Festa della Donna 2019
Un' ossessione dell'Occidente:
il
femminismo
Innanzitutto buona Festa della Donna a tutte le
principesse. Probabilmente, questo appellativo
non piacerà a molte lettrici. Perché suona arcaico e romantico. Meglio ancora: paternalistico,
come si diceva di quei datori di lavoro, che non volevano trattare con i
sindacati, ma solo e direttamente con i lavoratori, e con la rituale mano sul cuore.
Forse
sarà pure così. Però, due cose sono certe.
La prima, che il
femminismo, sta al sindacalismo,
come la guerra dei generi (sessi, altra parola passata di
moda), sta al conflitto di classe.
La seconda, che il
costoso e oppressivo welfare state, storico punto di arrivo del sindacalismo, sta a
un futuro, altrettanto oppressivo welfare state dei diritti della donna. Sicché, come i sindacati, hanno dettato e
dettano legge, così le “sindacaliste”
del femminismo, la stanno dettando e la detteranno.
Siamo
duri? No, guardiamo le cose per quello
che sono: campagne mondiali come #MeToo; imposizioni dall'alto di quote, a prescindere da merito
e capacità specifiche di uomini e donne; bollettini di guerra quotidiani sugli atti di femminicidio; rivoluzione linguistiche dall’alto, sono scelte politiche che confermano, che la portata sociale del
femminismo è addirittura superiore a
quella del sindacalismo storico. Che poi la maggioranza delle donne non ammetta di essere femminista,
non significa nulla, perché, di regola, sono le élite, nel caso in rosa, che fanno la storia. Le masse seguono. Sempre. Anche in rosa.
Tutto ciò, piaccia o meno, per l’Occidente è un motivo di debolezza, perché ha un costo economico
e sociale. E soprattutto alimenta le divisioni interne. Nel 1914, davanti alla guerra il movimento
operaio, scelse la patria. Nel 2024
- data a caso - in caso di un conflitto tra l’Occidente
e i suoi nemici, le donne cosa sceglieranno? Probabilmente, dipenderà dalla natura del nemico. Il
femminismo potrebbe appoggiare una guerra contro Islam. Ma contro Russia e Cina?
Attenzione,
nessuno nega, come per il lavoro, che le donne, si siano trovate, per secoli,
in posizione subordinata. Di qui, come
per la legislazione sociale, la giusta necessità di introdurre norme
equitative e garanzie. Legislazione che era ed è nell’ottica delle rivoluzioni
democratiche dell’Occidente. Ma una cosa
è l’equiparazione, tra l’altro sul piano economico ancora
lontana, anche se cresciuta, un’altra, ritenere, come i sindacati italiani degli anni Settanta
consideravano il salario, le richieste di parificazione una variabile
indipendente, fino al ridicolo, e da che
cosa? Dal buon senso.
In sé, le quote, la riforma del vocabolario, eccetera, eccetera, hanno una loro aura di nobiltà, ma non ne ha assolutamente il clima isterico, che prolifera intorno a ogni questione, persino la più ridicola, che riguardi le donne. Il mettere contro uomini e donne, facilita il gioco degli estremisti, a destra come a sinistra, dei maschi Alfa e Beta. E soprattutto, impedisce a chi voglia pacatamente ragionare, di dire la propria. Si pensi alla natura persecutoria, anche con conseguenze da gogna giudiziaria, di una campagna mondiale, come #MeToo. Si è veramente toccato il fondo. Ma anche gli eccessi mediatico-tribali, non privi di pesanti risvolti giudiziari, che spingono le donne, soprattutto attraverso la persuasione mediatica, a scorgere in ogni uomo un potenziale stupratore e assassino.
Il femminismo è diventato una vera e propria ossessione dell’ Occidente. Ci divide e instupidisce.
Come fermare questa macchina sociale che fabbrica miti, con pesanti conseguenze politiche, economiche e giudiziarie? Da un costosissimo e oppressivo welfare allo scandaloso giustizialismo di genere?
Indietro, come piacerebbe alla destra machista, non si può tornare, andare avanti, soprattutto senza alcun costrutto, potrebbe aprire la porta a ciò che fu, nell’ambito del lavoro, il disumano e totalitario stato corporativo del fascismo e del nazismo, ma, questa volta, con le donne in stivali a comandare e gli uomini pronti a obbedire. Altrimenti campi di sterminio.
Esageriamo? La logica dei fenomeni sociali e storici, questo insegna.
Per contro, la ragione imporrebbe a uomini e donne di valutare fin dove spingersi. Ma spesso la forza di gravità del potere sociale, a chiunque appartenga, tende ad abbattere qualsiasi ostacolo. Il potere è invasivo e corruttore, a prescindere dal genere o dal sesso di chi lo maneggi.
Tocqueville, dall'alto del suo liberalismo triste, parlava giustamente del pericolo della tirannia delle maggioranze democratiche. Dunque non solo dei re.
Tocqueville, dall'alto del suo liberalismo triste, parlava giustamente del pericolo della tirannia delle maggioranze democratiche. Dunque non solo dei re.
E, in questi casi, il primo a cadere è sempre il buon senso.
Carlo Gambescia