La tentata strage di San Donato Milanese
Odio porta odio
La
guerra razzista ai migranti, come oggi si usa chiamarli, non paga. Quel che è
accaduto ieri, o meglio poteva accadere, a San Donato Milanese, non è il gesto
di un folle, ma il risultato di una guerra delle razze, scatenata da Matteo Salvini,
con il beneplacito di Luigi Di Maio.
L’
odio porta solo odio. Attenzione, per capirsi meglio, e fare un esempio nei termini di un'assoluta neutralità affettiva, sostituiremo alla
parola odio, una lettera dell' alfabeto, ad
esempio la A . Pertanto, A porta A.
Si
tratta di un principio sociologico, prima ancora che morale, che rinvia a due
precisi meccanismi sociali: reciprocità ed emulazione. Quanto più un atteggiamento si diffonde tanto più si trasforma in comportamenti
sociali, comportamenti che si fondano sul principio di reciprocità (ricevo A
rendo A) e sull’emulazione ( tutti
ricevono e rendono A, quindi anch’io, eccetera, eccetera).
Al
posto della A - immaginiamola come una scatola vuota - la società può mettere l’odio come l’amore, la tolleranza come l’intolleranza. Ne riceverà, come di riflesso, e in forza di una specie di moltiplicatore sociale, una A al quadrato, poi al cubo e così via.
Pertanto
chiunque si ritrovi al governo, ma anche al comando dei media, eccetera, eccetera, dovrebbe pesare
accuratamente le parole, favorendo i
processi di organizzazione sociale rispetto a quelli di
disorganizzazione sociale, per dirla sempre in termini sociologici. Insomma, dovrebbe evitare di mettere nella "scatolina" vuota il seme della discordia, per usare il linguaggio comune.
E
invece che cosa sta accadendo? Si dia un’occhiata ai titoli dei giornali di oggi (*). L’Italia è
divisa. Tra razzisti e antirazzisti. Inoltre, l’odio contro i migranti, si suddivide in forma micro-scalare, quindi determina, altri conflitti,
interni, tra fronti politici e sociali, a loro volta, divisi in subculture
politiche, che vanno dal nazismo all’irenismo.
Stiamo
assistendo all’inizio di una guerra di tutti contro tutti. La coesione sociale è in pericolo. E cinquantuno bambini stavano per pagarne le conseguenze.
È
normale tutto questo? No. Ma, si tratta, come abbiamo cercato di spiegare, di un meccanismo sociologico innescato
addirittura da coloro che sono al governo del Paese. E che invece dovrebbero evitare il contagio e la diffusione sociale dell’odio.
Come? Evitando la vergogna
dei respingimenti. E soprattutto tenendo
la bocca chiusa.
Carlo Gambescia