venerdì 8 marzo 2019

Festa della Donna 2019
Un' ossessione dell'Occidente: 
il femminismo
  


Innanzitutto  buona Festa della Donna a tutte le principesse.  Probabilmente, questo appellativo  non piacerà a molte lettrici. Perché suona arcaico e  romantico.  Meglio ancora:  paternalistico, come si diceva di quei datori di lavoro, che non volevano trattare con i sindacati, ma solo e  direttamente  con i lavoratori,  e con la rituale mano sul cuore.

Forse sarà  pure così. Però, due  cose sono certe. 
La prima, che  il femminismo, sta al sindacalismo,  come  la guerra dei  generi (sessi, altra parola passata di moda), sta al conflitto di classe. 
La seconda,  che il costoso e oppressivo welfare state, storico punto di arrivo del sindacalismo,  sta a un futuro, altrettanto oppressivo welfare state dei diritti della donna.  Sicché, come i sindacati, hanno dettato e dettano legge, così le  “sindacaliste” del femminismo, la  stanno dettando  e   la detteranno.
Siamo duri?  No, guardiamo le cose per quello che sono: campagne mondiali come #MeToo; imposizioni dall'alto di quote,  a prescindere da merito e capacità specifiche di uomini e donne;  bollettini di guerra quotidiani sugli atti di femminicidio; rivoluzione linguistiche dall’alto, sono scelte politiche  che  confermano, che la portata sociale del femminismo è addirittura superiore a quella del sindacalismo storico. Che poi la maggioranza  delle donne non ammetta di essere femminista, non significa nulla, perché, di regola, sono le élite, nel caso in rosa,  che fanno la storia. Le masse seguono. Sempre. Anche in rosa.              
Tutto ciò, piaccia o meno,   per l’Occidente è un motivo di debolezza, perché ha un costo economico e sociale. E soprattutto alimenta le divisioni interne.  Nel 1914, davanti alla guerra il movimento operaio, scelse la patria.  Nel 2024 -  data a caso -  in caso di un conflitto  tra  l’Occidente e i suoi nemici, le donne cosa sceglieranno?  Probabilmente,  dipenderà dalla natura del nemico. Il femminismo potrebbe  appoggiare  una guerra contro Islam. Ma contro  Russia e Cina?
Attenzione, nessuno nega, come per il lavoro, che le donne, si siano trovate, per secoli, in posizione subordinata.  Di qui, come per la legislazione sociale, la giusta necessità di introdurre norme equitative e garanzie. Legislazione che era ed è nell’ottica delle rivoluzioni democratiche dell’Occidente.  Ma una cosa è l’equiparazione,   tra l’altro sul piano economico ancora lontana, anche se cresciuta, un’altra, ritenere, come  i sindacati italiani degli anni Settanta consideravano il salario, le richieste di parificazione una variabile indipendente, fino al ridicolo,  e da che cosa?  Dal buon senso.
In sé, le quote, la riforma del vocabolario, eccetera, eccetera, hanno una loro aura di  nobiltà,  ma non ne ha assolutamente il clima isterico, che prolifera intorno a ogni questione, persino la più ridicola,  che riguardi le donne. Il mettere contro uomini e donne, facilita il gioco degli estremisti,  a destra come a sinistra, dei maschi Alfa e Beta.  E soprattutto, impedisce a chi voglia pacatamente ragionare, di dire la propria. Si pensi alla natura persecutoria, anche con conseguenze da gogna  giudiziaria, di una campagna mondiale, come #MeToo.  Si è veramente toccato il fondo. Ma anche gli eccessi mediatico-tribali, non privi di  pesanti risvolti giudiziari,  che spingono le donne, soprattutto attraverso la persuasione mediatica,  a scorgere in ogni  uomo un potenziale stupratore e assassino.
Il femminismo è diventato una vera e propria ossessione dell’ Occidente. Ci  divide e instupidisce.  
Come fermare questa macchina  sociale che fabbrica miti, con pesanti  conseguenze politiche,  economiche e giudiziarie? Da un costosissimo e oppressivo welfare allo scandaloso  giustizialismo di genere?  
Indietro, come piacerebbe alla destra machista, non si può tornare, andare  avanti, soprattutto senza alcun costrutto,  potrebbe aprire  la porta a ciò che fu, nell’ambito del lavoro, il disumano e totalitario stato corporativo del fascismo e del nazismo, ma, questa volta,  con le donne in stivali a comandare e gli uomini pronti a obbedire. Altrimenti campi di sterminio.
Esageriamo? La logica  dei fenomeni sociali e storici, questo insegna.
Per contro, la ragione imporrebbe a  uomini e donne di valutare  fin dove spingersi.  Ma spesso la forza  di gravità del potere sociale, a chiunque appartenga,  tende ad abbattere qualsiasi ostacolo. Il potere è invasivo e corruttore, a prescindere dal genere o dal sesso  di  chi lo maneggi.
Tocqueville, dall'alto del suo liberalismo triste,  parlava giustamente del pericolo della tirannia delle maggioranze democratiche. Dunque non solo dei re.    
E, in questi casi,  il primo a cadere è sempre il buon senso. 



Carlo Gambescia