculture politiche, che vanno dal nazismo all’irenismo.
Stiamo assistendo all’inizio di una guerra di tutti contro tutti. La coesione sociale è in pericolo. E  cinquantuno  bambini  stavano per pagarne le conseguenze.
È normale tutto questo?  No.  Ma, si tratta, come abbiamo cercato di  spiegare, di un meccanismo sociologico  innescato  addirittura da coloro che sono al governo del Paese.  E che invece dovrebbero evitare il contagio e la diffusione sociale dell’odio.  
Come?  Evitando la vergogna dei respingimenti.  E soprattutto tenendo la bocca chiusa.

Carlo Gambescia